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 2022  settembre 08 Giovedì calendario

Biografia di Hugh Grant (Hugh John Mungo Grant)

Hugh Grant (Hugh John Mungo Grant), nato a Londra il 9 settembre 1960 (62 anni). Attore. Uno dei più famosi del mondo. Un Golden Globe. Una Coppa Volpi a Venezia per la migliore interpretazione maschile. Un premio Bafta. Un premio César onorario • «Britannico e autoironico» (Beppe Severgnini, CdS 7/8/2016) • «È stato l’eterno Peter Pan che non invecchia, con quei tratti da gentleman e quell’eleganza naturale da dandy» (iO Donna 9/5/2015) • «Ha interpretato per lo più commedie sentimentali, riuscendo a modellare personaggi di opposta sensibilità con il suo stile tipicamente inglese: è passato dal ruolo del giovane timido e impacciato, a quello del playboy solitario e cinico, pronto a sfruttare la propria posizione di potere per un personale tornaconto» (Federica Pescatori, Enciclopedia del Cinema, Treccani, 2003) • «Oggi ha i capelli appena ingrigiti, la dentatura imperfetta, il viso stanco. Ma è più affascinante che mai» (Natalia Aspesi, Rep 20/12/2016) • Tra i suoi primi film: Maurice (James Ivory, 1987), Luna di fiele (Roman Polanski, 1992) e Quel che resta del giorno (James Ivory, 1993). Grande successo con: Quattro matrimoni e un funerale (Mike Newell, 1994), Nine Months – Imprevisti d’amore (1995), Ragione e sentimento (Ang Lee, 1995), Notting Hill (Roger Michell, 1999), Criminali da strapazzo (Woody Allen, 2000), Il diario di Bridget Jones (Sharon Maguire, 2001), About a boy (Paul e Chris Weitz, 2002), Love Actually: l’amore davvero (Richard Curtis, 2003), Che pasticcio, Bridget Jones! (Beeban Kidron, 2004), interpretazioni che gli valsero il soprannome di Mr Nice («Il signor Carino») e la fama di sex symbol. Nell’ultimo decennio, stufo dell’etichetta che gli si era appiccicata addosso, ha cercato di evitare come la peste le commedie romantiche: è stato l’antagonista in Cloud Atlas (Andy e Lana Wachowski e Tom Tykwer, 2012), ha recitato nel film di azione Operazione U.N.C.L.E. (Guy Ritchie, 2015) e nel biografico Florence (Stephen Frears, 2016). Visto anche in A Very English Scandal (BBC One, 3 puntate, 2018) e The Undoing – Le verità non dette (HBO, 6 puntate, 2020). Oggi, passati i sessanta, si trova a suo agio interpretando personaggi debosciati e immorali. Dice che gli viene naturale. «Mi sento sempre più attratto da ruoli rivoltanti: più sono riprovevoli, meglio è!».
Titoli di testa Rilascia pochissime interviste e sempre malvolentieri. Nel 2012, mentre parlava con quelli del Guardian, che erano riusciti a carpirgli qualcosa, si fermò all’improvviso e disse: «Guardi, non potrei essere più a disagio di così. Niente mi sembra meno interessante dello svelare la mia anima a un giornale».
Vita Nato nel quartiere di Hammersmith e cresciuto nel quartiere di Chiswick, a West London. Secondo di due figli. Famiglia bene. Tra i suoi antenati: due sir, un visconte, un conte, un marchese, un primo ministro • Il padre, capitano James M. Grant (n. 1929), ex ufficiale dell’esercito britannico, già dispiegato in Malesia e in Germania, passione per il golf e gli acquerelli, è direttore di un’azienda che produce tappeti. La madre, Fynvola (1938-2001), professoressa, insegna latino, francese e musica nelle scuole di West London. È da lei, dice Hugh, che gli viene talento per la recitazione («Assomiglio molto a mia mamma: è sempre stata buffa, faceva la sciocca con noi bambini, adottava un sacco di voci impensate, ora io faccio la medesima cosa coi miei») • Hugh cresce praticando sport. Si appassiona all’arte e alla letteratura. «Poco prima di iscrivermi all’università, ho avuto una fase davvero pretenziosa nella mia vita. Pensavo di essere molto fico ad occuparmi di arte, anche se in realtà era solo per fare colpo sulle ragazze. Così un’estate sono venuto a Firenze per studiare: ricordo che annotavo impressioni sul mio diario, colte e arzigogolate. Per anni i miei amici dopo qualche bevuta mi hanno chiesto di rileggere a voce alta gli appunti per farsi grandi risate. Comunque il viaggio nell’arte italiana si concluse bene: finii a raccogliere olive in un casolare del Chianti con cinque ragazze» (Hugh Grant). Nel 1979 entra a Oxford grazie a una borsa di studio, studia letteratura inglese. Il teatro gli piace e si scrive alla compagnia dell’università. Primo ruolo: il servo Fabiano, ne La dodicesima notte (o quel che volete) di William Shakespeare. Un ruolo da comprimario. «Ero un Fabiano davvero scarso. Fabiano, del restro, è il personaggio con le battute peggiori non solo in Shakespeare, ma in tutta la storia del teatro» • «Nella vita non si sa mai come va a finire... “Guardi me: studiavo a Oxford, facevo un po’ di teatro. Quando un amico mi chiese di recitare in un suo piccolo film, io dissi di no: pensavo che cinema e televisione non fossero arti all’altezza. Ma quando ho scoperto che la protagonista era una ragazza molto popolare alla mia università, bella e intelligente, ho deciso di accettare. Solo per starle vicino qualche giorno”» (Roberto Croci, GQ 11/2020).
