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 2022  settembre 07 Mercoledì calendario

Biografia di Serena Bortone

Serena Bortone, nata a Roma l’8 settembre 1970 (52 anni). Giornalista. Conduttrice televisiva. Della Rai. È stata autrice di Alla ricerca dell’arca, Avanzi, Ultimo minuto. Inviata di Mi manda Lubrano, Mi manda Raitre e Telecamere. Dal 2013 al 2017 ha condotto su Raitre Agorà Estate, dal 2013 al 2020 Agorà. Dal 2021 su Raiuno con il programma pomeridiano Oggi è un altro giorno.
Biografia «Cresciuta professionalmente nella Rai 3 di Angelo Guglielmi, per anni al timone di Agorà, dal 2020 è la mattatrice del pomeriggio di Rai1 col fortunato Oggi è un altro giorno. “Sono stata una bambina performer, estremamente permeabile tanto alle informazioni quanto agli altrui sentimenti. Molto sveglia, diciamo. Non una genietta eh, non voglio sembrare mitomane, ma a due anni e mezzo seguivo mamma nei negozi e chiacchieravo con le commesse, a cinque ho iniziato la scuola, a nove ho vinto un concorso di pianoforte. Mi riconosco nelle infanzie caratterizzate dal dover sempre dimostrare di essere bravi. Me lo chiedevano gli adulti, o era la mia natura? Non saprei, magari sono vere entrambe le cose. In ogni caso, cresci pensando che produrre buone prestazioni, anche relazionali, ti dia la possibilità d’essere amata; poi, a un certo punto, capisci che devi amarti tu per prima e impari a coccolare le tue fragilità. Diciamo che sono stata a lungo vittima di un super io giudicante”. […] “Mia madre insegnava catechismo in parrocchia, dove organizzava anche spettacoli che io, da bimba, presentavo. Una volta venne pure Andreotti ad assistere e pare che al vicino di poltroncina disse: Al posto di questa bambina, noi ci saremo fatti la pipì nei calzoncini”. Quindi scuola cattolica, formazione cattolica… “Non solo da parte di mamma, papà era un cattolico democratico impegnato in politica. In famiglia c’era un forte senso della comunità, l’idea che ogni cosa la devi fare anche per gli altri, che da soli non si va da nessuna parte. Nonna e bisnonna, per dirti, avevano curato i malati di Spagnola, nonno ha nascosto il vicino di casa ebreo mettendo una finta parete in casa… Questi racconti familiari non m’arrivavano come un vanto, casomai come un "è così che si deve fare". Al tempo stesso, però, mamma mi faceva leggere don Milani, perché imparassi a vedere le realtà con un occhio sempre critico rispetto a ciò che ci viene imposto”. […] “Quand’ero piccola confessai l’ira come peccato capitale, mentre tutti gli altri bambini andavano sull’invidia. Mi facevano e mi fanno molto arrabbiare le ingiustizie - a scuola m’avevano fatta capoclasse perché ero sempre pronta a partire per riparare i torti subiti dai compagni - così come la malafede e la mancanza di rispetto. Al lavoro a volte mi arrabbio, è vero, anche se non scaglio la penna. Ho un gruppo con il quale c’è da anni grande sintonia, i nostri rapporti sono fondati sulla sincerità assoluta, ma guai a chi tocca uno dei miei collaboratori. Comunque, guarda che pure a me si può dire di tutto, ma tutto vero…”» (a Stefania Miretti) • «Caporedattrice interna della Rai con 30 anni di esperienza alle spalle, ha iniziato la sua gavetta come assistente ai programmi diventando inviata di politica e poi conduttrice per due stagioni di Agorà. È stata ed è un’autrice – prima e oltre che conduttrice – una di quelle che annusa l’aria, che la vive e percepisce, ma poi scende a terra capendo bene dove andare. Dalla diretta tv a un evento, da un viaggio a un week end fuoriporta, l’importante è non fermarsi mai. E guai a farla incazzare. “L’ira è il mio più grande difetto, mi accaloro per le ingiustizie, per la sciatteria e le cose fatte male, per la mancanza di rispetto e per l’ipocrisia. Dura pochi minuti, poi passa”. “Il mio pregio? “Sono molto curiosa. In tutti questi anni mi sono ‘abbeverata’ della vecchia Rai 3, quella del racconto, a cominciare dal programma Avanzi dove ho imparato il tempo televisivo, l’ironia e il gusto del paradosso”» (Giuseppe Fantasia) • «A Oggi è un altro giorno intervista i politici in maniera inusuale: c’è chi canta, chi fa collegamenti a sopresa con qualche familiare. Non c’è il rischio che sembrino mosse da captatio benevolentiae? E c’è qualcuno che ha rifiutato questo registro? “L’hanno fatto tutti, Salvini, Meloni, Bersani, Letta, Calenda, Zaia, Di Maio…. Qualcuno si era già aperto in un libro, altri lo hanno fatto accettando la nostra proposta. Un politico mi ha detto ‘è stato molto divertente: poi arriveranno le interviste politiche e lo saranno di meno‘. Io penso che giornalisticamente sia interessante far conoscere la realtà umana, intima delle persone, anche di chi guida la nostra vita pubblica. Bersani ha cantato Vita Spericolata dopo aver raccontato di quando ha organizzato lo sciopero dei chierichetti. Salvini ha ricevuto la videolettera della fidanzata Francesca Verdini. Poi è ovvio, quando l’argomento è invece l’attualità il registro cambia. I piani non vanno confusi: se sviscero il lato umano del personaggio, non mi addentro nel programma politico”. Lei ha fatto un lungo percorso in Rai, aveva 18 anni quando ha cominciato. Nel suo percorso ha fatto i conti con una Rai maschilista? Oggi