2 settembre 2022
Tags : Paolo Cirino Pomicino
Biografia di Paolo Cirino Pomicino
Paolo Cirino Pomicino, nato a Napoli il 3 settembre 1939 (83 anni). Medico (specializzato in malattie nervose e mentali). Politico. Eletto alla Camera nel 1976, 1979, 1983, 1987, 1992 con la Dc (corrente andreottiana), nel 2006 con Democrazia cristiana e Partito socialista - Nuovo Psi (presidente del gruppo, fino al 2008). Nel 2004 era entrato al Parlamento europeo, aveva poi preferito Roma. Ministro per la Funzione Pubblica nel governo De Mita (1988-89), ministro del Bilancio nell’Andreotti VI e VIII (1989-92). Negli anni 1983-1987 mitico presidente della commissione Bilancio della Camera (trasformata, secondo i suoi detrattori, in uno sportello per questuanti). Nel 2008 non fu ricandidato e nel 2010 aderì all’Udc, divenendone dirigente. A fine 2012 lo si è visto al XIX congresso della rinata Dc (segretario Gianni Fontana) • Nel 2019, in occasione delle elezioni europee, ha dato il suo sostegno al Pd. «Il consenso si conquista promettendo moltissimo e mantenendo sempre, ma con il contagocce».
Vita «Sono nato il 3 settembre 1939, alle 7 del mattino. Alle 11 la Gran Bretagna dichiarò guerra alla Germania di Hitler e alle 17 la Francia fece altrettanto. Nato sotto le bombe. Ma fin da subito c’ era il segno della Provvidenza. Perché il mio arrivo consentì a mio padre di non essere chiamato al fronte in quanto padre di cinque figli. In quegli anni bisognava saper scegliere i nascondigli giusti per ripararsi dalle bombe, ma anche saper combattere per sopravvivere e riacquistare la libertà. La famiglia numerosa è stata una grande scuola di tolleranza. Alla scuola vera ci andai a 5 anni. Ho fatto tutti gli studi dai Fratelli delle scuole cristiane» (a Maurizio Caverzan) • «Eravamo sette fratelli. Una grande famiglia, dove ho imparato la tolleranza. Sette fratelli e sei idee politiche. Per dire: Mariano era fascista, voleva andare a Salò, Francesco per l’Uomo Qualunque, Bruno, eh... Bruno era comunista, io democristiano. Li ho persi tutti e tre, i miei fratelli» • «Mia madre era una donna di grande fede. Quando mio fratello Mariano, secondogenito, morì a 33 anni, e le diedi la notizia, rivolgendosi a un quadro della Madonna di Pompei, disse piangendo: “Non ti capisco, ma te lo affido”. Quella testimonianza ci ha accompagnato in tanti altri momenti tragici» (a Caverzan) • «Nella sua prima vita era un democristiano di successo. Sconfiggeva il grande Gava a Napoli e combatteva con audacia lo strapotere di De Mita. Alla fine era diventato un ministro autorevole ed ascoltato. Nella seconda vita venne massacrato da Mani Pulite e dintorni [...] Nella terza vita, la resurrezione. Opinionista di successo, best seller in libreria, mondanità e nuovo potere politico. “C’è anche un’altra vita, la prima”, ricorda Paolo Cirino Pomicino. “È una vita di cui vado orgoglioso: ero una persona seria e facevo il neurochirurgo al Cardarelli di Napoli” (Claudio Sabelli Fioretti) • Eretto da avversari politici e giornali a simbolo della stagione di Mani pulite e cioè a incarnazione del democristiano della Prima Repubblica, trafficone e corrotto (’o Ministro). Complici dell’identificazione un sorriso troppo frequente e troppo largo, un eloquio veloce e napoletano, e anche le vignette di Forattini che lo hanno ritratto preferibilmente in forma di guitto da avanspettacolo con bombetta, bastone e gardenia bianca all’occhiello. È però uscito indenne da 40 processi per corruzione, ricettazione, concussione, 416 bis (camorra) e nella maggior parte dei casi per non aver commesso il fatto o perché il fatto non sussiste. Prosciolto con formula piena anche nella vicenda che nel 1995 lo aveva portato in carcere. Condannato per i 5 miliardi di lire della tangente Enimont che Carlo Sama gli portò a casa come contributo alla campagna elettorale della corrente andreottiana • Due sole condanne: la prima in via definitiva a 1 anno e 8 mesi di reclusione per finanziamento illecito dei partiti nel caso Enimont, l’altra per corruzione (2 mesi patteggiati) per corruzione nell’ambito