Danilo Taino e Milena Gabanelli per il “Corriere della Sera”, 10 ottobre 2022
IL MAO DEL TERZO MILLENNIO – DOMENICA SI APRE A PECHINO IL XX CONGRESSO DEL PARTITO COMUNISTA CINESE CHE, SENZA ALCUN DUBBIO, CONFERMERÀ XI JINPING ALLA GUIDA DEL PAESE PER IL TERZO MANDATO CONSECUTIVO, DOPO 10 ANNI DI EPURAZIONI E REPRESSIONE – MI-JENA GABANELLI: “XI SI PRESENTA CON UNA CONCENTRAZIONE DI POTERE SENZA PRECEDENTI IN 40 ANNI. SUL PIANO DEI RISULTATI, PERÒ, ARRIVA CON POCO DA MOSTRARE. ANZI, CON ALCUNI FALLIMENTI. IL PRIMO È LA RISPOSTA DISASTROSA AL COVID. E POI LA BOLLA IMMOBILIARE, l’“AMICIZIA SENZA LIMITI” A PUTIN…” -
Il 16 ottobre, si aprirà a Pechino il XX Congresso del Partito comunista cinese, il più rilevante da quarant' anni. Durante l'assise, 2.300 delegati dovranno decidere molte cose e stabilire se il compagno Xi potrà rimanere leader per il terzo mandato consecutivo. Da quando la Cina si è aperta al mondo (fine anni '70) e fino al 2018, la Costituzione cinese aveva posto il limite di due mandati. Ma quell'anno Xi l'ha fatta emendare e ora in teoria potrebbe rimanere al potere a vita.
Ogni cinque anni, però, Xi deve convincere l'establishment comunista a riconfermargli il mandato. Anche oggi. Che venga rinominato è praticamente certo. La sorpresa possibile potrebbe essere il cambiamento del titolo ufficiale di Xi: innalzato da segretario generale del Pcc a chairman del Partito, così come lo era il presidente Mao.
Fuori gioco tutti gli avversari Nei dieci anni di leadership - segretario del Partito, presidente della Repubblica popolare cinese, capo dell'Esercito di Liberazione Popolare - Xi Jinping ha immensamente rafforzato il proprio potere personale. Anche attraverso migliaia di epurazioni condotte dietro la politica di lotta alla corruzione, ha eliminato gli avversari più temibili. Già prima di salire al potere, nel 2012, il suo rivale diretto, Bo Xilai, fu arrestato, accusato di corruzione e altri crimini, il che gli ha spianato la strada verso il vertice. Subito dopo essere stato eletto alla guida della Cina, Xi ha lanciato una serie di purghe che hanno portato in prigione e all'espulsione dal Pcc migliaia e migliaia di membri, in alcuni casi avversari per il potere.
Nella sola prima metà di quest' anno, sono stati puniti 21 quadri di partito di livello ministeriale nelle province, e 1.237 a livello di distretto e di dipartimento. In settembre, il viceministro per la Sicurezza Sun Lijun è stato condannato a morte (pena sospesa) perché «sleale» a Xi. L'ex ministro della Giustizia Fu Zhenghua ha seguito la stessa sorte. Si tratta dello stesso Fu Zhenghua che nel 2014 ebbe un ruolo centrale nell'epurazione dell'ex ministro della Sicurezza Zhou Yongkang. Inoltre, il leader ha fatto inserire nel preambolo della Costituzione il «Pensiero di Xi Jinping sul socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era» al fianco del «Pensiero di Mao Zedong».
Dieci anni di guida: i risultati Xi si presenta dunque al Congresso con in tasca una concentrazione di potere senza precedenti negli scorsi quarant' anni. Sul piano dei risultati, però, arriva con poco da mostrare. Anzi, con alcuni fallimenti. Il primo è la risposta disastrosa data alla pandemia da Covid-19. All'inizio ha cercato di spazzare sotto al tappeto il problema e ha fatto silenziare chi avvertiva del pericolo.
Poi, ha imposto le misure di controllo più rigide che si siano mai viste: i lockdown continuano tuttora a colpire intere città quando si presentano focolai di pochi casi di coronavirus. In settembre, forme di restrizione hanno colpito decine di centri. Il problema è che Xi Jinping si è intestato la paternità della politica di Zero-Covid, nonostante gli esperti gli abbiano consigliato di abbandonarla in quanto irrealizzabile. Ma «l'imperatore» non può ammettere di aver sbagliato. Così, mentre il resto del mondo cerca una normalità, la Cina rimane chiusa e l'economia rallenta.
