La Stampa, 12 ottobre 2022
Lo sboom dei Bitcoin
A maggio, quando il Bitcoin scese due volte nella stessa settimana sotto la soglia psicologica dei 30mila dollari, in tanti hanno iniziato a suonare il de profundis per la criptovaluta. Ora, nonostante l’annuncio di Google di accettare il pagamento di servizi cloud tramite Coinbase, le quotazioni sono stabilmente sotto quota 20mila dollari, gli esperti parlando di “grande freddo”. Dallo scorso novembre a oggi 2.000 miliardi di dollari si sono volatilizzati e ora il Financial stability board (Fsb), lo speciale organismo di vigilanza finanziaria su scala globale, chiede più regole e maggiori accantonamenti per le società del settore. «Le vulnerabilità sono troppe», ha spiegato ieri il numero uno del Fsb e presidente della banca nazionale olandese, Klaas Knot. Il rischio, per famiglie e imprese, è esporsi a perdite copiose.
Il collasso
Da poco più di 3.000 miliardi di dollari a 943 in un solo anno. Il collasso delle valute digitali è al centro dell’attenzione dei regolatori finanziari e delle istituzioni economiche. Dal Fsb al Fondo monetario internazionale (Fmi), passando per la Banca centrale europea (Bce), continuano gli avvertimenti agli operatori. Vivido è il ricordo del scoppio della bolla intorno a Terra, una delle più note stablecoin, un tipo di criptodivisa ancorato a valute reali come il dollaro o ad asset reali. «Le preoccupazioni per i pericoli che rappresentano per la stabilità finanziaria rischiano quindi di tornare alla ribalta prima piuttosto che dopo», ha affermato Knot in una lettera ai ministri delle Finanze del G20 riuniti a Washington questa settimana. «Diversi prestatori di criptovalute sono falliti durante le recenti turbolenze del mercato a causa della vulnerabilità al ritiro dei fondi (versati dagli utenti, ndr), della scarsa capitalizzazione, delle esposizioni concentrate a entità rischiose, così come alla negoziazione e delle iniziative imprenditoriali troppo pericolose», ha fatto notare il Fsb. Perentoria la raccomandazione a introdurre le prime regole globali per gli emittenti di divise virtuali.
Gli investimenti
C’è però da sottolineare come la volatilità su Bitcoin e i sui fratelli si sia drasticamente ridotta nell’ultimo anno, a conferma di come le cripto non siano più avulse dagli investimenti tradizionali: reagiscono agli indicatori che arrivano dal mercato, ampliando in un senso o nell’altro la magnitudo del movimento. D’altra parta come ha osservato diverse volte Valeria Portale, direttrice dell’Osservatorio Blockchain del Politecnico di Milano, «anche la quotazione di Coinbase sul Nasdaq e la correlazione tra il titolo e il listino tecnologico» confermano una normalizzazione della moneta virtuale.
Eppure le nubi intorno alle valute digitali si addensano con velocità e la scorsa settimana anche la Federal Reserve ha alzato i toni, mettendo in guardia investitori e famiglie sui rischi legati al settore. «C’è una significativa urgenza a una regolazione puntuale sulle criptovalute», ha sottolineato il presidente Jerome Powell. «La pressione regolamentare, nella misura in cui non sia pregiudizialmente persecutoria, è benvenuta. Per tutelare gli investitori serve un quadro chiaro in cui possano operare attori affidabili», dice Ferdinando Ametrano, Ceo di CheckSig e docente all’Università Milano-Bicocca e all’Essec parigina.
C’è un dato che non passa sottotraccia: negli anni, il Bitcoin ha sempre segnato minimi più alti rispetto ai dodici mesi precedenti. Nel 2022, invece, la criptovaluta ha toccato un punto più basso rispetto al 2021: 18mila dollari contro i precedenti 26mila.