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 2022  settembre 15 Giovedì calendario

Biografia di David Copperfield (David Seth Kotkin)

David Copperfield (David Seth Kotkin), nato a Metuchen (New Jersey, Stati Uniti) il 16 settembre 1956 (66 anni). Illusionista: il più famoso e ricco del mondo (patrimonio netto stimato in circa 1 miliardo di dollari). «Non sono un mago. I miei sono sogni che si realizzano, non trucchi. Il segreto c’è: non considerare nulla impossibile» (a Claudia Provvedini) • Figlio unico di genitori entrambi ebrei: la madre nata a Gerusalemme, di professione perito assicurativo, il padre nato negli Stati Uniti da immigrati ucraini, di professione merciaio (ma aspirante attore). «C’è chi lo descrive come un ex bambino infelice che ora si diverte ad avere tutti i sogni realizzati. Ma lui nega: “Ero un bambino solo, anche perché ero figlio unico: ero solo come lo sono tutti i bambini. Avevo imparato a far parlare un mio burattino, come fanno i ventriloqui”. Il padre, Hy Kotkin, […] aggiunge: “David era un sognatore. La sua prima magia fu quella di desiderare a tal punto la neve che un giorno dal cielo caddero davvero dei fiocchi bianchi”» (Provvedini). «“Ero un bambino solitario. Avevo bisogno di trovare un modo di comunicare con i miei coetanei e scoprii che la magia mi rendeva ‘speciale’ ai loro occhi”. In che modo la ricordano i suoi vecchi amici? “Non credo che nessuno di loro mi conoscesse poi così bene. Appena avevo un momento libero scappavo a New York e mi intrufolavo in qualche teatro di Broadway, di solito al secondo tempo dello spettacolo”» (Claudio Castellacci). «Magia a parte, ho avuto una vita del tutto normale. Eccezionale è stata l’educazione che ho ricevuto in famiglia: mi hanno insegnato a credere in me stesso, ad avere obiettivi precisi e a mettercela tutta, per raggiungerli. Sono stato il figlio più ubbidiente che ci sia». «Racconta che nonno Kotkin […] voleva impedirgli di fare il mago e gli aveva tolto il saluto» (Mariella Tanzarella). «Era un uomo cocciuto: aveva già impedito a mio padre di fare l’attore, provò a impedire anche a me di fare il mago. Diceva che lo spettacolo va bene come hobby ma non è un lavoro». Per sua fortuna, non gli diede ascolto. «A sei anni faceva già levitare pezzi di legno. A dieci lo chiamavano “Davino il mago” e pretendeva cinque dollari per esibirsi alle feste degli amici» (Silvia Vedani). «A 12 anni era il più giovane illusionista mai ammesso alla Society of American Magicians; a 16 insegnava “Arte della magia” all’Università di New York» (Osvaldo Guerrieri). «Come è arrivato alla magia? Con un maestro o da solo? “Con i libri. E poi guardando altra gente, gente che non aveva niente a che vedere con la magia”» (Provvedini). «Le mie influenze non erano maghi in senso classico, ma le grandi stelle Mgm come Gene Kelly e Fred Astaire. Frank Sinatra era un’enorme influenza. Se solo sapessi cantare! Studiavo anche i grandi registi. Capra, Hitchcock, Victor Fleming, Orson Welles. Amavo la magia, naturalmente, ma era in una specie di fase di stasi, quando ero un ragazzino. Essere un mago significava indossare giacche con la coda, non dire nulla e far apparire uccelli. Trarre i miei modelli dal mondo del cinema si è rivelata un’ottima cosa per me, perché mi ha indotto a portare nella magia la narrazione, il romanticismo, la coreografia – tutti gli elementi del cinema e del teatro che amavo. Il mio contributo iniziale fu quello di aggiungere romanticismo, suspense e narrazione al mio lavoro» (a Dan Schawbel). «“Ho iniziato il lavoro a 18 anni, dopo un momento d’incertezza tra il fare l’illusionista o l’attore. A incoraggiarmi è stato Orson Welles in uno show. Anche lui inventava magie: le ha regalate a me”. […] David Kotkin, così si chiama all’anagrafe, racconta come si è cambiato nome: “Tra le soluzioni che mi suggerivano, quella di aggiungere Copperfield mi è suonata subito perfetta. Non avevo letto il romanzo, anzi mi dava l’idea che fosse una storia