Corriere della Sera, 13 ottobre 2022
Il ritorno di Berlusconi in Senato dopo 9 anni
«Eh già, sembrava la fine del mondo, ma sono ancora qua, ci vuole abilità», cantava Vasco Rossi e forse Silvio Berlusconi ha quei versi nella testa mentre scrive il suo nome in calce al modulo che lo riporta con burocratica solennità in Parlamento. «Eccomi di nuovo al Senato», posta la foto sui social. L’attesa è stata lunga. Il senatore ritrovato resta convinto «di aver subito dei torti», ma lo stato d’animo «non è rivalsa» perché si sente «risarcito dall’affetto e dal consenso degli italiani».
Il rito della registrazione si consuma in fretta. Gli chiedono di scegliere un primo piano per il «facciario» di Palazzo Madama e lui, che a 86 anni non ha perso un briciolo di vanità, sceglie una foto di due lustri addietro. Lo scatto della registrazione a porte chiuse fa presto notizia. Il leader di Forza Italia, accolto dalla capogruppo uscente e aspirante ministra Annamaria Bernini, non porta al dito la fede del non-matrimonio con Marta Fascina – diranno i suoi che la teneva in tasca – e sfoggia giacca blu e camicia in tinta. Niente doppiopetto. E niente cravatta.
Il leader che usava la striscia di stoffa firmata Marinella come un’arma di seduzione e convinzione politica, tanto da farne dono a Putin come a Bush, ha scelto per il gran ritorno un outfit descamisado. I fotografi scattano, la stampa s’interroga. Eppure non è trascuratezza, né un voluto oltraggio alle severe leggi del cerimoniale del Senato che impongono l’accessorio di stoffa a tutti gli uomini che varcano il portone. Il look scravattato è una citazione del giorno più buio, il 27 novembre 2013. Le senatrici berlusconiane sono vestite a lutto, i grillini gridano ogni insulto possibile (il più garbato è «delinquente abituale»), un paio di big di centrodestra se la prendono con i presidenti a vita. E alle 17.43, dopo otto ore di battaglia, il presidente Pietro Grasso annuncia con voce asettica che l’Aula ha votato sì alla decadenza di Silvio Berlusconi. Un chilometro più in là l’ex presidente, condannato in via definitiva per frode fiscale e disarcionato dalla legge Severino, è già lontano dal suo scranno. Si è tolto la cravatta e sta arringando la folla davanti a Palazzo Grazioli. Attacca i magistrati che lo hanno interdetto per sei anni dalla vita pubblica, grida all’«omicidio politico» e intanto progetta il ritorno: «I nemici mi descrivono come un vecchietto spompato, ma io non muoio neanche se mi uccidono».
Nove anni dopo, Berlusconi scende dall’auto blu e torna tra i velluti rossi e gli stucchi d’oro. L’umiliazione dell’incandidabilità è lontana. Ha scontato un anno ai servizi sociali, è stato riabilitato dal Tribunale di Milano, ha conquistato uno scranno alle Europee del 2019 con mezzo milione di preferenze. Per qualche settimana ha accarezzato il Quirinale, «il sogno di bambino». E quando ha dovuto arrendersi alla dura lex del pallottoliere si è sfilato con qualche nobiltà: «Ho deciso di compiere un altro passo sulla strada della responsabilità nazionale».
È il 2022, il suo antico amico Putin ha invaso l’Ucraina. Berlusconi ha 85 anni suonati eppure non molla di un millimetro. Frena la corsa di Mario Draghi verso il Colle più alto, contribuisce a tirar giù il governo di unità nazionale dopo averlo sostenuto, si butta in campagna elettorale e – sorpresa – sbarca sul social più amato dai ragazzini delle medie: «Tik, Tok e Tak, dove Tak sono io». Pimpante e seduttivo («sono più bello di Letta»), tanto da far dire alla storica fan Iva Zanicchi che «sexy come Silvio Berlusconi non ce n’è», nonostante l’età veneranda ha ancora «quel fascino che nessuno gli può togliere».
Un saliscendi da infarto di trionfi e processi, leggi ad personam e furibonde polemiche, infatuazioni e disamori collettivi. La politica gli ha dato tanto e quel che gli ha tolto Berlusconi se lo è ripreso. Negli ultimi due mesi abbiamo visto il quattro volte premier spuntare tra rockstar e influencer, catturare a mano nuda un grosso insetto che gli ronzava sulla fronte («Sono ancora in gamba!»), ricordare di aver fatto del Milan «la squadra più forte del mondo». A settembre, per i suoi 86 anni, eccolo assiso su una panchina nel parco a rimirare una mongolfiera gialla con lo striscione della sua compagna: «Buon compleanno amore – ti amo – Marta». Eccolo che presenta ai follower il figlio del cane Dudù, «via di mezzo tra angelo e bambino». Intanto, la coalizione da lui fondata nel ‘94 scivolava a destra e gli italiani sceglievano «Giorgia». Fu lui a volerla ministro a 34 anni, la più giovane della storia repubblicana. Ed è lei adesso a fargli saltare i nervi, perché si ostina a non volere al governo la sua ombra politica, Licia Ronzulli. È solo l’inizio, un nuovo inizio. La leggenda di «Re Silvio», iniziata nel 1994, continua.