20 settembre 2022
Tags : Reinhard Marx
Biografia di Reinhard Marx
Reinhard Marx, nato a Geseke (Renania Settentrionale-Vestfalia, Germania) il 21 settembre 1953 (69 anni). Cardinale presbitero di San Corbiniano (creato il 20 novembre 2010 da papa Benedetto XVI). Arcivescovo metropolita di Monaco e Frisinga (dal 2007). Già vescovo di Treviri (2001-2007) e di Pedena (1996-2001). Coordinatore del Consiglio per l’economia (dal 2014). Membro del Consiglio dei cardinali (dal 2013). Già presidente della Conferenza episcopale tedesca (2014-2020) e della Commissione delle conferenze episcopali della Comunità europea (2012-2018). «Non sono le persone che devono cambiare: è la Chiesa che deve cambiare» (a Domenico Agasso e Letizia Tortorello) • «Marx, oltre all’omonimia con l’autore del Capiitale, ha ricevuto in dote dal padre sindacalista il Dna dell’impegno sociale, che sin dall’ordinazione accompagna il suo sacerdozio» (Piero Schiavazzi). «Prete nel 1979, ha studiato Teologia e Filosofia a Paderborn, Parigi, Münster e Bochum, conseguendo il dottorato in Teologia nel 1989 sul tema “Una Chiesa diversa? Possibilità e limiti del contributo sociologico”» (Maria Teresa Pontara Pederiva). «Da giovane prete sono stato […] immerso, con la mia dissertazione, nella discussione sul mondo moderno. Così mi è diventato chiaro quanto esso si radichi nel cristianesimo. […] La tesi della mia dissertazione è che i princìpi fondamentali della dottrina sociale cattolica devono essere usati nei confronti della Chiesa come organizzazione che è anche umana. Nella Chiesa non è lecito che valgano leggi completamente diverse da quelle valide in altri ambiti della società. Perché questo sarebbe contrario alla fede nell’incarnazione e alla analogia ad essa collegata dell’essenza della Chiesa» (a Stefan Orth e Volker Resing). «Il suo pallino sono da sempre le ingiustizie sociali. […] È coautore dei due più importanti documenti sulla dottrina sociale della Chiesa tedesca. E quello del 1997 pare aver avuto un effetto tutt’altro che secondario anche sulla politica nazionale. In quel documento ribadiva uno dei princìpi fondanti della dottrina, e cioè l’assoluta precedenza del lavoro sul capitale. Un documento che, pur sottolineando la responsabilità di ognuno, era stato letto dalla Süddeutsche Zeitung come critica a Helmut Kohl (in quei tempi la disoccupazione, dovuta non solo a una congiuntura negativa ma anche alla riunificazione del Paese, aveva assunto proporzioni mai conosciute). Poi ci fu il suo leggendario intervento nel 1998 a un congresso dei Verdi a Münster. In occasione di quella convention Marx si era adoperato affinché i rapporti tra il partito di Joschka Fischer e la Chiesa si normalizzassero. Nelle elezioni che si tennero qualche mese dopo, il centrosinistra vinse, e Kohl dovette cedere, dopo 16 anni, il timone del Paese. […] Le prime volte che si recò nell’ex Germania dell’Est, iniziava così i suoi discorsi: “Avete atteso Marx per quarant’anni. Ora è arrivato, ed è un sacerdote cattolico”» (Andrea Affaticati). «Vescovo ausiliare di Paderborn nel 1996, diventa vescovo di Treviri nel 2001 e dopo sei anni è assegnato in Baviera ed elevato a cardinale nel concistoro del novembre 2010. […] È stato presidente della Commissione per le questioni sociali della sua Conferenza episcopale: in quella veste si è fatto conoscere (in dibattiti tv come in incontri col mondo della finanza) per la sua azione decisa nei confronti di temi come la giustizia e l’equità, denunciando i limiti dell’economia di mercato e promuovendo invece un’economia di mercato sociale. Das Kapital. Eine