triste”» (Provvedini). «Il ragazzo […] era ormai un’autorità indiscussa. La tv gli dedicava trasmissioni speciali (la prima, nel ’78, era presentata da Orson Welles), vinceva Emmy su Emmy, il cinema se lo contendeva perché nessuno come lui sapeva creare, a vista, mirabolanti effetti speciali, fenomeni inspiegabili, come volare, letteralmente, sulla testa degli sbalorditi spettatori» (Guerrieri). «Comincia col far sparire le cose. Ma non fazzoletti o mazzi di carte. No. Lui fa sparire una Ferrari da 150 milioni di lire (1980), la Statua della Libertà (1983), un vagone dell’Orient Express (1991), un jet Lear in quota (1991)» (Vedani). «È stato il primo numero che mi ha fatto andare al di là di ogni limite raggiunto da un illusionista prima di me. È stato il primo oggetto che ho fatto scomparire all’aperto, ed è stata una vera sfida». «Poi vola sul Grand Canyon (1984), passeggia attraverso – attraverso, non sopra – la Muraglia cinese (1986), si tuffa nelle cascate del Niagara, si incatena in un palazzo di 13 piani, lo fa esplodere e ne esce illeso (1989), fugge da Alcatraz (1987). E, come Houdini, si libera dalle catene, sott’acqua, in tre minuti. Per ogni impresa due, tre anni di preparazione. […] È entrato in tutte le classifiche possibili: fra i dieci personaggi dello spettacolo più ricchi, fra i dieci più famosi, fra i dieci più eleganti. Viene ricevuto alla Casa Bianca, i suoi show televisivi, […] oltre a fruttare innumerevoli premi Emmy, battono qualunque record di ascolto» (Vedani). «“Ho avuto vari periodi nella mia carriera – ha spiegato […] Copperfield –: romantici, sensazionali, ispirati alla musica classica. Poi ho cominciato a volare, e ho capito che questo è il sogno di ogni persona”. Proprio sul trucco del volo si sono scervellati maghi e comuni mortali, avanzando ipotesi di vario genere, dal giubbotto antigravità prestato dalla Nasa a una grande vasca piena d’acqua dove in realtà Copperfield nuoterebbe, anziché volare. […] A Copperfield sono serviti sette anni per imparare a muoversi fluidamente, come se galleggiasse realmente nell’aria» (Michela Proietti). Da anni Copperfield si esibisce quotidianamente presso il David Copperfield Theater dell’Mgm Grand Hotel and Casino a Las Vegas • «Ma Copperfield non era soltanto un uomo di spettacolo. Nell’82 fondava il “Project Magic”, un’organizzazione benefica che utilizza la magia come supporto per le terapie di riabilitazione dei disabili; nell’88 era nominato portavoce ufficiale dell’Onu per gli atleti disabili ai giochi paraolimpici di Seul, in Corea» (Guerrieri) • «Un giorno il mago più ammirato diventò il mago più invidiato. Fu quando si fidanzò con Claudia Schiffer, la più top delle modelle, la donna più desiderata dei nostri anni glamour. Lei era seduta in platea, in un teatro di Berlino, stretta in un abito bianco, lui la chiamò in palcoscenico perché gli facesse da valletta: si rividero in camerino e non si lasciarono più» (Guerrieri). Dopo il fidanzamento con la Schiffer (classe 1970), durato dal 1993 al 1999 e tanto pubblicizzato da aver fatto spesso sospettare un’operazione commerciale, Copperfield scelse di mantenere maggior riserbo circa le proprie relazioni sentimentali, dalle quali nel corso degli anni ha avuto tre figli: due (un maschio e una femmina) dalla modella ceca Mária Petličková (1980) e un’altra femmina dalla modella francese Chloé Gosselin (1984), sua attuale compagna • Nel 2018 Copperfield «è stato denunciato per molestie sessuali da parte di una ex modella, che ha sostenuto di essere stata molestata da lui negli anni Ottanta. Copperfield, che ha sostenuto il movimento #MeToo, si è difeso strenuamente, sostenendo che le accuse sono false» (Anna Guaita) • Per molti anni è stato considerato «un campione di sex appeal: corteggiatissimo, non dimenticherà mai quella notte di uno spettacolo per sole sue fan al Caesars Palace di Las Vegas, quando l’orda di fanciulle gli piombò addosso cercando di strappargli i pantaloni, aggrappandosi ai suoi genitali