può dire che qualcosa sia cambiato? “La cultura patriarcale esiste ora come esisteva 25 anni fa. Ma certamente molto è cambiato. Per me è fondamentale dare l’esempio. Parlare di femminismo in linea teorica è interessante ma lascia il tempo che trova. Il femminismo è una pratica quotidiana che parte da noi stesse”» (a Claudia Rossi) • «La cultura può essere nazionalpopolare e quindi possono coesistere nello stesso programma il direttore d’orchestra Antonio Pappano e i Camaleonti. Li metto insieme perché il pubblico a casa vuole essere informato, riflettere e vuole anche divertirsi» • «Che tipo di lettrice è? “Vado anche a periodi. In una fase della mia vita leggevo molti saggi sulla musica, ho comprato e letto tutto quello che trovavo di e su Mozart, tra cui il fondamentale Il teatro di Mozart di Stefan Kunze. Poi è stata la volta del cinema: Hitchcock, Truffaut, Billy Wilder. Negli ultimi quindici anni regna la politica: L’audacia della speranza di Barack Obama è un grande testo, indipendentemente dalle proprie posizioni politiche. Vado avanti? Perché se vuole sapere tutte le mie passioni letterarie non basta una giornata”. Il suo libro della vita? “Guerra e pace di Tolstoj, perché dentro c’è tutto. Ha la robustezza di un racconto epico, che però è anche molto cesellato. In suo onore, uno dei miei gatti si chiama Pierre, come Bezuchov”» (ad Antonio Sanfrancesco) • Un libro, scritto con Mariano Cirino, Io non lavoro – Storie di italiani improduttivi e felici (Neri Pozza, 2010).
Critica «Serena Bortone è tornata con il programma che somiglia assai a un rotocalco e a quel punto l’ampio panorama degli argomenti è lì a disposizione e nessuno avrà da ridire per certi salti vertiginosi. Ma appunto la formula ha dimostrato di funzionare ed è merito del tono, innescato dalla centralità della conduttrice che sfoglia le pagine del rotocalco in questione ormai a memoria» (Antonio Dipollina) • «Serena Bortone, ovvero la difficile arte dell’infotainment. Il termine, registrato anche dalla Treccani, deriva dalla fusione di information ed entertainment per indicare l’ibridazione tra informazione e svago. Che sono due universi molto differenti, ma destinati a incrociarsi sempre di più. Serena Bortone è impegnata in un esercizio difficile e ci vuole tutta la sua bravura (e quella degli autori) perché il programma mantenga la sua identità, il suo equilibrio. Nel mescolare informazione e intrattenimento c’è sempre il rischio che la bilancia penda a favore del secondo, sia per la struttura a rotocalco del format, sia per le ben note esigenze d’ascolto. Lo sforzo di Serena Bortone sta proprio nel tenere la barra dritta, nell’alternare argomenti di discussioni con momenti di divertimento, cercando di non farsi troppo coinvolgere. Per esempio, ha rinunciato alla presenza dei no vax, convinta che non ci sia par condicio tra “scienza e scemenza”. Questo è un punto fondamentale: molti talk sono convinti che la presenza dei no vax sia fondamentale per lo scatenamento della rissa e, di conseguenza, per l’incremento degli ascolti» (Aldo Grasso)
Amori Single • «Sono allergica ai rapporti tradizionali che devono durare una vita. All’idea di un rapporto che deve durare per sempre, io soffoco» (a Chi) • «Di lei, al di fuori del lavoro, si sa poco o niente. Il pettegolezzo non la sfiora, a parte una presunta storia d’amore con un bel direttore d’orchestra… Lorenzo Viotti. (Ride, ndr) “Ma no, macché storia d’amore… Io sono una melomane e…”. Si emoziona, non si può proprio sapere nulla del privato della Bortone. “Perché poi alla fine, ma che ve devo racconta’? Quando mi ‘accaso’ ve lo dico, come si fa in famiglia, vi racconto solo le cose importanti”. Allora aspettiamo il lieto annuncio. “Beh, se non mi sono ‘accasata’ fino ad ora o nessuno me se piglia, oppure io sono troppo abituata alla mia indipendenza”. A occhio e croce direi più la seconda. “Alla fine, ognuno ha quello che vuole nella vita. Oltretutto detesto l’autocommiserazione. Le relazioni sono figlie, comunque, di un compromesso e un compromesso è un impegno, e non lo dico in modo sgradevole verso chi accetta compromessi. Evidentemente non faceva per me. Poi magari tra un anno o tra due mesi ti dico ‘guarda ho pensato che per me è importante avere qualcuno con cui condividere il desco familiare’. Per altro ho avuto due convivenze importanti. A oggi dico però che non è stata la mia missione nella vita”» (a Claudia Rossi) • «Frequento i Pride dal 2000: da Miami a Roma. Non ho mai accettato che un Paese come il nostro non riconoscesse i diritti di tutti. Il mio concetto di normalità sta nel chiedere a un mio ospite se si è innamorato di una persona dello stesso sesso. Ho avuto anche io le mie corteggiatrici. E ho chiesto consiglio a un’amica omosessuale su come affrontare una dichiarazione: ci tenevo a non ferire la sua sensibilità».
Vizi «Si dichiara, nell’ordine: una taccara convinta (certo, fuori servizio predilige il più pratico rocchettone); una vera e propria “Imelda Marcos de noantri”; una che, sostengono le amiche, “si percepisce alta un metro e ottanta”. Dice che il tacco a spillo “è una piacevolissima frivolezza e uno spazio di libertà per chi, come me, ha costruito la carriera sulla testa”» (Stefania Miretti).