Corriere della Sera, 12 ottobre 2022
Formigoni insegnerà alle suore straniere
«Contento e soddisfatto» Roberto Formigoni lo è davvero ora che a 75 anni riguadagna parte della sua libertà ottenendo l’affidamento ai servizi sociali dopo più di tre anni e mezzo di detenzione. Se gli si chiede se pensa di tornare in politica prima o poi, risponde che al momento guarda solo al futuro prossimo venturo, al volontariato che ha chiesto di svolgere insegnando italiano alle suore straniere del Piccolo Cottolengo Don Orione di Milano per gli ultimi 17 mesi di pena da scontare dei 5 anni e 10 mesi che ha subito con la condanna per corruzione nella vicenda Maugeri.
«Mi lasci ragionare, devo anzitutto riferirmi all’assistente sociale» dice con tutta la cautela di chi non sa ancora come muoversi e se potrà andare davvero dalle suore. Cosa può fare o no glielo hanno messo nero su bianco i giudici del Tribunale di Sorveglianza nelle prescrizioni che, come tutti gli altri affidati, dovrà rispettare fino all’espiazione della pena fissata al 23 marzo 2024, ma che arriverà prima con lo sconto per buona condotta. Fino ad allora, Roberto Formigoni potrà stare fuori casa solo dalle 7 del mattino alle 23 per andare al Don Orione restando sempre nel territorio della Lombardia; potrà uscire la notte solo per «comprovate gravi necessità» dopo aver avvisato le forze dell’ordine; dovrà tenere una «condotta conforme alle regole di civile convivenza», non potrà fare uso di droghe o frequentare senza una adeguata ragione «pregiudicati, tossicodipendenti/alcoldipendenti» e «comunque persone che lo espongano al rischio di commissione di reati». Il che ha il sapore beffardo del contrappasso per l’ex potente ed ossequiato presidente della Regione Lombardia, l’uomo che un tempo sembrò perfino in grado contendere la leadership del centrodestra a Silvio Berlusconi,
Dopo 5 mesi nel carcere di Bollate, a luglio 2019 Formigoni aveva ottenuto la detenzione domiciliare e nell’ottobre 2020, quando restavano meno di 4 anni di pena, aveva chiesto l’affidamento per istruire le suore straniere che assistono gli anziani disabili ricoverati al Don Orione aiutando le poche consorelle italiane rimaste per la crisi delle vocazioni. Per la pandemia, la quantità dei procedimenti, la carenza di magistrati e personale amministrativo, i giudici hanno potuto esaminare la sua richiesta dopo quelle dei tantissimi detenuti che erano ancora in cella pur avendo diritto all’affidamento. Lui, che comunque ha usufruito di molti permessi, non recrimina affatto: «Quello che doveva avvenire è avvenuto».
Nel provvedimento di concessione il Tribunale presieduto da Giovanna Di Rosa sottolinea come, seppure non abbia mai ammesso gli addebiti che lo hanno portato alla condanna, l’ex governatore ha comunque «accettato la sentenza e la sanzione». Formigoni è d’accordo: «Quello che mi ha fatto soffrire è la condanna, ma poi ho accettato ciò che mi è capitato. Ho vissuto i 5 mesi di carcere come un periodo di penitenza, in cui ci sono stati momenti belli e brutti, conformandomi alle prescrizioni come ho poi fatto ai domiciliari». Come li ha trascorsi? «Letture, studio, tantissimi incontri, sempre autorizzati e attenendomi alle regole. Ho scritto un libro che ha avuto un certo successo e scrivendo articoli, perché dopo 36 anni di politica ho dovuto anche pensare al mio mantenimento inventandomi un nuovo lavoro». Secondo i giudici, ai domiciliari ha compiuto una positiva «revisione critica» senza mai commettere violazioni, il che fa ritenere che il «percorso di recupero e reinserimento sociale» possa completarsi in affidamento ai servizi. E dopo? Formigoni ci pensa. Un attimo solo: «Si guarda sempre avanti per costruire il futuro».