il Fatto Quotidiano, 15 ottobre 2022
Bibi e i suoi fratelli
C’è chi lo ha definito il Joyce dell’era digitale. Magistrale nel tratteggiare, con ironia e profondità, la società contemporanea e le sue contraddizioni. Che datano, spesso, da molto lontano. Poco più che quarantenne, newyorchese di origine ebraica come altri gloriosi scrittori, Joshua Cohen è passato in Italia per presentare il suo ultimo romanzo, I Netanyahu (Codice) – premio Pulitzer 2022 per la fiction –, “dove si narra un episodio minore e in fin dei conti trascurabile nella storia di una famiglia illustre”. Siamo nell’inverno del 1959, al Corbin College, nello Stato di New York. Un professore di storia, Ruben Blum, viene incaricato di accompagnare per un weekend un controverso studioso israeliano che l’università sta soppesando: si tratta di Ben-Zion Netanyahu, sionista revisionista di destra e padre di quel Benjamin “Bibi” che qualche decennio dopo diventerà più volte primo ministro. Più che un incontro, una collisione, che terremoterà la placida esistenza americana di Ruben, obbligandolo a tornare in contatto con le sue radici ebraiche più persistenti, da cui aveva cercato a lungo di emanciparsi. Dissacrante e vertiginoso, politico nell’accezione più elevata, I Netanyahu si ispira a una vicenda autentica riferitagli dal noto critico Harold Bloom, alter ego del Ruben narrativo. “Avvincente, delizioso, spassoso, straordinario, erano anni che non usciva un romanzo così stimolante” ha scritto il New York Times. È il suo quarto libro pubblicato da Codice: il battesimo era stato, nel 2018, Un’altra occupazione, cui hanno fatto seguito l’enciclopedico Il libro dei numeri (2019) e la raccolta di racconti Quattro nuovi messaggi (2021), in cui affonda il bisturi sull’ordinaria e alienata abnormità delle nostre esistenze nell’era dell’Internet avanzato.Un romanzo storico, I Netanyahu, ambientato in un campus universitario sessant’anni fa.
Le impostazioni temporali non contano. Il qui-e-ora può essere ovunque e in qualsiasi momento: il presente diventa così più presente, nel senso di cruciale, proprio quando subisce uno spostamento.
Chi era Ben-Zion Netanyahu?
Uno storico dell’Europa tardo-medievale, in particolare del periodo delle inquisizioni nella penisola iberica. Un polemista, un sionista convinto, marito di Tzila e padre di tre ragazzi incluso il figlio di mezzo, un certo Benjamin Netanyahu.
Protagonista del libro è anche il critico letterario Bloom.
La mia voce narrante è appunto Blum, una versione alternativa di Bloom, Harold Bloom in una giornata sottosopra. Il vero Harold che amavo. Quando è morto ho scelto di adattare un aneddoto che mi aveva raccontato.
In quale modo meritano di essere conosciute le teorie di Bloom?
Le idee di Harold sulla maniera di affrontare il passato hanno arricchito il mio presente nelle loro connessioni non solo con la letteratura, ma anche con la storia, ponendoci la domanda: possiamo mai capire come e perché fraintendiamo tutto ciò che è venuto prima?.
Il suo libro ha fatto molto rumore in Israele. “Bibi” Netanyahu avrà letto il suo romanzo?
Secondo la sua testimonianza in tribunale, sì. Gli è stato chiesto sotto giuramento. Presumo che non abbia mentito. Ma io di solito penso il meglio delle persone.
E pensare che il libro era stato rifiutato dai grandi editori americani… Quale pensiero scorre nella sua mente ora che ci ha vinto il Pulitzer?
Che un giorno scriverò un libro scartato di nuovo. Però non domani.
I Netanyahu è un classico istantaneo, collegato idealmente ai massimi romanzi del Novecento. Con quali grandi scrittori è diventato un grande scrittore?
Visto che attualmente mi trovo a Venezia, le dirò: Thomas Mann.
Si aspettava questo successo e come lo “userà”?
I miei genitori sì. Ma non sono sicuro che il successo possa essere utilizzato. Piuttosto, ti usa lui.
La pace tra israeliani e palestinesi: ci crede ancora?
Non sono Rambam (Mosè Maimonide, ndr), ma citerò la sua famosa preghiera: “Credo con piena fede che ci sarà la risurrezione dei morti nel momento in cui sarà la volontà del Creatore, benedetto sia il suo nome ed esaltato sia il suo ricordo nei secoli dei secoli”.
Lei scrive con piacere e facilità o dietro le sue opere si cela una disciplina dolorosa e implacabile?
Perché non entrambi?
Che posto occupa la letteratura nel mondo contemporaneo?
Il centro del margine. O il margine del centro.