la Repubblica, 14 ottobre 2022
Quando rubarono l’atomica di Hitler
La resa incondizionata della Germania nazista chiude il secondo conflitto mondiale in Europa. Un principio che si afferma nel 1945 in risposta alla pericolosa minaccia di violenza e distruzione che aveva mosso le politiche del Terzo Reich dalla seconda metà degli anni Trenta del Novecento. La sconfitta del disegno hitleriano presenta diverse connotazioni: i responsi dei teatri di guerra nella mobilitazione della controffensiva alleata; i progetti di riorganizzazione pacifica del mondo del dopoguerra; le iniziative meno evidenti legate al protagonismo di tanti, di chi si muove nell’ombra per evitare scenari peggiori. Com’è noto non si fa la storia con gli interrogativi capovolti. Cosa sarebbe successo se la Germania fosse stata in possesso della bomba atomica? O ancora, per riprende un celebre romanzo di Philip Roth (Il complotto contro l’America, Einaudi, 2004), come sarebbe andata a finire la guerra se gli Stati Uniti avessero scelto l’alleanza con Hitler, i valori di riferimento dell’uomo nuovo nazista, invece di impegnarsi nella costruzione dell’alleanza delle Nazioni Unite?
Domande che restano sulla carta, talvolta aiutano a definire un nuovo campo di indagini stimolando una pista di ricerca inedita. Così è stato per una delle operazioni più complesse e drammatiche della guerra: il tentativo di mettere un freno alle capacità degli scienziati tedeschi di mettere a punto un ordigno nucleare. Una storia di avventure, competenze e rischi affidata a un volume che ha ricostruito il percorso della squadra speciale “Unità Alsos” ingaggiata attorno a un unico obiettivo cruciale: fermare gli scienziati e il cammino della bomba atomica nazista (Sam Kean, La brigata dei bastardi. La vera storia degli scienziati e delle spie che sabotarono la bomba atomica nazista,Adelphi). L’autore è un fisico, amante della letteratura che si muove seguendo la cronologia di quegli anni, dalle premesse dei primi articoli scientifici premonitori allo scoppio delle ostilità con l’invasione della Polonia nell’autunno 1939. Un tracciato con scansioni di anni o bienni che compongono i diversi capitoli del libro. Una lettura su due piani in dialogo continuo tra loro: la storia della guerra totale che scorre sullo sfondo mentre in primo piano si muovono le forze animate dall’obiettivo nascosto di evitare il peggio, togliere al nemico una possibilità di distruzione sconosciuta e incontrollabile.
Il volume è soprattutto un’attenta e appassionata costruzione tra i due piani: i rapporti di forza tra i contendenti e i movimenti del gruppo dei “bastardi”. «L’elemento trainante è la scienza, non c’è dubbio, ma a svolgere un ruolo centrale sono le donne e gli uomini straordinari che si fecero carico dell’impresa, pronti a usare ogni mezzo – spionaggio, sabotaggio, inganno, persino l’assassinio – per portarla a compimento». Una trama che alterna colpi di scena e contesti differenti, la brigata è molto meno coesa di quanto non si possa immaginare. Un insieme eterogeneo tenuto insieme dalla posta in palio, dalla assoluta rilevanza dell’obiettivo comune: scienziati,militari, giocatori di baseball, nuclei d’intelligence. Le biografie accostate compongono uno strano mosaico, talvolta coerente altre volte sfuggente e misterioso, talvolta confuso. I nomi alla fine del volume (“I personaggi del libro” e il ricco indice analitico conclusivo) aiutano a mantenere il quadro della narrazione, il filo di un itinerario comune. «Indipendentemente dal tipo di storia, sono i personaggi a coinvolgerci, e qui ce ne sono di straordinari: filibustieri e premi Nobel, capi di stato e stelline di Hollywood, uomini di grande tempra e di vergognosa debolezza. Ma soprattutto esseri umani, catapultati in situazioni che rivelano il loro lato migliore ma anche quello peggiore». In tale impostazione troviamo la cifra più ricca di pagine sostenute da un’ampia ricerca tra documenti d’archivio, testimonianze, tracce di un passato dimenticato: le ambiguità e le contraddizioni che attraversano protagonisti e coalizioni contrapposte.
La sfida del controllo sulla scienza, il rifiuto di ogni pretestuosa neutralità, attraversa il conflitto, lo rende per molti versi un tornante del secolo e dei suoi significati più profondi: «La fissione fu una delle scoperte decisive del ventesimo secolo, ma lo fu dal punto di vista sociale quanto scientifico. Nel loro tentativo disperato di tenere la Bomba fuori dalla portata di un pazzo, gli scienziati in campo alleato avallarono altre pazzie: i raid per distruggere le scorte d’acqua pesante, i tentativi di assassinio, la paranoia del dentifricio radioattivo, per non parlare ovviamente di Hiroshima e Nagasaki. In ogni mossa, le donne e gli uomini coinvolti pensavano di essere nel giusto. Ma spezzando l’atomo, avevano lacerato anche il mondo».