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 2022  settembre 29 Giovedì calendario

Biografia di Lella Costa (Gabriella)

Lella Costa (Gabriella), nata a Milano il 30 settembre 1952 (70 anni). Attrice. «Una delle poche donne con cui si può sostenere una conversazione senza cadere nelle trappole dei luoghi comuni, anche quelli del femminismo» (Claudio Sabelli Fioretti).
Vita Imparò a leggere da sola, in un’estate passata dalla nonna materna, proprietaria dell’unica tipografia e cartoliberera a Costigliole d’Asti. Decifrò Il Monello (giornalino a fumetti) e la storia Piccola Eva occhio di lince. Ha dato tutti gli esami in Lettere moderne senza mai laurearsi (Giovanna Zucconi) • Nel 1980, subito dopo il diploma all’Accademia dei Filodrammatici (con medaglia d’oro), esordì con il monologo Repertorio, cioè l’orfana e il reggicalze. Impegnata con autori contemporanei, alla radio, nel teatro-cabaret, dal 1987 anche autrice (Adlib, Coincidenze, Alice, una meraviglia di paese ecc.). Da allora, alterna l’impegno teatrale (che l’ha portata anche a collaborare con Ivano Fossati e Alessandro Baricco) ad apparizioni televisive: tra le più significative: Ieri Goggi e domani, La TV delle ragazze, Il gioco dei nove • «Nel 2016, insieme a Marco Baliani, ho scritto e portato in scena uno spettacolo che si chiamava Human, volevamo raccontare le migrazioni, partendo nientemeno che da Ero e Leandro (amanti costretti alla clandestinità perché nati sulle sponde opposte di quello che allora si chiamava Stretto dei Dardanelli e oggi si chiama Bosforo) per arrivare al presente. Io avrei voluto intitolarlo Canto del nostro smarrimento, mi interessava provare a parlare non tanto di “loro”, ma di “noi” rispetto a “loro”, e così ho scritto una sorta di cantata (rubandola dichiaratamente da “E come potevamo noi cantare”) che chiudeva lo spettacolo e finiva così: “Di fronte a loro / non abbiamo più epica, né voce. / Di fronte al loro scandaloso, indicibile dolore / di fronte a tutto questo morire / così grande e paziente / come potremmo noi mai più cantare?”» (a Gianni Cuperlo) • Nel 2017 ha dato voce sul palco ad alcuni botta e risposta epistolari tra Natalia Aspesi e i lettori della sua rubrica Questioni di cuore sul Venerdì di Repubblica • Da ultimo vista a teatro in Intelletto d’amore, spettacolo scritto con Gabriele Vacis, (2021) e in Se non posso ballare non è la mia rivoluzione (2022) • «Con Gabriele Vacis ci conosciamo da molti anni, abbiamo lavorato insieme per progetti importanti per la mia carriera. Ogni volta è come se si creasse una magia speciale; ci accomuna un senso teatrale pedagogico, ci piace fornire a chi ascolta alcuni strumenti utili per decifrare i classici e rileggerli da un punto di vista diverso» (a Simone Intermite) • Dal 2021 ha assunto la direzione artistica del teatro Carcano di Milano insieme con Serena Sinigaglia e Mariangela Pitturru. «Il mio lavoro resta il palco. “Ma chi me lo ha fatto fare”, mi sono chiesta spesso da quando ho accettato la proposta. Ho una vita professionale intensa e ricca di soddisfazioni. Questo conto di continuare a fare finché godrò dell’apprezzamento del pubblico. Ma c’era una specie di richiamo della foresta teatrale a cui rispondere, che ci unisce tutte anche se abitiamo ruoli diversi del palco» (ad Adriana Marmiroli) • «Io non credo più che tanto alla contrapposizione tra televisione e teatro: sono mezzi diversi e hai ragione, tre o quattro minuti comportano un lavoro e un senso totalmente differenti dal tempo largo e ricco che il teatro si può permettere. Quello di cui non sono del tutto sicura è l’attendibilità del calcolo. Voglio dire, se gli ascolti televisivi vengono determinati in base alle scelte di gruppi di persone definiti, virtuali, perché non considerare che anche gli spettatori che entrano in un teatro possano rappresentarne moltissimi altri? Cinquecento o mille spettatori a sera, moltiplicati per il numero di teatri che ogni sera e nonostante tutto li accolgono, non dovrebbero suggerire un’idea anche numericamente diversa? E poi chi lo dice che chi va a teatro non guardi mai la televisione, e viceversa? Quanto alle maggiori presenze femminili, magari ai miei spettacoli sono un filo più cospicue, ma secondo i dati rilevati dai vari stabili, oltre il 70 per cento del pubblico che va a teatro è comunque costituito da donne (e credo che più o meno la stessa percentuale si applichi a chi legge libri, frequenta musei e va al cinema…)» (a Gianni Cuperlo) • Conduttrice della prima edizione di Amici, lasciò perché incinta della seconda figlia, consentendo a Maria De Filippi di esordire al suo posto • «Uno dei meriti maggiori della sostituzione di Lella Costa con Maria De Filippi fu di Monica Vitti. Stavamo chiacchierando, mi disse: metti Maria. Ero convinto, ma chiesi perché. Ha una voce strana, come la mia. Voci così funzionano, vedrai» (Maurizio Costanzo Panorama) • Anche doppiatrice, dal 1983 è sua la voce di Reeva (Kim Zimmer) nella soap Sentieri. Vista anche al cinema: esordio in Ladri di saponette, di Maurizio Nichetti, nel 1989, poi Visioni private di Francesco Calogero (1990), 500! di Giovanni Robbiano, Lorenzo Vignolo e Matteo Zingirian, La donna della mia vita di Luca Lucini (2010) e Manuale d’amore 3 di Giovanni Veronesi (2011) • La sua produzione letteraria è legata alla pubblicazione dei suoi testi teatrali. Tra i più importanti: In tournée (Feltrinelli), che raccoglie i lavori fino al 2000 (anno di Precise parole). Più di recente ha pubblicato per Solferino Ciò che possiamo fare (2019) e con Gabriele Vacis Intelletto d’amore. Quattro donne e un poeta, Dante Alighieri (2021). Un’autobiografia: La sindrome di Gertrude (Rizzoli 2009) • «Che cos’ha sul comodino? “Ho adattato una vecchia cassaforte inglese che mi ha regalato mio marito. Ci sono sopra tante cose: un libro di José Saramago con una nota di Fabrizio De André che mi riguarda, e che Dori Ghezzi mi ha donato; una agenda da tavolo dove la mia primogenita, Arianna, ha inserito una foto o un pensiero per ogni giorno. Alcuni libri stanno lì da sempre”. Il libro della vita? Le Poesie di Thomas S. Eliot, in una vecchia edizione Garzanti. Mi ha fatto scoprire l’ironia nella poesia. Non a caso, cito Eliot anche nel mio libro Come una specie di sorriso (Piemme)”. Serate in famiglia? “Il nostro gioco preferito, se ci sono le tre figlie e gli amici, è questo: prendiamo Il Mereghetti e a turno uno inizia a leggere la recensione di un film. Il primo che indovina il titolo ha vinto”» • Nel 2019 ha ricevuto l’Ambrogino d’oro, la civica benemerenza del Comune di Milano assegnata ai personaggi che hanno dato lustro alla città.
