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 2022  ottobre 10 Lunedì calendario

Farsi curare i denti all’estero può essere pericoloso

«Vieni a curarti da noi i denti e risparmi dal 50 a 70 per cento». La proposta non è niente male se un salto dal dentista è ormai urgente ma di soldi da spendere ce ne sono pochi. A frenare l’entusiasmo c’è però un particolare non di poco conto: lo studio medico in questione si trova in un Paese dell’Est. Il malcapitato che ha bisogno di denti nuovi sta per demordere, fino a quando gli cade l’occhio sulla frase successiva della pubblicità: «Ti offriamo anche volo e visita gratuita della città». E così capita di cedere alla proposta: i pazienti partono, il tempo di mettere piede nello studio medico e nel giro di un paio di ore si ritrovano senza più i vecchi denti, anche quelli sani, e con una bella protesi. Ma l’incubo spesso non finisce qui, perché al rientro a casa, doloranti e con la faccia ancora gonfia, sono poi costretti a chiedere aiuto a un dentista italiano.
LA RICHIESTA
La trappola delle cure a basso prezzo è diventata un fenomeno così preoccupante che ora la Commissione Albo Odontoiatri (Cao) nazionale della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, ha chiesto l’intervento dell’Agcom, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, per provare a evitare almeno la diffusione di messaggi pubblicitari ingannevoli. «Alcuni dentisti del nostro Paese si cancellano dagli ordini italiani per non essere controllabili dal punto di vista etico e deontologico e poi fanno pubblicità su internet e operano fuori dall’Italia denuncia il presidente della Cao Raffaele Iandolo È una furbizia intollerabile, perché non possiamo verificare né la qualità delle cure, né la correttezza del rapporto con il paziente e neanche la veridicità della pubblicità».
IL LISTINO
In effetti, il listino dei prezzi è accattivante. Per una otturazione possono bastare 45 euro. Ma c’è anche chi azzarda a pubblicizzare una terapia dentale a partire da 1 euro. In linea di massima, a parità di trattamento le prestazioni costano da un 30 a un 50 per cento in meno. «Ci sono materiali più costosi che magari non vengono utilizzati all’estero e hanno riduzioni importanti, come per l’implantologia – spiega Iandolo – In quei Paesi non è controllabile la provenienza né delle protesi e neanche delle viti implantari».
Ma a far preoccupare i medici italiani non è solo la concorrenza sleale dei colleghi stranieri. «Il problema non è tanto che costi meno l’intervento in sé spiega Bruno Oliva, segretario culturale nazionale dell’Associazione nazionale dentisti italiani (Andi) Sappiamo infatti che spesso le aziende in quei Paesi vendono lo stesso prodotto a minor costo. Per noi è però discutibile l’assistenza post intervento: se per esempio si esegue una prestazione implantoprotesica, sappiamo che non è necessario soltanto l’intervento per inserire la protesi, ma poi serve un’assistenza continua, che difficilmente può essere garantita all’estero». E infatti capita che al rientro in Italia il dolore ai denti si ripresenti senza scampo. «Molte volte vediamo i pazienti venire nei nostri studi con le facce gonfie e con i lividi che gli arrivano al collo a causa di questi interventi – sottolinea Lauro Ferrari, segretario sindacale nazionale dell’Andi – Il punto è che se devo andare all’estero e faccio tanti chilometri per una risposta a un mio problema, chi è dall’altra parte difficilmente adotterà un approccio conservativo, ma cercherà di ottenere il massimo rendimento nel minor tempo possibile. Il che vuole dire che magari per denti che potevano essere mantenuti per altri sei o sette anni con cure conservative, viene data l’indicazione, a nostro avviso forzata e impropria, all’estrazione, alla bonifica totale, al posizionamento di impianti post estrattivi e protesi a carico immediato; questi interventi in termini scientifici possono anche essere fatti, ma soltanto se si verificano determinate condizioni».
LA RIFLESSIONE
Ma intanto resta la questione dei costi dentali. Per evitare che i pazienti cadano nella trappola degli «imbonitori», secondo i dentisti italiani, «è necessaria una riflessione sulla vulnerabilità sanitaria e su come fare per mettere in condizione anche chi ha meno opportunità di poter accedere alle cure».