dell’inchiesta sui fondi neri Eni: «In verità poi ho avuto qualche piccola grana giudiziaria pure per alcuni articoli che scrissi sul Giornale, firmandomi Geronimo e mettendo in discussione l’operato del giudice Caselli e di alcuni suoi colleghi, direttamente coinvolti nel processo per mafia a carico del mio caro amico Giulio Andreotti...». Nel 2011 ottenne un’ordinanza do riabilitazione dal Tribunale di sorveglianza di Roma: «Che, sarebbe? "Diciamo così: a una persona condannata si restituisce, formalmente, la sua preziosa onorabilità". Quali sono i requisiti per ottenere un simile riconoscimento? Sostanzialmente è stata decisiva la mia ‘buona condotta’, sia da deputato europeo, dal 2004 al 2006, sia da parlamentare italiano, dal 2006 al 2008. Poi ha certo influito la mia attività di politologo e...’» (a Fabrizio Roncone) • «Il carcere non mi ha segnato perché l’ho vissuto come una battaglia politica. Volevo perfino fare una festa, il primo anniversario dell’arresto. Volevo invitare tutti, il maggiore della finanza che mi aveva arrestato, il mio compagno di cella. I giudici no. Non sarebbero venuti. Non hanno il senso dell’umorismo» • Convinto proporzionalista, ad ogni occasione sostiene la necessità di tornare al vecchio sistema dei partiti • Dal 2008 al 2011 presidente del Comitato tecnico-scientifico per il controllo strategico nelle amministrazioni dello Stato • Attualmente al vertice della Tangenziale s.p.a. di Napoli, società del gruppo Autostrade • È stato editorialista del Giornale, di Libero e dell’Indipendente con lo pseudonimo di Geronimo, ha scritto anche su Foglio, Tempo, Mondo e Panorama. Nel 2005, quando l’amico Giovanni Rotondi acquistò e riaprì La Discussione (testata fondata da De Gasperi nel 1952), gli fu affidata la direzione politica • «Geronimo? Era il grande capo Apache che non si arrese alle truppe nordiste. Ed anch’ io continuo a non arrendermi» (a Caverzan) • Ha un blog (paolocirinopomicino.it), è su Twitter e Facebook • Ha raccontato la sua vicenda in due libri pubblicati da Mondadori: Strettamente riservato (2000) e Dietro le quinte (2002). Nel 2008 ha pubblicato La politica nel cuore, segreti e bugie della Seconda repubblica (Cairo editore), nel 2015 La Repubblica delle giovani marmotte - L’Italia e il mondo visti da un democristiano di lungo corso (Utet).
Malattie Gravemente cardiopatico, «sopravvissuto a tre infarti e tre estreme unzioni», il 9 aprile 2007 è stato sottoposto – al San Matteo di Pavia, chirurgo Mario Viganò – a trapianto di cuore: «Ho chiesto di vedere quello vecchio. Me l’hanno portato in un barattolo. L’ho fotografato e gli ho detto addio». «C’è chi ringiovanisce sottoponendosi a lifting e trapianti di capelli, io mi sono fatto un cuore nuovo. In una sala del reparto di chirurgia oggi c’è la foto di un intervento chirurgico e si vedono i medici all’opera su un torace aperto dal bisturi. Quel torace è il mio e io sotto ci ho aggiunto una dedica: “Il cuore della prima repubblica batte ancora forte”» (Claudio Del Frate) • Una prima operazione già nel 1985 a Houston (quadruplice bypass), poi, 12 anni dopo, a Londra (duplice bypass). «Nel 1997, quando ebbi il mio secondo infarto e al Gemelli mi diedero tre ore di vita, Di Pietro venne a trovarmi. Mi magnificò la Democrazia cristiana: sempre votato per voi, mi disse. Era convinto che sarei morto e che quel colloquio non avrei mai potuto raccontarlo» (a Michele Brambilla). Stefano Di Michele scrisse che, proprio in quell’anno, aveva già preparato il suo necrologio per l’Unità. Quando l’ex ministro lo venne a sapere commentò: «Lo sai che una cosa così porta fortuna, allunga la vita?» • «Io ho dovuto vendere la casa perché non riuscivo a pagare il mutuo, e mi sono fatto prestare i soldi per farmi operare al cuore. Guardi, gli arricchimenti personali ci sono molto di più adesso che i partiti non hanno bisogno di tanti soldi, visto che non ci sono più i funzionari da pagare e le sedi da tenere aperte, e visto che i finanziamenti pubblici sono stati quintuplicati» (a Michele Brambilla) • Nel 2019 ha subito un trapianto di rene.
