Corriere della Sera, 14 ottobre 2022
L’Onu e il «ricatto» di Mazepin
Questa è la storia di una trattativa internazionale intessuta di ambiguità, di ricatto morale, una prova di forza che porta il volto e il nome di un uomo ben noto in Italia: Dmitri Mazepin, 54 anni, una fortuna stimata da Forbes in circa un miliardo di dollari e una proprietà da 105 milioni di euro in Costa Smeralda – la cosiddetta Rock Ram villa – condivisa con il figlio pilota di Formula 1 Nikita e sequestrata con le prime sanzioni europee dopo l’invasione dell’Ucraina.
Nikita non ha resistito molto ai crimini dell’esercito russo: la Haas, la sua scuderia, l’ha licenziato in marzo quando l’Unione europea l’ha messo sotto sanzioni. Anche Mazepin padre è sottoposto alle misure di Bruxelles, eppure oggi è potenzialmente il maggiore beneficiario di una trattativa riservata fra Nazioni Unite, Russia e Ucraina attraverso la quale il Cremlino vuole far rimangiare agli europei le loro decisioni. Grazie a Mazepin e alle risorse che questi di fatto controlla, Vladimir Putin spera di mostrare al mondo che le sanzioni europee sono responsabili della fame in Africa, dunque da ritirare. Di sicuro Mazepin senior, oligarca in Russia e oligopolista nel mondo del settore dei fertilizzanti, è una pedina in mano al dittatore: questi lo ha ricevuto al Cremlino poco prima dell’aggressione a Kiev, indicandogli dove fissare i prezzi dei fertilizzanti, quindi lo ha convocato con altri 37 oligarchi al Cremlino nel giorno dell’invasione.
L’ammoniaca
Il ruolo di Mazepin ruota attorno a Togliatti Azot (ToAz), l’azienda di Togliatti, nella regione russa di Samara, maggior produttore mondiale di ammoniaca. Questo composto dell’azoto è un ingrediente di base dei fertilizzanti e prima della guerra ToAz ne esportava 2 milioni di tonnellate l’anno, per un fatturato da circa 2,4 miliardi. La chiave della trattativa in corso – porzione ancora incompiuta degli accordi sull’export di grano da Odessa – riguarda la rotta dell’ammoniaca di Togliatti. Dall’epoca sovietica fino allo scoppio della guerra otto mesi fa, l’ammoniaca viaggiava verso sud-est lungo una conduttura di 2.418 chilometri che per oltre mille attraversa l’Ucraina dal confine russo a Odessa. Da lì il fertilizzante raggiungeva via nave il resto del mondo, fino all’invasione del 24 febbraio.
In campo l’Onu
Adesso l’Onu, con il coinvolgimento del segretario generale Antonio Guterres, media fra Mosca e Kiev per riaprire la rotta dell’ammoniaca. Non è un caso se Mazepin non è stato messo sotto sanzioni dagli Stati Uniti. L’obiettivo della trattativa sotterranea è aumentare l’offerta e far scendere il prezzo internazionale dei fertilizzanti – esploso con la guerra – in modo da mitigare la crisi alimentare in Africa. «Fare arrivare l’ammoniaca nel mondo è la nostra priorità», ha detto una settimana fa Amir Abdulla, coordinatore dell’Onu per la cosiddetta «Black Sea Grain Initiative» (i negoziati per la riapertura del porto di Odessa). In sostanza si tratta di far accettare a Kiev che Mazepin, una pedina di Putin, torni a fatturare miliardi per sé e per il regime russo attraverso il territorio ucraino in nome della lotta alla fame nel mondo.
Le condizioni di Kiev
Volodymyr Zelensky non sta alzando un muro, ma pone condizioni. Il 16 settembre il leader ucraino ha detto a Reuters: «Accetterei solo in cambio dei nostri prigionieri». Per lasciar passare l’ammoniaca di Mazepin, Zelensky rivuole gli uomini presi dai russi a Mariupol e anche quelli catturati durante le recenti controffensive del Donbass. Li rivuole tutti. Dal Cremlino è arrivato un rifiuto attraverso il portavoce Dmitri Peskov: «Le persone e l’ammoniaca sono per caso la stessa cosa?».
Il gioco di Mosca
Ma l’obiettivo di Mosca è più sottile e le implicazioni sono anche più perverse di come appare. Il Cremlino intende stabilire il precedente che sono inique e vanno scardinate tutte le sanzioni europee su prodotti legati al cibo e all’alimentazione. Indirettamente tende anche a legittimare la posizione, molto discussa, di Mazepin. L’oligarca non possedeva ToAz da tempo, ne ha preso il controllo con un raid appena tre mesi prima della guerra. I precedenti soci di controllo britannici, la cordata Bkit, lamenta che i loro rappresentanti sono stati bloccati dalle forze speciali di polizia russa, gli Omon, all’ingresso dell’assemblea dei soci che ha votato la loro esclusione dagli organi societari in loro assenza. Contro il raid su ToAz è aperto un ricorso al tribunale di Dublino. Ma intanto, da quando è sotto sanzioni, Mazepin ha formalmente trasferito il controllo del gruppo a due stretti alleati. Ora si prepara a raccogliere i frutti del negoziato dell’Onu.