la Repubblica, 15 ottobre 2022
Il buco in Rai e la pubblicità su Netflix
Meno 93 milioni di entrate pubblicitarie in 3 anni. La Rai teme che questa grande voragine si aprirà nel suo bilancio fra il 2023 e il 2025. E la responsabilità è anche di Netflix che sta già raccogliendo la pubblicità qui in Italia, con il supporto di Microsoft. È la pubblicità che Netflix – da questo 3 novembre – inserirà nelle sue serie tv, nei film e nei documentari.
Le inserzioni, attenzione, saranno trasmesse per i soli spettatori che sceglieranno il nuovo “Base pubblicità”. L’abbonamento costa pochi euro al mese, 5,49 in tutto. Ma in cambio di questo prezzo da saldi, il pubblico dovrà sopportare spot prima o anche durante i programmi, da 15 o 30 secondi ognuno e fino a 5 minuti per ora.
Anche se Netflix entra in punta di piedi nel mercato della pubblicità, la Rai è in allarme rosso. La televisione di Stato pensa intanto che l’abbonamento low cost da 5,49 euro al mese procurerà a Netflix milioni di nuovi clienti. La previsione è che gli abbonati alla piattaforma via Internet passeranno dai 4,9 milioni di oggi agli 8 milioni del 2025. Molti di questi nuovi abbonati, convinti da un prezzo mensile così invitante, guarderanno la pubblicità. E Netflix, forte dei tanti occhi che guardano, offrirà i suoi spot alle imprese a tariffe crescenti. Parte della pubblicità che oggi va sulla Rai, inevitabilmente travaserà su Netflix. E la “erosione” – questo il termine che usano alla tv di Stato – oscillerà da un minimo di 12 a un massimo di 65 milioni di euro (tra il 2023 e il 2025).
Alle perdite imputabili a Netflix, si sommeranno quelle effetto delle nuove regole europee sugli affollamenti. Le nuove regole Ue recepite nel nostro ordinamento attraverso il Tusmar, all’articolo 45 – hanno già imposto una stretta alla Rai. Fino a questo dicembre, la televisione pubblica – e su ogni suo canale – potrà trasmettere spot soltanto per il 7% del tempo e per il 12% di ogni ora. Questo, tra le 6 del mattino e la mezzanotte. Dal primo gennaio del 2023, il tetto del 7 (già basso) sarà ridotto al 6%.
Alla fine dei giochi, Viale Mazzini prenderà due colpi sul mento. A destra, per la concorrenza di Netflix. A sinistra, per l’ulteriore sforbiciata agli affollamenti pubblicitari che la legge dispone da questo primo gennaio. Sul bilancio della Rai, la perdita complessiva può spingersi fino a 93 milioni(nel triennio dal 2023 al 2025). La tv di Stato è consapevole che Netflix non è l’unico avversario scomodo. Sul mercato della pubblicità visiva si muove da anni You-Tube, con risultati importanti anche qui in Italia. E all’orizzonte già si intravede Disney+ che lancia un’offerta più economica e con inserzioni negli Stati Uniti, in attesa di esportarla su altri mercati.
In questo scenario, la Rai ipotizza che YouTube, Netflix, un giorno Disney+ e le altre emittenti via web possano contendere alle varie tv tradizionali fino al 70% delle loro risorse pubblicitarie. Se dunque la Rai trema, anche altri editori storici come Mediaset saranno vigili. Ed è già nell’aria che il governo Meloni, sollecitato da Forza Italia, lavorerà a una nuova legge per limitare gli spot sulle piattaforme del web.