sozialethische Streitschrift è il titolo che, non senza una punta di ironia, aveva voluto per il suo fortunato testo del 2008 (tradotto in Italia da Rizzoli [col titolo Il capitale. Una critica cristiana alle ragioni del mercato – ndr]), dove conduceva una critica serrata al capitalismo alla stregua del suo omonimo Karl, cui era dedicata una originale Lettera. Al “caro omonimo” scriveva: “Le conseguenze del tuo pensiero sono state alla fine disastrose”. Ma ciò non significa affatto sminuire la fondamentale bontà della sua analisi sociale, anzi: se avvertiva i lettori di “non aspettarsi una difesa tout court del marxismo”, invocava però una riforma dell’attuale mercato e dei suoi eccessi alla stessa stregua della critica marxiana del XIX secolo. “E questa non è da considerarsi un’utopia, bensì un’autentica necessità per il bene dell’umanità intera”. […] Marx può contare su una vasta popolarità, che dalla terra tedesca si allarga a tutta Europa, ma non solo. Non è un mistero che le sue competenze di teologo morale, con particolari interessi nel campo della dottrina sociale, l’abbiano visto come uno dei più stretti collaboratori di Joseph Ratzinger nella stesura della Caritas in veritate» (Pontara Pederiva). Il 28 settembre 2013, quando papa Francesco istituì con un chirografo «un “Consiglio di cardinali”, con il compito di aiutarmi nel governo della Chiesa universale e di studiare un progetto di revisione della costituzione apostolica Pastor bonus sulla Curia romana», Marx fu uno degli otto cardinali (in seguito diventati nove, da cui l’abbreviazione giornalistica «C9») chiamati a farne parte. «Nell’ottobre 2013, nel mio primo intervento al Consiglio dei cardinali, parlavo di “declericalizzazione della Curia”». Nel novembre 2013, poi, «è Marx che […] pronunciava davanti ai vescovi bavaresi un solenne e pubblico j’accuse nei confronti del prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, il mai troppo amato Gerhard Ludwig Müller – tra i due in passato c’è stata acrimonia –, reo di voler “bloccare un dibattito avviato da altri” riguardo alla questione della riammissione ai sacramenti dei divorziati risposati. In prima fila tra chi in Germania chiede la svolta sulla pastorale familiare e guarda al Sinodo come all’occasione propizia per dare una rapida risposta a coloro che si trovano in una situazione giudicata irregolare dalla Chiesa – “È chiaro che qualcosa andrà detto a queste persone” –, […] a Roma l’arcivescovo di Monaco sta acquisendo sempre più peso» (Matteo Matzuzzi). Se ne ebbe ulteriore conferma il 24 febbraio 2014, quando, con la contemporanea istituzione di due nuovi dicasteri economici della Curia romana, la Segreteria per l’economia e il Consiglio per l’economia, «la Santa Sede, alla stregua degli Stati secolari, si avventura sul terreno scivoloso della politica economica e si accinge a operare scelte selettive, attraverso due figure nuove e di pari stazza, fisica e istituzionale: i ministri del Tesoro e della Programmazione. Da una parte […] l’australiano cardinale George Pell, […] conservatore, filoamericano e rigorista. Dall’altra il progressista, mitteleuropeo e socialdemocratico Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco di Baviera, presidente dei vescovi tedeschi ed europei, chiamato a coordinare il Consiglio per l’economia: un collegio di otto cardinali e sette laici “avente una propria autorità di indirizzo, non un mero organo consultivo”, ha sottolineato padre Lombardi» (Schiavazzi). Il 12 marzo successivo fu inoltre eletto presidente della Conferenza episcopale tedesca, ruolo che ricoprì – non senza eccessi