ItaliaOggi, 15 ottobre 2022
Il tedesco è più facile dell’inglese
Giorgia Meloni è allergica al tedesco, questo il titolo giovedì della Frankfurter Allgemeine con articolo di Karen Krüger. Non conosco la collega, che, però, invidio perchè da un paio d’anni è redattrice culturale a Milano del quotidiano di Francoforte. Come dire corrispondente. Frau Krüger, 47 anni, che è anche esperta della Turchia e dell’Islam, cita la biografia della nostra prima donna che sta diventando presidente del consiglio, Io sono Giorgia.
A pagina 47, la Meloni racconta il suo esame di maturità. Avrebbe dovuto sostenere l’orale in italiano, ma alla vigilia cambiarono la prova: doveva parlare di Thomas Mann e del romanzo breve Morte a Venezia, in tedesco.
Nasce da qui, ha spiegato, la sua avversione, o il suo rifiuto verso tutto quel che è deutsch, tedesco, traduco dalla traduzione, che usa Abneigung, parola che ha diverse sfumature.
Non ho letto la biografia di Giorgia Meloni, e non so quale sia il termine esatto da lei usato nel libro. Comunque, lei parla fluentemente tre lingue: francese, inglese, spagnolo, ma non il tedesco. Come mia nipote che si sta per laureare in lingue (dopo tre anni, ma continuerà). Avrebbe voluto studiarlo, mi disse, forse era una menzogna gentile verso suo nonno, ma, ha aggiunto, nella sua scuola non c’erano professori di tedesco, e neanche nei ginnasi e licei nel suo quartiere. Studiare privatamente una quarta lingua non era consigliabile.
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Il rifiuto, o allergia, per il tedesco è un problema grave, come ha scritto Frau Krüger. Si augura che il Goethe Institut possa intervenire, ma purtroppo l’istituto si trova ad agire con fondi sempre più ridotti.
La lingua tedesca, considerata difficile, crea una barriera tra noi e loro, e direi tra gli europei e la Germania, un’avversione verso la cultura, e la società tedesca.
Direi che è un problema soprattutto per i nostri politici. Oggi Enrico Letta, come ieri Walter Veltroni, guardano verso la Francia. Il francese sembra facile, ma nessuna lingua lo è. In Europa ci alleiamo sempre con i cugini francesi, che si ritengono i primi della classe, e non sopportano di averci al loro (presunto) livello. Tutti i padri d’Europa parlavano tedesco, da Robert Schuman a Paul-Henri Spaak e, ovviamente Alcide De Gasperi. Anche Charles De Gaulle. Per creare l’Europa di domani era necessario parlare la lingua dell’avversario di ieri.
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Il tedesco appare difficile all’inizio, è come imparare ad andare in bici, si continua a cadere, poi a un tratto troviamo l’equilibrio. L’inglese sembra facile, ma poi è difficilissimo imparare la fraseologia, diversa da luogo a luogo e di anno in anno. Le regole di pronuncia in Deutsch sono facili e poche, se non siamo preda dell’allergia. Ho sentito alla tv un cronista sportivo che non riusciva a pronunciare fon invece di von. Basterebbe aver letto le strisce di Sturmtruppen. È difficile orientarsi tra i generi: perchè ragazza, das Mädchen è neutro? Ma i tedeschi, al contrario di inglesi o francesi, sono gentili, vi capiscono anche se sbagliate.
Il tecnico che montava le mie zanzariere a Roma mi raccontò d’aver lavorato in un cantiere a Berlino dopo la caduta del Muro, e volle impiegare il tempo libero imparando il tedesco in un corso serale: «Volevo capire la lingua del posto dove mi trovavo». Mio nonno, professore di biologia, conosceva il tedesco. Mio padre, professore di storia del diritto, siciliano, leggeva in gotico. Fotografava antichi documenti, e da bambino vedevo apparire sulle foto che sviluppava parole e segni affascinanti e incomprensibili. Le lettere come simboli magici, il mio primo incontro con il tedesco.
Nonostante i pregiudizi, è una lingua musicale, e dolce. Anni fa, in una piscina romana, notai una giovane che leggeva un libro, già cosa rara, ed era un saggio su Hegel in tedesco. Vinsi la mia timidezza, e per la prima volta osai attaccare discorso. Così conobbi mia moglie, e scoprimmo che avevamo diversi amici in comune. Chi conosce il tedesco fa parte di una piccola comunità, una minoranza. Come i tedeschi, più numerosi, che studiano l’italiano. Lo fanno per amore.
Della nostra cultura, o di un uomo o di una donna. Il Goethe Institut dovrebbe organizzare corsi speciali per i nostri politici. E Frau Giorgia dovrebbe venire in vacanza in Germania. Cambierebbe idea.