L'economia di Stato L'obiettivo che Pechino si era posta per il 2022 era una crescita del Pil del 5,5%, già bassa per gli standard storici del Paese. È ora opinione condivisa dagli esperti che si starà sotto di uno o due punti. Che un'economia emergente riduca il tasso di crescita via via che il suo Pil aumenta è normale, ma le politiche del Partito comunista hanno rafforzato la tendenza. E non solo a causa dei continui lockdown. Xi ha dato l'indicazione di limitare il settore privato, di favorire le aziende pubbliche e di riportare l'economia sempre più sotto il controllo dello Stato (cioè del Partito).
Una politica che va sotto il nome di «prosperità comune», la quale sarà centrale nel Congresso. Rovesciando molte delle riforme di mercato introdotte da Deng dalla fine degli anni Settanta, Xi ha reintrodotto elementi di economia pianificata sullo stile dell'era maoista, e nelle imprese private sta infiltrando cellule del Partito a scopo di controllo e di indirizzo. Alcune imprese dinamiche, come il gruppo assicurativo Anbang e la conglomerata Hna, hanno dovuto cedere il controllo dei loro business allo Stato.
Gruppi fortissimi come Alibaba e Tencent sono stati ridimensionati, multati e sottoposti a nuove regole. Il fondatore di Alibaba, Jack Ma, che ha criticato la gestione finanziaria del Paese, è stato emarginato. Invece, Sun Dawu del Dawu Group, un colosso dell'agricoltura, che ha osato dare del clown a Xi per la sua gestione della pandemia, ora è in carcere con una condanna a 18 anni.
Il crollo delle costruzioni Nel frattempo, è scoppiata la bolla immobiliare. A farla esplodere sono state alcune regole finanziarie introdotte da Pechino per frenare la speculazione. Il risultato è un domino di default, il più importante dei quali è quello di Evergrande, un gruppo immobiliare con passività nell'ordine dei 300 miliardi di dollari. La crisi che ha colpito il settore, che realizza quasi il 30% del Pil cinese, ha provocato il congelamento dell'attività: migliaia di palazzi non finiti rimangono tali.
I cittadini che hanno versato anticipi per una nuova casa in 320 progetti sparsi per il Paese ora si rifiutano di pagare le rate per un appartamento che non avranno. Standard & Poor' s calcola che al momento i prestiti boicottati raggiungano i 145 miliardi di dollari. La ricaduta è anche sui servizi sociali, tagliati dai governi locali a corto di soldi.
Sale il «rischio» Cina In questa cornice, la capacità di attrazione dell'economia cinese si indebolisce. Il Paese rimane centrale nelle catene globali di creazione del valore, ma alcune multinazionali hanno iniziato a spostare pezzi di produzioni fuori dalla Cina. Apple produce orologi, AirPod e iPad in Vietnam e porterà lì anche parte della produzione del nuovo iPhone.
Sempre in Vietnam, Microsoft realizza le Xbox che prima faceva in Cina, e in Vietnam Google ricollocherà parte della produzione dello smartphone Pixel. Amazon produce i dispositivi Fire Tv in India. Secondo le Camere di Commercio in Cina di Usa e Ue, sale il «rischio Cina» per investitori e multinazionali. L'altro lato della politica del leader di Pechino riguarda gli affari internazionali, dove l'obiettivo dichiarato è portare il Paese al centro degli equilibri mondiali. Anche qui, Xi arriva al Congresso con poco da vendere. Il suo progetto distintivo, la Belt and Road Initiative trova sempre più difficoltà a progredire, dopo che in alcuni Paesi che vi hanno aderito (Malaysia, Sri Lanka, Pakistan) si sono visti i cattivi effetti dell'indebitamento con la Cina per finanziare progetti infrastrutturali.
L'amico Putin e l'isola ribelle La decisione di politica estera che Xi Jinping porterà come un peso nel Congresso è quella della «amicizia senza limiti» con Vladimir Putin, dichiarata venti giorni prima dell'invasione russa dell'Ucraina. Quasi un via libera. E non condiviso da una parte dei vertici del partito. Per parte sua, Xi ha militarizzato il Mar cinese meridionale e minaccia di prendere con un blocco militare o con la forza Taiwan, isola che considera una provincia ribelle.
Su tutti questi temi nel Congresso si confrontano una fazione quasi marxista ortodossa, alla quale si può iscrivere Xi; una di centro della quale fa parte il primo ministro Li Keqiang che vorrebbe più libertà in economia; e una di destra, la più debole, liberale in economia e aperta a riforme parzialmente democratiche.
L'esito è scontato: gli errori del decennio difficilmente verranno corretti dal Congresso, mentre le decisioni della Cina condizioneranno il precario equilibrio internazionale.