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 2022  ottobre 14 Venerdì calendario

CI POSSIAMO PERMETTERE IL FILORUSSO LORENZO FONTANA COME TERZA CARICA DELLO STATO? – IL PROBABILE PRESIDENTE DELLA CAMERA, OLTRE A ESSERE UN ANTI ABORTISTA CONVINTO, HA UN LUNGO CURRICULUM DI POSIZIONI FILO-RUSSE. NEL 2014, DOPO L'ANNESSIONE DELLA CRIMEA, PARLO' DI UE “CATTIVA CHE NON CAPISCE LA VOLONTÀ DI UN POPOLO!" E FINO A DIECI GIORNI PRIMA DELL’INVASIONE DELL’UCRAINA DICEVA DI “FARE ATTENZIONE” ALLE SANZIONI – HA ELOGIATO BREXIT E TRUMP, E NEL 2017 ERA “CONTRO L’EUROPA DELLA MASSONERIA, DEI SOROS, DELLA GRANDE FINANZA” - LA SPARATA "CON LE UNIONI GAY VOGLIONO DOMINARCI", LE 50 AVE MARIE AL GIORNO, L'OSTILITÀ ALLA SOCIETÀ MULTICULTURALE E IL TIFO PER IL VERONA 

Dal profilo Twitter di Fabio Chiusi Sul candidato presidente della Camera delle destre, Lorenzo Fontana, ho ripercorso un po' di lanci di agenzia degli ultimi anni.

Sulla Russia, prima di febbraio, sembra di leggere un manuale di propaganda del Cremlino.

2014: l'UE cattiva non capisce "la volontà di un popolo", che "sente di essere tornato alla casa madre". Stesso anno: Fontana viene invitato come "osservatore" del referendum in Crimea

2016: Strasburgo, NATO e governo italiano -- non Putin! -- giocano alla guerra 2018: "via le sanzioni alla Russia!" 2019: "via le sanzioni alla Russia!" Ancora dieci giorni prima dell'invasione criminale di Putin, Fontana parlava di "fare attenzione" alle sanzioni, e invitava a mediare per evitare un conflitto che a suo dire non voleva nessuno

Negli anni, poi, Fontana ha inteso la Lega come "cerniera tra Trump e Putin". Ha elogiato gli estremisti di destra tedeschi dell'AFD, interpreti di una "esigenza di un ideale identitario" (chi vi ricorda?)

Ha elogiato Brexit come "inizio di una nuova epoca", contro "l'incubo dell'Unione Europea" Ha elogiato Trump, nel giorno del suo insediamento, come modello anti-globalista (sappiamo come è finita: con l'assalto al Campidoglio) Anzi, dall'eversore-in-chief Trump l'Europa "ha tanto da imparare", diceva la futura terza carica dello Stato

Nel 2017, Fontana poi metteva in dubbio future alleanze con Forza Italia e si diceva "contro l'Europa della massoneria, dei Soros, della grande finanza" e, ovviamente, dell'"invasione islamica"



E questo per limitarsi alla geopolitica, senza parlare delle petizioni contro gli "spettacoli gender", i no al "museo islamico", e l'idea che "il primo diritto" sia "nascere". È adatta alla presidenza della Camera una persona simile?



Giudicatelo voi.

2 - LORENZO FONTANA CANDIDATO ALLA PRESIDENZA DELLA CAMERA: CHI È L'ULTRÀ CATTOLICO ENTUSIASTA DI PUTIN E ORBAN Estratto dell'articolo di Concetto Vecchio per www.repubblica.it

Lorenzo Fontana recita cinquanta Ave Maria ogni giorno. Sui social posta foto di santi e madonne. È «per restringere il diritto all’aborto». Contro le nozze gay («Non esistono!»). Avversario dell’eutanasia.

Ostile alla società multiculturale («Ama il prossimo tuo, cioè quello in tua prossimità»). Si è fatto sposare con rito tridentino da un prete tradizionalista, Wilmar Pavesi.

È stato il padrino del famoso convegno sulla famiglia a Verona, la sua città, nel 2019. Su Twitter fino a poco tempo fa si definiva «veronese e cattolico». Cattolico ultrà, ma anche dell’Hellas Verona, per la cui fede dal 1999 rinnova l’abbonamento in curva con i butei. Ma è stato a lungo anche un incallito tifoso di Putin. Si fece fotografare con la maglietta anti sanzioni, prefigurava la Lega «partito cerniera» tra Trump e il Cremlino, ne elogiava il sistema dei valori; poi dopo la guerra ha cautamente rettificato la sua ammirazione.

È intatta quella per Orbàn: «Grazie a lui il tasso di natalità è salito da 1,3 figli per donna a 1,6». E per Marine Le Pen. Fu lui a portare il Carroccio nel gruppo euroscettico, Enf. Si è vantato di festeggiare San Marco e non la Resistenza il 25 aprile. Ha elogiato la Brexit, tessuto il filo con gli estremisti tedeschi dell’Afd e mandato saluti «agli amici» di Alba Dorata in Grecia. Forse oggi Lorenzo Fontana sarà il nuovo presidente della Camera.

[...] Ha 42 anni ed è il Sancho Panza di Matteo Salvini, che è stato suo testimone di nozze. Si sono conosciuti alla fine degli anni Novanta a Radio Padania. «Ero parte della cantera, con Paolo Grimoldi, Eugenio Zoffoli, Alessandro Giglio Vigna, Edoardo Rixi». Attualmente è vicesegretario della Lega e deputato, eletto all’uninominale in Veneto. Da vicino appare bonario, cortese, come intimidito dalla ribalta: «Quando andiamo a messa mia moglie si mette al primo banco, io all’ultimo».

Del resto ha fatto un carrierone senza alzare mai la voce. A 22 anni era capo dei Giovani padani, a 27 consigliere comunale, a 29 europarlamentare, a 38 vicepresidente della Camera per due mesi e poi ministro alla Famiglia (giugno 2018-luglio 2019). Lei è napoletana, figlia di imprenditori, lavora all’Europarlamento, hanno una figlia, la famiglia è a Bruxelles. «Con mio cognato, tifoso del Napoli, parliamo di tutto, ma mai di calcio». 

[...] Negli anni del salvinismo ha suonato la grancassa contro gli immigrati, ma viene da una famiglia di emigrati. La madre a 17 anni cercò fortuna in Svizzera. Alcuni zii hanno lavorato in miniera in Australia, altri in Francia. È cresciuto in una casa popolare al Saval, lo stesso quartiere di Massimiliano Fedriga, il governatore del Friuli.

I genitori furono assunti in ospedale come addetti alle pulizie, poi la mamma ha fatto l’ infermiera, il papà il tecnico. «I primissimi anni vivevamo a Quinzano, dove sono nato, in tutta la corte c’era un solo cesso». I suoi erano democristiani, prima di convertirsi al leghismo con Bossi, ieri Fontana ha scortato in Transatlantico il Senatur. 

[...]  Prese la sua prima tessera a sedici anni. Dopo lo scientifico, ha conseguito tre lauree, in scienze politiche a Padova, in storia all’Università Europea, in filosofia all’Università pontificia San Tommaso d’Aquino Angelico. «Il primo anno ero studente-lavoratore, magazziniere all’Ente fiera in uno scantinato: non vedevo mai la luce».  I progressisti italiani avevano tirato un sospiro di sollievo per la mancata elezione di Simone Pillon. Si ritrovano un integralista già putiniano sulla poltrona più alta di Montecitorio