Amori Un primo matrimonio con Wanda, da cui ha divorziato «dopo un’incompatibilità antica, durata trentatré anni», due figlie: Claudia e Ilaria, per molti anni aiuto regista di Lina Wertmuller, Marco Tullio Giordana e Giulio Base e poi regista di due fiction televisive (La lunga notte e Briciole, su Raiuno) • Il 14 aprile 2014 si è risposato con Lucia Marotta, già moglie del calciatore Odoacre Chierico. Lei è di 27 anni più giovane ma «in realtà fra i due la vecchia sono io, sono nata vecchia e mi trovo benissimo con lui così pieno di energia, e quando si mette al piano e intona vecchie canzoni, tipo Nel 1919 ..., non si sa come, io le so tutte». Cerimonia officiata dal sindaco di Roma Ignazio Marino in Campidoglio, Testimone dello sposo Gianni De Michelis Al ricevimento Peppino di Capri al pianoforte • Lui: «Ci conoscevamo, era amica di mia figlia». Lei: «Ho scelto Odoacre per il cervello, poi Paolo per il fisico».
Calcio Tifoso del Milan: «Quando nel 1983 divenni presidente della commissione Bilancio organizzai la squadra di calcio del Parlamento. Anche nel football la Prima Repubblica si è sempre dimostrata superiore alla Seconda: noi, infatti, facevamo giocare soltanto quelli capaci. Non badavamo cioè al nome noto, ma all’abilità tecnica: Mastella, per esempio, era una schiappa e restava a casa, uno come Veltroni non l’avremmo mai schierato, Casini neppure, perché non sa cosa sia il calcio giocato. Come terzino destro giocava il missino Gianfranco Fini, che faceva coppia con l’altro esponente della Fiamma, Domenico Nania. C’era poi Francesco Rutelli, che però aveva poca voglia di allenarsi e arrivava sempre in ritardo. Giocava anche Famiano Crucianelli di Democrazia Proletaria, che mi venne a dire: “I comunisti sono preoccupati. Mi dicono che non posso giocare insieme con i fascisti”. Si aprì un dibattito. Era un impegno serio: ci allenavamo due volte la settimana, il mercoledì e il giovedì. Ricordo che una volta, quando ci accorgemmo che il prolungarsi delle votazioni rischiava di far saltare il nostro allenamento al campo sportivo, facemmo appositamente mancare il numero legale in aula. Giocammo la prima partita contro l’Austria a Roma. Siccome è deprimente giocare senza pubblico, chiamai il colonnello Pappa e gli dissi: convochi gli allievi della Guardia di Finanza in borghese per fare numero. Quando entrammo in campo, Crucianelli vide quel pubblico di ragazzi con i capelli cortissimi, mi venne vicino e quasi m’insultò: “Te l’avevo detto: Fini ha fatto venire i fascisti della Giovane Italia”. Vincemmo 1-0, gol dell’onorevole comunista Strada».
Cinema Ha il volto di Carlo Buccirosso nel film di Paolo Sorrentino Il Divo (2008). Memorabili le scene di una corsa con scivolata finale in Transatlantico e una festa nel suo appartamento romano (nella realtà la villa sull’Appia Antica, 5 milioni e mezzo di affitto nel ’90). Sorrentino lo incontrò mentre si documentava sul personaggio: «A un certo punto mi disse: “Guardi che se vuole capire chi è Andreotti deve capire che è innanzitutto un mondano”» (a Antonio D’Orrico) • Aveva conosciuto Andreotti nel 1974. «Una volta, alla vigilia di un congresso, mi guardò serio: “Scusa, Paolo: stai per caso insinuando che sono uno stronzo?”. Era rarissimo sentirgli dire parolacce, la interpretai come una dimostrazione di grande complicità. Gli ho dato del lei fino all’ultimo» (a Fabrizio Roncone) • «Se Giulio era il Divo, P.C.P. meriterebbe il titolo d’Eterno» (Fulvio Abbate)
Soldi Dopo 30 anni di contributi come parlamentare, prende una pensione di 9.363 euro • «A lei quanto hanno tagliato? Il blog delle Stelle scrive che è passato da 4.700 a 2.500 euro. “Mi hanno tagliato 1.300 euro. E che vuole fare? Io il Parlamento lo difendo comunque. Il Parlamento è come la salute. Si apprezza quando non c’è più”» (a Giuseppe Pipitone nel 2019, dopo i tagli dei vitalizi).
Vizi Negli ultimi anni fotografato al Billionaire, al Jackie ’O oppure a Cortina mentre balla con Daniela Santanché (che si vanta di aver lanciato in politica). Ha anche il suo cantante napoletano privato. Si chiama Ciro Mautone, e gli fa fare le serenate al telefono. Con Mautone e con un altro amico, a nome Volia Chitis, ha scritto la canzone ’Mbraccio a tte.