Corriere della Sera, 14 ottobre 2022
La protesta cinese
Due striscioni contro il potere cinese e Xi Jinping e una colonna di fumo. Una rarissima manifestazione di protesta, isolata, si è svolta ieri a Pechino, nonostante la sorveglianza rafforzata per il XX Congresso del Partito comunista che comincia domenica. Su un ponte del terzo anello stradale che attraversa il centro della città sono stati appesi due lunghi nastri di tela bianca con scritte in rosso contro la politica Zero Covid che impone continui tamponi alla popolazione, restrizioni negli spostamenti, lockdown nonostante i contagi siano poche centinaia al giorno. «Basta tamponi, vogliamo mangiare», si leggeva su uno dei due manifesti. Ma la protesta era rivolta anche contro il sistema politico che si appresta a dare a Xi altri cinque anni di potere da segretario generale del Partito-Stato: «No a una nuova Rivoluzione culturale, vogliamo riforme; vogliano libertà, non lockdown; vogliamo votare, non la dittatura; vogliamo dignità, non menzogne; siamo cittadini, non schiavi», recitava l’altro manifesto. Una frase incitava a «deporre il traditore e dittatore Xi Jinping».
Luogo della sfida solitaria il ponte Sitong, su un incrocio molto trafficato nel distretto di Haidian, dove hanno sede diverse università di Pechino. Molti passanti hanno ripreso la scena con i telefonini e hanno rilanciato la protesta sul web. Le tracce della contestazione sono state subito cancellate dalla polizia, che ha arrestato un uomo che aveva acceso un falò sul ponte per richiamare l’attenzione. Sul web cinese poche ore dopo le ricerche con «Ponte Sitong» non davano più alcun risultato. Anche gli hashtag contenenti Haidian e persino Pechino erano stati ripuliti da ogni accenno all’episodio. La censura non poteva tollerare che circolasse l’hashtag #HaidianPiccolaScintilla, riferimento a una frase rivoluzionaria dei tempi di Mao. «Una piccola scintilla può incendiare la prateria».