polemici di chiara marca antiromana e prese di posizione fortemente controverse, spesso al limite del protestantesimo – fino al 2020, quando annunciò di non volersi ricandidare. «È tempo di passare la mano, di lasciare spazio ai giovani, ha detto. […] Marx era presidente dal 2014, e da allora ha impresso una sterzata decisa verso le istanze più progressiste: attivissimo sui media, conferenziere d’indubbio valore, minacciò Roma di fare come Lutero con le sue tesi se il Sinodo sulla famiglia non avesse accolto le istanze dei presuli di Germania. “Non sarà Roma a dirci come dobbiamo comportarci qui!”, urlò davanti a pletore di giornalisti ben lieti di sentire un vescovo – per una volta – parlare chiaro. Ora Marx lascia, dopo aver lanciato e inaugurato il Sinodo “vincolante” per la Chiesa di Germania che si ripromette di aggiornare dottrina e pastorale su morale, sesso, famiglia, donne, celibato. Gestirà dietro le quinte» (Matzuzzi). «Durante il Sinodo biennale sulla famiglia, Marx invocò svolte radicali in fatto di dottrina e morale. […] È andato avanti con il cammino sinodale “vincolante” in patria nonostante da Roma facessero notare a lui (e al suo successore alla testa della Conferenza episcopale tedesca, mons. Georg Bätzing) che bisognava rallentare, riversando ogni energia più sulla necessità di unire che non di dividere ulteriormente la Chiesa. Appelli – tutti – rispediti al mittente. […] Marx ha accompagnato l’episcopato tedesco alla resa dei conti con Roma, opera che prosegue ora con il successore mons. Bätzing» (Matzuzzi). Nell’aprile 2021 Marx «doveva essere insignito della Croce al merito federale, ma la dura protesta di gruppi di vittime di abusi, tra cui l’associazione che riunisce le vittime nella diocesi di Treviri, di cui Marx è stato vescovo, e che lo accusa di avere troppe ombre nel suo passato, lo ha indotto a rifiutare l’onorificenza con una lettera al presidente della Repubblica Federale Frank-Walter Steinmeier» (Andrea Galli). Fu forse questa una delle ragioni che lo indussero, il 21 maggio successivo, a presentare a papa Francesco le proprie dimissioni quale arcivescovo di Monaco e Frisinga, allo scopo di assumersi simbolicamente la «“corresponsabilità relativa alla catastrofe dell’abuso sessuale perpetrato dai rappresentanti della Chiesa negli ultimi decenni”. […] E aggiunge Marx: “A seguito del progetto scientifico (studio Mhg) sull’abuso sessuale sui minori commissionato dalla Conferenza episcopale tedesca, nel Duomo di Monaco ho affermato che abbiamo fallito, ma chi è questo ‘noi’? Certamente ne faccio parte anch’io. E questo significa che devo trarre delle conseguenze personali”. […] “Mi pare – scrive sempre il cardinale – di essere giunti a un ‘punto morto’, che però potrebbe diventare anche un punto di svolta, secondo la mia speranza pasquale”. E “un punto di svolta per uscire da questa crisi può essere, secondo me, unicamente quella della ‘via sinodale’, una via che davvero permette il ‘discernimento degli spiriti’, così come Lei ha sempre sottolineato e scritto nella Sua lettera alla Chiesa in Germania”» (Galli). Poche settimane dopo, il 10 giugno, papa Francesco respinse le dimissioni di Marx con una lettera dagli accenti fraterni, in cui lo ringraziava per il suo coraggio («È un coraggio cristiano che non ha paura della croce, e che non ha paura di umiliarsi di fronte alla terribile realtà del peccato. È quello che ha fatto il Signore») e si dichiarava «“d’accordo con te nel qualificare come una catastrofe la triste storia delle violenze sessuali e il modo in cui la Chiesa l’ha affrontata fino a poco tempo