la Repubblica, 15 ottobre 2022
Un altro ritratto di Lorenzo Fontana
Dai convegni dei neonazisti veronesi di Fortezza Europa al tifo per Putin. Dalle tirate anti-immigrati e no gender agli affondi contro la legge Mancino, la bestia nera dei neofascisti e dei razzisti. Dagli Ave Maria – ne recita 50 al giorno – alla curva sud del Bentegodi, il tempio pagano della “squadra a forma di svastica”, come la chiamano gli ultrà dell’Hellas che inneggiano a Hitler. «Sono abbonato in curva dal 1999». La Verona identitaria di Lorenzo Fontana è quella dei butèi :ultra-cattolici, ultrà. Molti di ultradestra. E in 42 anni ne ha fatta di strada ilbutèlFontana: da Quinzano e Saval – periferie popolari –, a Palazzo Montecitorio passando per Bruxelles e Strasburgo, e prima ancora palazzo Barbieri e la Gran Guardia, il potere a Verona.
«Chi difende la normalità oggi è un eroe», scrive su Facebook, da vicesindaco. Anno 2018. Prima di diventare ministro per la Famiglia accoglie l’arrivo in città del “Bus della Libertà”, già ribattezzato il «pullman omotransfobico». Il primo calco di quella architettura reazionaria e oscurantista che, un anno dopo, assumerà le forme del Congresso internazionale delle famiglie: i feti di plastica, i gay “malati”, l’aborto “omicidio”. Se la prima edizione italiana è ospitata a Verona è anche e soprattutto merito di Fontana. Cita Gilbert Keith Chesterton: «Verrà un tempo in cui le spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi d’estate». Il vecchio colore della Lega, a cui il giovane Lorenzo si iscrive sedicenne. Sono gli anni di Bossi e però la fortuna del neo presidente della Camera, il vero trampolino, sarà l’incontro e l’amicizia con Matteo Salvini (sono stati coinquilini). “Veronese e cattolico”: su Twitter si presentava così.
Ma chi è, davvero, Fontana? Mai un politico, dalla città di Giulietta, era salito così in alto. «È sempre stato un nome marginale – chiosa un leghista della prima ora –. Ma ha un talento: coltiva bene i rapporti fruttuosi». Capo dei Giovani Padani e consigliere circoscrizionale a 22 anni (zona III, quella dello stadio), nel 2007 entra in consiglio comunale come ripescato – prima giunta Tosi. È il 2009: spinto dalla Lega veneta, sbarca a Bruxelles dove resterà fino al 2018 (nel 2014, altro ripescaggio: è il primo eletto alle Europee dietro a Tosi che rinuncia). Il resto è storia recente.
Prima di fare il politico Fontana guidava il muletto all’Ente Fiera. Dopo la maturità scientifica prende tre lauree (Scienze politiche a Padova, Storia all’Università europea, filosofia all’Università pontificia San Tommaso d’Aquino Angelico) e sposa con rito tridentino una donna di Napoli. Sono gli anni in cui la Legaprende ancora di mira gli emigrati
teròn,prima di passare agli immigrati. L’uomo che oggi dice «l’Italia non deve omologarsi» e «garantirò le minoranze» fino a ieri il sostegno l’ha garantito soprattutto a chi le minoranze le ha messe sotto le scarpe. Putin, di cui è stato fan incallito e indossò la maglietta anti-sanzioni; Orbàn («grazie a lui il tasso di natalità è salito da 1,3 figli per donna a 1,6»); Marine Le Pen; gli estremisti tedeschi di Afd e i neonazisti di Alba Dorata. Gli «amici» ai quali, nel 2016, Fontana porta un saluto: «Siete dei combattenti…». Vero. Ad Atene pestavano gli immigrati e scatenavano risse in Parlamento. La Corte d’appello li ha definiti «organizzazione criminale». Il 25 aprile Fontana non festeggia la Resistenza ma San Marco. Sempre roba sua: «Restringiamo il diritto all’aborto»; «le nozze gay e la famiglia arcobaleno non esistono»; «ama il prossimo tuo, e ciò quello in tua prossimità». E ancora (2016): «Immigrazione e teoria gender mirano a cancellare il nostro popolo». C’è stato un tempo in cui la terza carica dello Stato non faceva giri di parole: «I valori da difendere sono quelli della Chiesa cattolica, altrimenti aumenterà l’islamizzazione». Ospite al primo “Festival per la Vita”, nel 2018 auspicava il ritorno a «un’Europa cristiana». Un anno prima fece molto discutere la partecipazione a Verona a un convegno organizzato dai neonazi di Fortezza Europa. Si parlava di legittima difesa. Presentatore: Emanuele Tesauro, fondatore della rock band nazionalista Hobbit (“Ho il cuore nero, me ne frego e sputo”) con tatuaggio della Rsi sul braccio. Fontana, i fascisti, non li ha mai schivati. Al Verona Family Pride 2015 ha sfilato accanto al ras di Forza Nuova Luca Castellini, tra gli assaltatori della Cgil il 9 ottobre 2021. FN e Fortezza Europa sono da sempre contro l’aborto e la legge Mancino. Un caso? Così l’integralista Fontana, quattro anni fa: «Abroghiamo la legge Mancino, che in questi anni strani si è trasformata in una sponda normativa usata dai globalisti per ammantare di antifascismo il loro razzismo anti-italiano».