Esordi «All’inizio della carriera la ragione che mi spingeva a accettare una parte era che mi veniva offerta solo quella. Poi c´è stato un momento in cui me ne venivano offerte due e allora la scelta era là dove ci fossero belle donne. Ora i tempi sono cambiati ma devo dire che i miei criteri di selezione sono rimasti gli stessi».
Amori Tra l’una e le due di notte del 26 giugno 1995, la polizia di Los Angeles lo sorprese «in atteggiamenti lascivi» dentro una Bmw bianca assieme a una prostituta di colore lungo il Sunset Boulevard di Hollywood. Lei si chiamava Stella Marie Thompson, in arte Divine Brown, aveva 23 anni (11 meno di lui), era pregiudicata, gli stava praticando del sesso orale. Arrestato con l’accusa di atti contro la morale pubblica, interrogato e schedato, trattenuto fino alle 4 del mattino, fu rilasciato sulla parola e se nella sua lussuosa suite al Four Seasons Hotel di Beverly Hills. La modella Elizabeth Hurley, sua fidanzata da otto anni, andò su tutte le furie, decise di perdonarlo dopo aver ricevuto un bouqet di rose rosse e un letto matrimoniale, poi cambiò idea e lo mollò, annunciò che voleva trasferirsi in Irlanda e convertirsi al cattolicesimo, poi lo perdonò di nuovo e tornò a vivere con lui. Hugh rilasciò interviste in cui si mostrava contrito («Ho fatto una cosa abominevole»), fu condannato a pagare 1.180 dollari di multa e a seguire un corso sull’Aids. La signorina Thompson, invece, fu condannata a sei mesi di carcere e a 1350 dollari di multa, si fece intervistare dal News of the World in cambio dell’equivalente di 265 milioni di lire («in una scala da uno a dieci non gli darei più di sei»), incise un disco rap dal titolo What’s going on? (Ma che succede?, le parole pronunciate da Grant quando un agente della buon costume li colse in fallo), a un certo punto finì ospite dei Fatti vostri con Giancarlo Magalli, ottenne un contratto pubblicitario con una casa di biancheria brasiliana e, il giorno del processo, felice, dichiarò ai cronisti che i suoi giorni da puttana erano finiti.
Amori/2 Grant e Elizabeth Hurley si mollarono definitivamente solo nel 2000. Da allora, lui condusse una vita da donnaiolo incallito. Ammise di trovare attraenti, da sbronzo, un numero maggiore di ragazze, «alcune davvero sorprendenti». Dichiarò: «Perché piaccio alle donne? Perché sono un bastardo».
Amori/3 Nel 2011 ebbe una figlia da tale Tinglan Hong, receptionist cinese di un ristorante londinese che intratteneva i clienti con il karaoke (la chiamarono Jing Xi, tradotto dal cinese «incidente felice»). Nel 2012, un secondo figlio, maschio, con la svedese Anna Eberstein, vent’anni più giovane di lui, poi tornò dalla receptionist cinese ed ebbe un terzo figlio, quindi tornò dalla svedese e la mise incinta altre due volte (due femmine, n. 2015 e 2018). Nel maggio 2018, finalmente, dopo decenni da playboy, il matrimonio. Cerimonia segreta, numero ridottissimo di invitati. «È stato molto carino, anche se a tutti il matrimonio pareva un’istituzione insensata le cose cambiano quando hai tre bambini… Avrei dovuto farlo prima, sono fortunato a avere una moglie fantastica. La amo molto. Abbiamo tre bambini, viviamo insieme, eppure in aeroporto al controllo passaporti ci separavano. La famiglia Grant, io e i miei figli, da una parte e lei nell’altra fila insieme con le nostre tate. Non era bello, era una cosa sbagliata».