fa”. Insomma, sintonia sul punto con l’ex presidente della Conferenza episcopale tedesca. […] La lettera del Papa rafforza Marx soprattutto in ottica interna, mentre ne esce indebolita l’ala che più avversa il Sinodo locale, impersonata dal cardinale Rainer Maria Woelki» (Matzuzzi). Accolta «in spirito di obbedienza» la decisione di Bergoglio, nel gennaio 2022 Marx, all’indomani della pubblicazione del rapporto che quantificava in 497 il numero dei minori vittime di abusi nell’ambito della Chiesa bavarese tra il 1945 e il 2019, chiese «ancora una volta perdono alle vittime degli abusi, ma anche ai fedeli, che ora dubitano della Chiesa, che non si fidano più dei responsabili e la cui fede ha subìto danni. […] La mia colpa più grande è stata quella di aver trascurato gli abusati. Avrei dovuto impegnarmi di più». «Il rapporto chiama in causa lo stesso Marx per errori nella gestione di due vicende. “In almeno un caso – la sua risposta – mi rimprovero di non essere intervenuto attivamente. Avrei potuto agire di più e con maggiore impegno? Certamente sì”» (Riccardo Maccioni). Il 19 marzo 2022 papa Francesco pubblicò la costituzione apostolica Praedicate evangelium, la riforma della Curia romana frutto del pluriennale lavoro del Consiglio dei cardinali, che ha quindi abrogato la costituzione apostolica Pastor bonus di papa Giovanni Paolo II (1988). «Quali sono le principali novità? “Il Papa dice che la Curia, ‘direzione’ della Chiesa universale, non è una segreteria del Pontefice. Certo, il Papa è la base dell’unità della Chiesa, ma il Concilio dice anche chiaramente che la Chiesa non è come una piramide. Ci deve essere, più che un insieme, un incastro, tra la Chiesa universale e la Chiesa locale. Non c’è l’una senza l’altra. La Curia non è solo un ente in mezzo, bensì deve sostenere questo insieme. Ma questa istituzione come può essere organizzata? Possono preti e laici, uomini e donne, lavorare uno accanto all’altro, anche in posizioni dirigenziali? Il Papa dice un chiaro ‘sì’. Forse i cardinali in futuro saranno piuttosto un senato del Papa: bisogna riorganizzare i vari incarichi. Poi ci devono essere compiti precisi nei dicasteri (ministeri). Sarà un grande passo, accadranno cose importanti”» (Agasso e Tortorello) • «Il suo motto è “Ubi spiritus Domini, ibi libertas”. Dov’è lo spirito del Signore, lì c’è libertà. “Mi ha sempre fatto arrabbiare il fatto che la libertà venga contrapposta alla predicazione della Chiesa. E che tanti pensino che Chiesa e libertà siano incompatibili. È un’espressione-chiave di san Paolo. La questione su cosa vuol dire libertà sarà cruciale nel tempo che abbiamo davanti» (Gianni Valente) • «Grande cultore di Bacco e tabacco, un fisico possente, un’oratoria sfavillante e maledettamente accattivante (dote che ha sapientemente usato a favore del suo proselitismo), […] viene unanimemente ritenuto una delle menti più brillanti del cattolicesimo tedesco» (Affaticati). «Un metro e novanta di coraggio e determinazione tedeschi, un’energia fuori dal comune, […] una grande capacità pastorale e facilità a relazionarsi con le persone» (Pontara Pederiva) • Tifoso del Borussia Dortmund • Molto attivo nel dialogo con i protestanti, Marx è giunto al punto di indicare in Lutero un modello per la riforma della Chiesa cattolica da lui auspicata. «Dopotutto, il monaco agostiniano “non aveva lo scopo di dividere la Chiesa”. […] Il suo obiettivo, ha spiegato Marx in un commento scritto di proprio pugno per il giornale culturale Politik & Kultur, era solo quello di “richiamare l’attenzione su ciò che oscurava il messaggio del Vangelo”. Nessuna