il Fatto Quotidiano, 9 ottobre 2022
Ritratto di Marco Giampaolo
Quando non riusciamo a vincere, dobbiamo almeno cercare di non perdere.
Non consideratelo banale, non lo è mai, ma è come se saltasse perennemente da una pozzanghera all’altra, proprio come ci si può immaginare la vita sull’isola degli sconfitti. Un dadaista che in attesa della consacrazione conduce una vita disordinata, tutti lo credono lì, ma non è vero, è altrove.
La sua è una parabola esemplare, terzo allenatore esonerato dopo appena otto giornate di serie A ma lui è il migliore, con quello della Samp è arrivato a otto staccando tutti, compresi Davide Ballardini e Beppe Iachini che prima lo affiancavano. Marco Giampaolo per come la vede è un brillante visionario: Il calcio è solo una tremenda bugia, lavoro per fare cose straordinarie, se mi togliete anche questo restano solo i numeri, e la classifica è come il sesso degli angeli, non mi importa, non la guardo. E fa male, il calcio non è solo cento metri di fantasia, a Genova non è girata, sei sconfitte e due pareggi, quattro gol segnati, peggior attacco e sedici subiti, l’ultima clamorosa resa a Marassi col Monza, Samp ultima in classifica. I vertici senza soldi ma meglio pagarne un altro che finire in serie B, lì sarebbe una voragine. Loro la classifica la guardano.
Eppure dove arriva sempre consensi e apprezzamenti convinti da tutti. Massimo Cellino addirittura innamorato lo porta a Cagliari e gli affida la squadra, roba di quindici anni fa, poi però lo esonera dopo 16 giornate, lo riprende e lo rispedisce a casa, tutto nella stessa stagione, quasi un record. Il colpo arriva quando lo assume il Milan voluto fortemente da Paolo Maldini, Arrigo Sacchi lo consacra: Finalmente uno che non pensa solo ai risultati e fa crescere le squadre. Un disastro. Dopo sette giornate mette insieme solo nove punti con scelte che definire discutibili è solo un modo per spiegare quanto gli volessero tutti bene. Ha Suso che in fascia fa la differenza, lo mette trequartista e lo spagnolo si perde, preferisce Ricardo Rodriguez a Theo Hernandez che spedisce in panchina e tra Samu Castillejo e Rafael Leao scarta il secondo: Lui è un calciatore fantastico, davanti può giocare in ogni ruolo, ma non mi da equilibrio. Alla quarta arriva l’Inter: Le provinciali si accontentano di vincere un derby per salvare la stagione, qui no, sono al Milan, altra roba, ma sono disposto a pagare pur di vincerlo, non oso immaginare cosa voglia dire perderlo, capisco, ma mi auguro proprio di non provare questa sensazione. Il sabato sera del 21 settembre 2019 il calcio archivia il derby meno ansiogeno dagli anni Sessanta, finisce 2-0, Brozovic e Lukaku davanti a cinquantamila tifosi rossoneri, un palo di D’Ambrosio e un altro di Candreva, traversa di Politano, gol annullato a Lautaro per fuori gioco invisibile, il Milan non tira mai in porta, il punteggio non fa giustizia, sotto fin dal primo minuto, paratone di Donnarumma, come si fa Ma gli concedono ancora fiducia, perde a Torino e al Meazza con la Fiorentina, vince a Genova però ormai è tardi, mentre lui non se ne accorge e continua a vedere altre cose: Se avessimo numeri pari al gioco prodotto saremmo secondi o terzi.
Anche i più fedeli lo scaricano, un errore prenderlo. Dove va lo rispediscono a casa dopo poche giornate, in tutta la carriera salva la panchina solo a Empoli, forse un altro record. A Cesena silurato dopo due pareggi e sei sconfitte tutte di fila, a Brescia entra in un buco nero e misterioso quando improvvisamente sparisce, cellulare spento, qualcuno pensa addirittura sia morto, dirigenza nel panico, quando riappare si scusa: Sono solo esaurito, magari smetto, anzi no, ricomincio. Etereo, spaziale e alieno, affonda le radici nel suo carattere variabile poco inclusivo e come tutti i santoni finisce per girare solitario. Santone lo chiamano gli altri, a Genova è il maestro stravagante e folle che fa sognare: Forse un po’ ho bluffato, credevo di esserci dentro e quando ho parlato d’Europa magari ho esagerato ma ci credevo, il percorso era quello giusto. Quelli che se ne intendono si chiedono come sia possibile che ci sia ancora qualcuno pronto ad affidargli una squadra, il suo scopritore Giovanni Galeone è perplesso: Forse si è solo impigrito.
In teoria è il massimo, lo ripetono tutti, conosce il calcio meglio di chiunque altro, ha conoscenze infinite e impensabili, il problema quando le deve schierare sul prato. Dice cose non sempre comprensibili e gira la voce che il suo vero problema sia il rapporto con gli altri, prossimo allo zero. Ombroso e taciturno generalmente non guarda in faccia, riferiscono, come se bastasse la sua presenza a spiegare cosa fare davanti al pericolo. Barba incolta, capelli a raggiera, occhi stralunati, un bicchiere di vino, il sigaro, un libro di Sepulveda che spunta dalla giacca, chissà a cosa sta pensando: Nel calcio vanno avanti solo quelli che vincono a parole.
Stagione 2009/10, va a letto sicuro, una notte di felicità che vale tutta la vita, sarà il nuovo allenatore della Juventus, glielo hanno promesso. Si sveglia e si ritrova silurato da Ciro Ferrara. Non è stato il nono esonero, solo un’illusione, come la sua carriera, ma c’è tempo per sistemarla.