La Stampa, 8 ottobre 2022
Intervista a Bill Browder - su "Sfida allo Zar. Come ho smascherato Putin e colpito gli affari sporchi dei suoi oligarchi" (Chiarelettere)
«Putin è disperato, e quando è disperato diventa ancora più aggressivo e pericoloso». Capace di tutto. Chi parla così è Bill Browder, finanziere britannico che fece fortuna in Russia nella tumultuosa stagione degli anni novanta, prima di finire sulla lista nera del regime. Browder da allora è diventato un attivista instancabile. Uno dei più temuti da Putin. Ha visto assassinare il suo collaboratore Sergey Magnitsky in una prigione putiniana, reo di aver scoperto un’enorme truffa di apparati di stato di Putin. Magnitsky fu picchiato e fatto morire in galera. Da allora Browder ha iniziato una battaglia per imporre in più paesi possibili una legislazione che punisca con sanzioni i funzionari rei di violazioni dei diritti umani nel mondo. Parliamo con lui mentre esce la traduzione italiana del suo libro, in cui racconta questa storia, un thriller agghiacciante, ma su una storia tutta vera (Sfida allo Zar. Come ho smascherato Putin e colpito gli affari sporchi dei suoi oligarchi, in libreria l’11 ottobre da Chiarelettere).
Innanzitutto, Brodwer, perché l’Italia è così permeabile ai soldi di Putin, e chi lo è?
«Non ho smoking gun riferite a politici italiani. Ho provato a portare un Magnitsky act in Itala. Ho avuto contatti con i radicali. Ma a parte loro c’era pochissimo interesse in Italia. La mia impressione è che, prima della guerra, a convinzione prevalente del mondo del business in Italia era: dobbiamo essere gentili e carini con la Russia. L’Italia prende un sacco di gas russo… Credo sia il primo paese in Europa per importazione di gas russo».
Il secondo, in ogni caso poco cambia.
«Ci sono queste storie incredibili di Berlusconi con Putin, e di Salvini. L’Italia è sempre stata una delle parti deboli dell’Ue, per quello che riguarda l’atteggiamento verso la Russia».
Quello che Putin vuole: l’Italia anello debole d’Europa?
«Putin ha degli impiegati full time, come Orban. Non penso che abbia lo stesso tipo di controllo in Italia, per il semplice fatto che c’è un sistema che cambia continuamente. Ogni anno c’è un nuovo premier, il paesaggio politico cambia continuamente. Da questo punto di vista è più difficile corrompere. Ma da voi c’è sempre stata questa corrente sotterranea di profonda simpatia per la Russia, e l’Italia non è mai stata particolarmente entusiasta delle sanzioni alla Russia. Questo mio libro racconta una storia che Putin non vuole sentirsi raccontare: che Putin non è solo un leader brutale e duro, ma è un criminale, un criminale finanziario. Che uccide le persone per i soldi. E in questo senso è differente dalla mafia italiana. Chiunque può dire questo, ma il libro fornisce le prove. Il Magnitsky Act danneggia così tanto Putin perché danneggia il mito che Putin ha costruito di se stesso. Lui vuole che le persone pensino che lui è un nazionalista e un patriota, ma Sergey Magnitsky era il patriota, era ossessionato dal fatto che il governo russo rubasse ai suoi cittadini, si è ribellato ai ladri, Putin ha permesso che venisse ucciso, e coperto i responsabili dell’omicidio, e alla fine è venuto fuori che una parte dei soldi di quella truffa sono finiti a Putin».
Ieri un altro eroe russo, Vladimir Kara-Murza, è stato formalmente incriminato per tradimento. Il primo incriminato per tradimento senza aver passato nessun segreto a nessuno stato estero.
«Incriminato per aver dato uno speech, a Helsinki e Strasburgo! È una cosa del tutto sconvolgente. Ma questo dimostra quanto Putin sia disperato, se si riduce a incriminare Kara Murza per tradimento».
Perché Putin sarebbe disperato? Pensa che gli esiti della guerra, in Donbass ma anche nel sud, possano spingerlo a atti disperati?
«Gli ucraini l’hanno messo in un angolo molto difficile. Perché hanno letteralmente fatto fuori, ammazzato o messo fuori gioco, quasi metà delle forze combattenti russe. Quindi lui ha due scelte: può ritirarsi e cedere, ma se lo fa perde ogni autorità. Non può farlo, perché se un dittatore perde, perde ogni posizione. Non può arrendersi. La seconda scelta è reclutare altri soldati, ma questi nuovi soldati non sanno come combattere, non hanno training, e non vogliono combattere. E questo è il motivo per cui ha creato questo situazione così divisiva in Russia, e contrastata, nel popolo russo. È un uomo capace di tutto. Io ho contatti con molti tipi differenti di russi. Quelli come Kara-Murza, ma anche quelli a cui non frega niente della democrazia e dei diritti, a cui va benissimo operare in un ambiente come la Russia di Putin. Li trovo disgustosi, ma adesso, all’improvviso, si trovano con le decisioni di Putin che li vengono a toccare direttamente, loro e i loro soldi. C’è quella storia famosa sui nazisti, prima di tutto vennero a prendere gli ebrei...».
… E stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare.
«Esatto. Settecentomila uomini russi hanno lasciato la Russia, da quando è stata dichiarata la coscrizione. Dunque, 700mila uomini sentivano che non avrebbero potuto sopravvivere a una protesta».
Il Washington Post parla di un uomo dello stretto circolo di Putin che ha criticato le sue decisioni. Ci crede? Cosa può succedere? Due come Prigozhin e Kadyrov tramano contro Shoigu e il General Staff.
«È sicuramente tutto molto diverso da prima. Ma non sarei troppo ottimista. Ho visto Putin, in momenti del passato, in cui era molto sotto pressione, particolarmente nel 2012, quando fu costretto a scambiarsi le posizioni con Medvedev, c’erano centinaia di migliaia di persone nelle strade. Cosa successe? Putin diventò così aggressivo nella repressione, e così terrorizzante verso le altre persone e verso il mondo esterno, che non posso pensare crolli subito – per quanto mi spiaccia dirlo. Putin è molto abile in queste situazioni. E temo che dovremo avere a che fare con questo individuo per molto più a lungo di quanto la gente possa immaginare».
«I russi amano riversare soldi, spesso soldi dubbi, a Roma, a Cala di Volpe, o in Toscana. Draghi ha fatto molto bene, è stato un premier first class, sequestrando tanti asset, gli ultimi ieri l’altro, a Eduard Khudainatov, un prestanome di Putin e di Igor Sechin, a Portofino. Ma ora Draghi non c’è più. Non ho una chiara idea su Giorgia Meloni, ma di solito chi viene dalla destra radicale, alla fine è simpatetico con Putin. E ieri ho visto che la Russia ha riaperto il gas all’Italia, un favore che non fa alla Germania. E nel 2020 la Russia scelse l’Italia come luogo privilegiato per la produzione del vaccino Sputnik [Browder si riferisce alle operazioni avvenute durante il governo Conte 2, ndr.]. Non so se le cose siano correlate, ma uno dei modi in cui Putin opera è trattenere le cose di cui altri hanno bisogno, e poi dividerli per conquistarli. Quello che ha fatto con l’Italia».