paura, dunque, nel riprendere in mano le sue tesi e teorie, anche quelle affisse sul portale della chiesa di Wittenberg» (Matzuzzi) • «Anche la Chiesa impara nel corso del tempo. Impara anche ad avere un poco di umiltà. Ecclesia audiens, non solo docens». «La voce della Chiesa non deve limitarsi a ribadire la dottrina: come pastori dobbiamo metterci in ascolto delle persone, condividere la loro sofferenza. Ogni questione è ancora completamente aperta». «Non è che la dottrina della Chiesa debba essere determinata dai tempi moderni, ma è una questione di aggiornamento. È necessario, dunque, adattare la nostra dottrina al Vangelo, alla teologia, così da trovare in modo nuovo il senso di ciò che ha detto Gesù. C’è molto da fare». «La teologia e la Chiesa devono dire che l’emancipazione, i diritti umani e la democrazia sono un progresso». «Non possiamo avere sempre sulle labbra parole come “a immagine e somiglianza di Dio” e poi dire che l’uomo è una creatura insignificante che deve essere guidata dalla Chiesa, in concreto dai vescovi. Preferirei che mi si rimproverasse di sopravvalutare l’uomo piuttosto che seguire un modello di obbedienza che non è all’altezza della dignità dell’uomo. […] Non può essere che noi trasmettiamo alle persone l’impressione che togliamo loro la libertà. Noi rafforziamo la libertà. Non vogliamo dominare la coscienza, ma formarla». «Per alcuni preti, sarebbe meglio se fossero sposati. Non solo per ragioni sessuali, ma anche perché la loro vita sarebbe migliore, se non fossero soli. Questa discussione va affrontata». «La questione del ruolo della donna nella Chiesa è più che matura, e si capisce facilmente. Solo i preti possono guidare la Chiesa? No. Occorrono la responsabilità e i carismi di tutti e tutte, insieme. […] L’uomo e la donna sono uguali: questo è fondato nella Bibbia. Se non viviamo questa uguaglianza siamo gravemente in ritardo. Bisogna accelerare la riforma. Sul sacerdozio femminile Giovanni Paolo II aveva preso una decisione contraria ben precisa. Ma questa discussione non è ancora finita, non basteranno anni». «L’orientamento sessuale non può e non deve comportare un’esclusione dalla Chiesa. Non è possibile! Anche le coppie omosessuali vivono la propria relazione con amore: dunque perché non dire a queste coppie “che Dio vi accompagni lungo la vostra strada” come incoraggiamento? In fondo stiamo parlando di una benedizione, non del sacramento del matrimonio. Una volta mi sono espresso così, e dopo ho avuto un po’ di grane…» • «La Chiesa ipotizzata dal card. Marx perderebbe tutto il “sale” che la rende vera luce nel mondo. Nel mondo ma non del mondo. […] Cristo non ci ha forse invitati a convertirci, cioè a cambiare? […] Se le persone non devono più cambiare, allora la Chiesa diventa semplicemente inutile. È questo che si vuole? […] L’impressione non solo mia […] è che il grande tentativo messo in atto dalla Chiesa tedesca sia proprio quello di piacere di più al mondo, nella illusione, contraddetta dallo stesso Vangelo, di potere essere più facilmente accolta dalla cultura e dal potere attuali, che, come è evidente, hanno tolto Dio da ogni possibile discussione» (Peppino Zola). «Non si dia tanta importanza, il cardinale ipocredente (dichiaratamente ipocredente) e parascismatico Marx. Al Vangelo preferisce il mondo? È solo uno dei tanti» (Camillo Langone) • «Alcuni vedono il pericolo di uno scisma. Quanto reale è tale pericolo? “Io non lo vedo e dico: non abbiate paura! Il Signore guida la Chiesa. Si può tranquillamente litigare. La discussione è anche un segno che siamo una comunità viva”» (Orth e Resing).