Corriere della Sera, 9 ottobre 2022
Prof e preside, parole fuori tempo massimo
Non sono purtroppo una novità le spedizioni punitive contro i professori da parte dei familiari di allievi e allieve che avrebbero subìto un’«ingiustizia» non sanabile se non con la violenza. L’ultimo raid è avvenuto all’Istituto Majorana di Bari, dove il docente di Diritto ed Economia ha denunciato di essere stato aggredito durante l’orario di lezione da due uomini (mascherati? ignoti?), i quali intendevano così vendicare l’onta di una nota di biasimo impartita a una studentessa – figlia o nipote o sorella o semplice amica – che dopo essere entrata in ritardo avrebbe cominciato a disturbare lo svolgimento della lezione incitando i compagni a seguire il suo esempio. Rispetto ai precedenti (ormai numerosi) casi analoghi, la novità è che questa volta la preside dell’istituto si è schierata con l’allieva, accusando il docente di aver avuto un «comportamento non consono». Giustificazione vaga che, come scriveva venerdì Massimo Gramellini nel suo «Caffè», lascia aperto il dubbio che rispettare le regole sia una richiesta da fanatici. Naturalmente non è escluso che la preside abbia ragione, ma si spera che, se così fosse, non abbia atteso l’aggressione per avviare una indagine sul «comportamento non consono» del suo docente (ma sarà «consona» l’irruzione di sconosciuti in una scuola?). E se ha reagito fuori tempo massimo la «dirigente», colpisce che anche il prof abbia aspettato di finire in ospedale per rivelare che al Majorana vige l’anarchia frequentato com’è da ragazzi che hanno «atteggiamenti mafiosi». Dunque, avendo sfiorato il trauma cranico, è deciso a non mettere più piede in quella scuola. Insomma, guardando alla dinamica dei fatti e soprattutto delle parole, ne risulta il paradosso che, in quel sedicente centro di istruzione, l’unico provvedimento davvero tempestivo (anche se ovviamente deprecabile e delinquenziale) è stato quello dei due picchiatori.