Polemiche Non sopporta i giornalisti che mettono il naso nella sua vita privata. Nel maggio 2012, tenne un comizio al meeting del Commitee for Media Reform, in una sala di una chiesa metodista dietro al parlamento di Westminster: «Rupert Murdoch è colpevole di un attacco alla democrazia che ha prodotto trent´anni di dittatura dei media». Perseguitato dai paparazzi, aveva dato appuntamento a un cronista del News of the World che lo tampinava ed era riuscito a fargli vuotare il sacco su microfoni spia, telefonini intercettati, detective privati assoldati su ordine del direttore, registrando tutta la conversazione con un registratore nascosto (i tabloid definirono il suo discorso «la migliore interpretazione drammatica della sua carriera»).
Politica/1 È persuaso che sarebbe «un pessimo primo ministro». «Intanto non ho principi. Sento Tony Blair che parla e sono d’acccordo con lui. Sento i suoi rivali e penso che hanno ragione loro. E poi abolirei la televisione, renderei illegale la pubblicazione dei giornali, aumenterei le tasse al 70 per cento. Non credo avrei molti sostenitori».
Politica/2 Molto contrario alla Brexit. Molto contrario a Boris Johnson. Arrivò a partecipare a eventi pubblici e a bussare alle porte dei londinesi. A fine agosto 2019, quando, pur di mettere alle strette chi si opponeva all’uscita dalla Ue, il premier approvò la sospensione del Parlamento per cinque settimane, lui scrisse su Twitter: «Boris, non fotterai il futuro dei miei figli. Non distruggerai le libertà per le quali mio nonno ha combattuto due guerre. Vaff... pupazzo di gomma da bagno, vaff... Il Regno Unito è disgustato da te e dalla tua gang di capetti masturbatori».
Vezzi «Non uso profumi, l´uomo vero non li mette. Mio padre diceva che l´uomo vero non si fa nemmeno lo shampoo».
Vizi Il gin tonic. «Mia madre sostiene che molti inglesi hanno bisogno di due gin tonic per stare bene. Io, forse, sono uno di loro...».
Curiosità Alto 1 metro e 79 • Appassionato di golf • Tifoso del Fulham • Gioca a tennis con la moglie tre volte a settimana • Gli piacciono i prodotti italiani: soprattutto pasta, prosciutto e mozzarella di bufala • Non gli piace la musica classica • Nel 1999, a una festa di fine Millennio nel castello di Northumerland, voltò le spalle con aria schifata a una signora che gli si avvicinava per stringergli la mano • Ha dichiarato al mensile Talk che potrebbe fare sesso con una ragazza come Bridget Jones «solo se soffrisse i postumi di una sbronza» • Sostiene che baciare Julia Roberts non sia tutto ‘sto granché («Ha la bocca troppo grande. Mentre la baciavo, c’era persino una leggera eco») • Personaggio cui vorrebbe somigliare: James Bond • Regista preferito: Ken Loach («Ma non saprei mai fare uno dei suoi film») • Suo film peggiore: L’ultimo treno per Venezia («È la cosa più orribile che abbia mai fatto») • Suo fratello, James, lavora in una banca d’investimento a New York • Nel 2006 organizzò una mostra con gli acquerelli di suo padre • La madre, malata di tumore al pancres, morì nel 2001 a 67 anni. Da allora, Hugh è un sostenitore attivo dell’associazione Pancreatic Cancer Action • Detesta Instagram. «Mi rattrista il pensiero che oggi tutto sia digitale e non in celluloide, e che nessuno metta più lo smoking alle prime. A me piace quella roba. Non la trovi più da nessuna parte, tranne forse al Festival di Cannes. Mi dispiace che i divi del cinema siano dappertutto sui social quando invece dovrebbero rimanere creature misteriose e irraggiungibili. Ma se lo dicessi apertamente mi darebbero dello snob» • Detesta la mania politicamente corretta di specificare il pronome con cui essere chiamati • Detesta il fatto il fatto che, dopo il #MeToo, sui set sono arrivati gli psicologi. «Adesso le compagnie di produzione sono obbligate dai propri legali ad avere uno psicologo sul set per le scene di sesso. Ho sempre trovato difficile girarle, continua a essere leggermente imbarazzante. Specialmente adesso che nel mezzo di ogni ripresa, mentre ti stai togliendo i vestiti, arriva una donna e ti chiede come ti senti. È piuttosto fastidioso, ma se questo mi previene dall’essere denunciato…» • Nel 2014 dichiarò che la sceneggiatura del terzo Bridget Jones gli faceva schifo e non aveva alcuna intenzione di girarlo.
Titoli di coda «In famiglia, da giovane, sembravo destinato a niente; ma ora mi spaventa di più l’idea se riuscirò a correre dietro ai miei figli quando avrò 65 anni e loro intorno ai 10. Confesso che per me oggi recitare è come una vacanza. Arrivo sul set puntuale, mi metto dove dice il regista, dico le battute e torno a casa a cambiare i pannolini» (Silvia Bizio, Rep 18/7/2018).