Politica Di sinistra • «Vedo i coetanei dei miei figli: per molti, Renzi è ganzo perché twitta. Guai ad approfondire. Ma se twitta, gli piace» (nel 2015 a Repubblica) • Nel 2011 ha appoggiato pubblicamente la candidatura a sindaco di Milano di Giuliano Pisapia, nel 2016 ha firmato un appello di sostegno al candidato del centrosinistra Beppe Sala • Nel 2015 Matteo Salvini l’ha attaccata su Facebook: «Lella Costa, attrice buona e solidale, mi ha detto “giro per le strade e in metropolitana, dove di solito gli immigrati sono le persone che si alzano e ti fanno sedere”. Certo, e timbrano tutti il biglietto... Ma in che mondo vivono le anime belle di sinistra???» • Forte sostenitrice di Emergency dal 1995, chiude ogni spettacolo parlando della fondazione di Gino Strada e invitando gli spettatori a versare un contributo nei banchi che fa allestire in fondo alla sala • Sulla guerra in Ucraina: «Cecilia Strada ha chiarito una cosa: c’è un invasore e un invaso. E non è che l’invaso deve essere perfetto o che Zelensky è Martin Luther King. E i gruppi nazisti ci sono anche da noi. Detto questo, se non vai a vedere ti devi fidare di chi ti racconta. Mi colpisce perché abbiamo determinate reazioni solo quando la guerra si avvicina a noi. Ma non è che prima dell’Ucraina il Pianeta fosse in pace. Dov’erano allora tutti questi giocatori di Risiko, che adesso scoprono che nei conflitti muoiono i civili, quando in Ruanda morivano oltre un milione di persone?» (a Silvia D’Onghia).
Calcio Interista.
Amori Sposata dal 1990 con Andrea Marietti, agente immobiliare, madre di Arianna, Viola e Nina • Si corteggiarono a lungo scrivendosi lettere d’amore. Cominciò lei nel 1987, datando la missiva San Pietroburgo, dandogli del voi, chiamandolo «Conte Vronskij» e firmandosi «Anna Karenina» («Bastava guardarlo per capire che avrebbe dovuto andare in giro vestito da ussaro»). Lui, tutto divertito, rispose senza esitazioni: «Anna cara, mi trovo a Tver, dove, nella mia condizione di aiutante di campo dello zar, mi occupo dell’arruolamento delle reclute». Quando si sono sposati hanno fatto incidere sulle fedi nuziali: San Pietroburgo, 1° dicembre 1990 (Valeria Numerico) • Il primo fidanzato aveva una 500 blu, «scomodissima, romantica e un po’ civetta» (Elisabetta Castiglione) • «Come sempre, quando si tratta di uomini è una questione di dimensione, non di qualità» (a Le Invasioni Barbariche su La7 nel 2014) • «Il binomio donne-risata è uno dei tanti problemi degli uomini con le donne. Ci stanno ancora raccontando che se una donna fa ridere non può essere seducente, sexy. Anche nella relazione privata ti dicono “Attenzione ad essere simpatica”» (a Claudia Casiraghi).
Vizi Beve molto tè. «E non solo al mattino. Giro sempre con il bollitore, anche quando sono in tournée. Il caffè è un’abitudine solitaria; il tè è un rito collettivo. Anche per questo mi piace e non ci rinuncio mai. Ho un’ottantina di teiere; alcune preziose, la maggior parte buffe, regalate da amici» (a Cristina Lacava) • Colore preferito: viola «A dispetto di tanti che lo temono. Pensare che quest’avversione nel mio ambiente nasce dal fatto che il viola è il colore della Quaresima. Nel passato, in quel periodo dell’anno i teatri restavano chiusi, e gli artisti facevano la fame. Io invece ho scelto proprio il nome Viola per una delle mie figlie. Non sono scaramantica, però ho un rito: nel 1987 ho debuttato in teatro da sola sulla scena. In quell’occasione, indossavo una maglietta con il logo della 20th Century Fox. Siccome è andata bene, da allora metto quella maglietta a ogni première» (ibidem).