per non lasciarlo scappar via: “Davvero terrificante. Ma anche un pochino eccitante”, racconta lui» (Marinella Venegoni) • «Mi piace molto fare il sub e nuotare. È un mondo diverso: nuotare e volare sono molto simili» • Possiede una serie di isole alle Bahamas, in cui ha allestito strutture ricettive per miliardari. «Su una c’è una sorgente di acqua che fa quasi resuscitare insetti e rinverdire foglie: sono sicuro che è la fonte dell’eterna giovinezza. A 150 anni sarò ancora sul palco» • «Il mio cantante preferito è sempre stato Sinatra» • Scarsa simpatia per Harry Potter. «Lo odio, quel maghetto: è così lamentoso. Se avesse ancora i genitori, gli direi di punirlo e farlo smettere» • «Copperfield non si ammanta di virtù magiche, gioca solo un po’ col paranormale: lo dice subito, che la sua arte si chiama “illusione”» (Enrico Bonerandi). «Perché vuole essere chiamato “illusionista” e non “mago”? “Perché, in media, gli illusionisti vengono pagati un 20% in più dei maghi”» (Castellacci) • «In che cosa si ritiene “figlio” del grande Houdini, di cui lei ha perfezionato il numero più rischioso? “È una discendenza tecnica: i miei veri ispiratori sono Gene Kelly e Fred Astaire, ma soprattutto i sogni, e io li trasformo in realtà”» (Provvedini) • «Bravo, David Copperfield lo è. Anche gli altri maghi lo ammettono: è il migliore. Dicono i maligni che se non avesse alle spalle budget miliardari, macchinari sofisticatissimi e collaboratori di prima classe non avrebbe potuto diventare una vedette planetaria. Lui para il colpo suggerendo anche numeri semplici di abilità manuale, come quello degli assi che compaiono e scompaiono dal mazzo di carte, un omaggio – racconta David – al nonno, che gli insegnò i primi rudimenti» (Bonerandi). «“Più soldi si investono, più le magie hanno la probabilità di riuscire con successo”, ammette Giucas Casella, ammiratore di Copperfield già dai tempi del “death show”, il numero in cui l’illusionista viene tagliato in due da una grossa sega circolare. “Copperfield è molto ricco, ma anche estremamente bravo. Il trucco c’è, naturalmente, ma riesce a camuffarlo con superba eleganza. Grazie a lui, dopo tanti anni di crisi, la magia è tornata a far sognare la gente”» (Proietti) • «Io non prendo in giro il pubblico, sono onesto. Lavoro molto e mi preparo, studiando fino a quattro metodi per non far capire il trucco». «I suoi show sono interamente creati da lei? “Ho molti collaboratori, ma, ogni progetto, lo seguo dall’abbozzo dell’idea fino alla realizzazione. La maggior parte delle invenzioni sono mie, ma l’apporto di amici e collaboratori è fondamentale. È un po’ come produrre un film, fai di tutto: dalla sceneggiatura alla regia alla produzione”» (Castellacci) • «Ho tre tipi di pubblico: il pubblico dei casinò, che viene a vedermi prendendosi un intervallo dal gioco d’azzardo; il pubblico dei teatri, che ti aspetta da mesi ed è molto più entusiasta ed eccitante; e poi il pubblico dei Paesi che parlano una lingua diversa dalla mia, dove la lingua e le sue variazioni entrano a far parte dello spettacolo» (a Silvia Bizio) • «Con la magia voglio esprimere qualcosa, voglio vedere la gente ridere, piangere, emozionarsi. Tutte cose che con semplici trucchetti da mago non potrei mai fare» • «“L’anima da mago è sempre giovane. Sono fiero della longevità della mia carriera, dell’amore del pubblico, dell’entusiasmo per il mio lavoro”. […] Si è mai sentito in possesso di poteri speciali? “Sì, fin da piccolo sapevo che potevo ‘sentire’ persone e cose nel profondo. Ma il mio vero potere è far sognare: chi lo vuole, ovviamente. Far felici quante più persone possibile anche solo per un’ora”» (Provvedini) • «Possibile che i suoi trucchi riescano sempre? “Una volta stavo facendo levitare una Ferrari, ma commisi un errore e la macchina cadde, sfasciandosi. Fu molto, molto imbarazzante”. E l’illusionista che fa sognare le persone che illusione sogna per sé? “Cantare. Quando canto, il pubblico sparisce”» (Carlo Faricciotti).