Corriere della Sera, 13 ottobre 2022
Biografia di Ignazio La Russa
Fino all’ultimo il candidato più forte per la presidenza del Senato, che sarà proclamato dalla senatrice a vita Liliana Segre, è Ignazio La Russa. Anche se lui si è sempre schermito: «Vedremo. Farò ciò che servirà. Mi piacerebbe fare qualcosa che non ho mai fatto». E al Senato è arrivato fino alla vicepresidenza.
Classe 1947, sposato, tre figli (Geronimo, Lorenzo Cochis, Leonardo Apache), innamorato delle due nipotine, Agnese e Anita, della Sicilia dove è nato (a Paternò), dell’Inter, dei libri di fantascienza e dei cani (ne ha avuti tanti, da Schranz, il pastore tedesco che, dice, «abbaiava ai compagni»). Penalista (difese le parti civili nel processo per l’omicidio di Sergio Ramelli), ha attraversato 50 anni di storia della destra e poi del centrodestra: dal Fronte della Gioventù a Fratelli d’Italia, fondato con Giorgia Meloni e Crosetto nel 2012. Alla Camera dal ‘92 con l’Msi, c’era a Fiuggi, quando Gianfranco Fini fondò An; nel ‘96 quando si unirono con Fi nel Pdl divenne vicepresidente della Camera e nel governo Berlusconi IV come ministro della Difesa. Voce e ironia graffiante, La Russa è stato bersaglio di polemiche da sinistra. Per le sue idee: dal «sì» al crocifisso a scuola, al «no» alle adozioni gay. Ma soprattutto per il sospetto di criptofascismo, sollevato anche dopo il video del Corriere che lo ritraeva in casa con la sua collezione di busti di Mussolini. Lui ha risposto spesso con battute e provocazioni. Come il post sul Covid: «Contro il contagio saluto romano». Ma assicura: «I conti col passato li facemmo già a Fiuggi. A noi fanno sempre le analisi del sangue. In FdI non c’è spazio per i nostalgici».