la Repubblica, 10 ottobre 2022
Intervista a Salvatore Esposito
I punti fermi restano la famiglia «che mi ha trasmesso valori importanti», il successo internazionale di Gomorra ,l’esperienza diFargo in America.
Adesso lo aspetta il progetto di Piedone, in cui raccoglie l’eredità di Bud Spencer «che è una gioia immensa, è un eroe adorato dalla gente, con cui sono cresciuto».
Ma a Salvatore Esposito, 36 anni, partito da Mugnano di Napoli alla conquista della tv e del cinema, non basta fare l’attore: dopo aver pubblicato Lo sciamano , ha scritto il seguito del libro Eclissi di sangue(Sperling & Kupfer), altra storia nerissima che vede protagonista Christian Costa, un profiler sempre più infallibile, ma allo stesso tempo un uomo più schivo e fragile. Nel corso dell’indagine, che parte col ritrovamento del corpo di Telma Queiroz Duarte, in un paesino della Galizia — è stata sgozzata, ma hanno fatto scempio del corpo, era incinta — l’investigatore creato da Esposito esplora l’occulto, le sette, l’inferno in terra.
Perché la affascinano tanto questi temi?
«Essendo un curioso di natura ho sempre cercato di scoprire e di capire cose che non riusciamo a comprendere. Ognuno di noi è affascinato da quello che non conosce. Questo mi ha portato a leggere, a esplorare aspetti della vita che mi affascinavano: quelli non decifrabili. E poi perché l’occulto è anche una via di fuga, ti fa pensare che ci sia qualcosa oltre, qualcosa più grande di noi, più potente».
Com’è nata la passione per la scrittura?
«Amo la creatività, penso che dobbiamo pensare in grande.
Quello che ho sempre cercato di fare è scrivere soggetti perché possano essere trasformati in film e serie, mi piacciono i personaggi che vorrei interpretare. Lo sciamano è arrivato per caso ed è stato un bel caso, diciamo che attraverso questa opportunità ho cercato di sfruttare quello che era il mio gusto e mi è andata bene.
Stiamo lavorando perché questi racconti con Costa protagonista diventino serie».
In questo secondo capitolo il profiler sembra perdere le certezze.
«Nella sua genesi è un personaggio che ha un’abilità fuori dalla norma e tutta l’umanità possibile dell’essere umano: il suo essere introverso, ipersensibile, il legarsia determinate figure, ce lo rende vicino. Mi piace il contrasto nelle persone che nel proprio ambito — nel bene e nel male — sono considerate come dei e che invece nella vita hanno zone d’ombra, piene di dolore».
Metterebbe in questa categoria anche Genny Savastano di "Gomorra"?
«A volte crediamo che gli uomini di potere, cattivi, odiati, siano privi di ogni debolezza. Spesso tutta quella cattiveria, quella rabbia, il dolore che provocano sono sintomo di un profondo malessere. Alcuni casi di bullismo derivano da bambini che a loro volta sono stati vittime in famiglia; è troppo facile all’esterno rendere tutti carnefici o vittime».
Sarà il protagonista di una serie di Sky ispirata a Piedone, con l’indimenticabile Bud Spencer.
Sente la responsabilità?
«Sono cresciuto con i suoi film, Piedone per me è iconico.
Nonostante Bud Spencer sia stato amatissimo e abbia avuto grande successo, la percezione della sua fama all’estero è ancora più grande: ci sono statue di Bud in Ungheria, in Germania. È un napoletano apprezzato nel mondo, quando è nata l’idea della serie con la famiglia Pedersoli mi ha chiamato il figlio Giuseppe, sono stato felicissimo. Sky, Titanus e Wildside stanno sviluppando un progetto magnifico. La responsabilità nasce quando ci sono dubbi: noi sappiamo che vogliamo fare qualcosa di bello, omaggiare quella storia, il personaggio, un supereroe moderno. Carlo Pedersoli ha portato Napoli nel mondo, come Totò, De Filippo, Maradona. E quando ci sono il rispetto e questa ammirazione, ti senti sicuro.
Non voglio deludere i fan e prima di tutto me stesso».
È vero che l’incontro più bello della sua vita è stato quello con Maradona?
«Ero al San Carlo di Napoli, Maradona mi abbracciò: "Salvatore, che onore conoscerti".
Da tifoso del Napoli non riesco a spiegare cosa ho provato, quell’uomo era luce, è stato il calciatore più forte di tutti i tempi.
Le ombre erano solo sue ma attraverso la sua umanità ha parlato a tutti. Era generoso, aveva un grande cuore, ha fatto cose che molti non sanno e lo rendeono una persona unica».
Con Marco D’Amore, con cui hacondiviso il successo di "Gomorra" siete grandi amici: com’è andata a "Celebrity hunted 3"?
«Ci siamo divertiti come pazzi, nel programma di Prime Video — credo si vedrà a novembre — ti metti davvero in gioco. E saper giocare anche da adulti è bellissimo».
Se dovesse fare un bilancio, si definirebbe un ragazzo fortunato?
«Sono riuscito a realizzare qualsiasi cosa che abbia sognato, come potrei non esserlo? Specie in un’epoca dura, che ci porta a rapportarci con mille muri, ostacoli, giudizi spietati.
Ho sempre sognato tenendo i piedi per terra. Il mio fratellino oggi ha tredici anni. Per ora si gode la sua età, le sue amicizie, a casa lo lasciamo spensierato: sceglierà di fare quello che vuole. So quanto la famiglia ha contato per me e mi prendo cura di chi amo. Ma quando dico: "Aumentano le gioie e anche le responsabilità" so cosa dico».
Spieghi un po’.
«A volte quando hai poco stai bene, quando si ha tanto non sempre si riesce a godere di quel tanto. Paola, la mia compagna, prova a farmi ragionare. Sono un Acquario curioso e sono un artista, due cose che tenute insieme sono complicate».