Corriere della Sera, 9 ottobre 2022
Il record dell’ora di Ganna
I nove metri nel salto in lungo, i 9 secondi nei 100 metri, i due metri e mezzo nell’alto. Trasportati nel ciclismo, sono i muri che Filippo Ganna ha saltato (tutti assieme) ieri sera sbriciolando il record dell’Ora su pista. Cavalcava un Bolide da 60 mila euro e la tecnologia è stata decisiva, certo: la bici-missile, il telaio ispirato alle pinne delle megattere per aggirare la resistenza dell’aria, i cervelloni che hanno pianificato il tentativo e il velodromo svizzero di Grenchen, sigillato per mantenere costanti temperatura dell’aria e umidità.
Ma ieri, alle 20.55, è stato un essere umano appollaiato su una bici quasi normale a pedalare in un’ora 56 chilometri e 792 metri, una misura impronosticabile. L’uomo che per poco non ha agganciato i 57, dopo aver sbriciolato il vecchio primato, è riuscito – anche in questo primo nella storia – a scendere dalla bici senza dover essere sollevato di peso dai massaggiatori e senza dover usare la maschera ad ossigeno prima di pronunciare la fatidica frase: «Mai più nella vita, mai più una fatica così orrenda. Negli ultimi 10 minuti pregavo solo che finisse».
Pippo Ganna è un ragazzo speciale, parla poco, non si esalta nemmeno quando vince titoli iridati e olimpici (siamo a quota nove), soffre – lui generosissimo – ogni minima controprestazione. La chiave vincente di un primato preparato in poco tempo – oltre a doti mostruose – è stata l’enorme delusione per il Mondiale a cronometro australiano, frutto di una stagione in cui è stato spremuto come un limone da squadra e Nazionale.
Nessuno sapeva bene se e come sarebbe arrivato a un primato record che gli si chiedeva da anni. Pippo è partito tranquillo (si fa per dire) ma dopo 15 minuti («Troppo presto, lo ammetto») ha cominciato una progressione irresistibile. Per demolire il record gli sarebbe bastata una media di 16” al giro, a metà gara girava in 15”7, dopo mezz’ora in 15”2.
Per capirci, la maggior parte degli specialisti dell’inseguimento avrebbe faticato a resistergli anche solo per i 4 chilometri di gara, che lui dopo 35’ percorreva alla media di 4’04”, un tempo disumano. Dopo poco più di venti minuti ha agganciato il primato di Bigham (55,548 km), alla mezz’ora era già proiettato sui 56 chilometri, dopo 40’ la sua media ha superato quella di Chris Boardman (56,375), che nel 1996 stabilì la migliore prestazione (non omologabile) su una bici distesa che dava vantaggi eccessivi e, sostanzialmente, non era più una bici. Ganna ai 50’ (le gambe allagate nell’acido lattico, la vista annebbiata dalla fatica) si è contratto, ha cominciato a bocciare pericolosamente i birilli di bordo pista e a rallentare negli ultimi otto minuti.
Ma nel finale ha ripreso quota e fissato una misura che resisterà per anni. «Ma se qualcuno la batte – ragiona a mente fredda Filippo – torno in pista e me lo riprendo». Da oggi è a Parigi, punta a due titoli mondiali su pista. Chi è in grado di impedirglielo?