La Stampa, 9 ottobre 2022
Mura, la scrittrice che sfidò Mussolini
«Amo le donne. Mi appassionano. Sono il più bell’esempio di semplicità umana attraverso una rete complicata di stati d’animo… Se posso le perverto». Pervertire, sedurre, sfiorare labbra carnose e sciogliere trecce bionde: da donna a donna, baci saffici. Proprio così: ma chi ha l’audacia di raccontare storie omosex allusive e pruriginose per i lettori della fine degli anni Dieci del secolo scorso?Il coraggio è la più spiccata qualità della ventisettenne Maria Assunta Giulia Volpi Nannipieri, in arte Mura, che nel 1919, in Perfidie, narra la storia di quattro fanciulle che, contrariamente alle consuetudini, non hanno come unica loro vocazione il matrimonio. Mura, che mutò questo nom de plume dal soprannome della contessa russa Maria Nicolaieva Tarnowska, condannata per aver istigato l’amante a uccidere il marito, continuerà a scandalizzare con Piccola, romanzo ricco di allusioni pedofile in un intreccio tra un ultracinquantenne e un bambina di nove anni. Con questo exploit salì sul podio del successo e vendette circa un milione di copie dei suoi libri.Adesso a ripercorrere la singolare vicenda di questa narratrice eroticamente trasgressiva è Marcello Sorgi nel bellissimo racconto Mura. La scrittrice che sfidò Mussolini (Marsilio, pp. 160, e. 17). La suggestiva ricostruzione di Sorgi esce in coincidenza con la ricorrenza del centenario della marcia su Roma e, attraverso l’indagine su una microstoria rappresentata dal conflittuale rapporto di Mura con Benito Mussolini, riesce con grande abilità a mettere in luce i paradossi del regime. Quando il Duce decide di censurare il libro di Mura è all’apice della sua potenza, eppure questo episodio rende paradigmatica la parabola della scrittrice: ci illumina sulle modalità di governo di Mussolini, sulla fragilità della dittatura, sul malfunzionamento della sua burocrazia e sul fatto che a dominare la scena politica furono il servilismo, le rivalità, le invidie e le soffiate degli spioni. Il Duce sarà così il singolare protagonista di un episodio di «cancel culture ante litteram», spiega Sorgi, poiché la romanziera venne messa al bando nel 1934 da Mussolini in persona per «mancato razzismo». Ma era proprio così? In uno dei suoi numerosi romanzi, aveva evitato di essere razzista?Nata a Bologna, con il padre cameriere e poi venditore di generi alimentari, Mura si trasferisce nel 1912 a Milano. È la svolta nella sua vita: trova lavoro al Touring Club, collabora a giornali e riviste. Conosce un brillante giornalista, Alessandro Chiavolini, redattore de Il popolo d’Italia, apprezzato da Mussolini per le doti di riservatezza e di discrezione, tanto che il Duce lo nominerà suo segretario particolare. La coppia Alessandro e Mura pubblicherà tre libri per bambini in tre anni. Poi la narratrice andrà per la sua strada, diventando molto potente nella casa editrice Sonzogno, ai cui vertici c’era Alberto Matarelli, il suo nuovo amante.Che tipo è la narratrice che con i suoi romanzi così audaci riesce a non incappare nella censura fascista? «Una donna piccolina, un poco formosa, con un grande naso, con poco mento, con bellissimi occhi e un sorriso che non capii se fosse cordiale o inventato»: che cattiveria! A descriverla in questo modo è la narratrice Liala, che vede in Mura una minaccia. Tale è anche per i funzionari fascisti e per i loro scagnozzi-intellettuali che sbarrano a Mura l’ingresso nelle storie letterarie, antologie ed enciclopedie. A difenderla ci sono Filippo Tommaso Marinetti, Matilde Serao e Gabriele D’Annunzio. Non possono fare più di tanto quando l’occasione per scatenare le ire di Mussolini l’offre la stessa Mura.Sul mensile Lidel pubblica la novella Niôminkas, amore negro, ispirata dalla voga della negritudine che imperversa in tutta Europa con ballerine e cantanti che imitano Joséphine Baker e si tingono di nero. Successivamente ritornerà sul tema con un romanzo, Sambadù, amore negro, che narra la passione tra una giovane e ricca vedova e un ingegnere nato in Senegal ma vissuto in Italia dove ha studiato e ha assunto un ruolo dirigenziale in una grande azienda di costruzioni. «Sullo sfondo di una Roma pigra e cinica, che ricorda quella degli Indifferenti di Moravia», scrive Sorgi, Mura dimostra come non si possano conciliare abitudini e culture differenti, soprattutto dopo la nascita di un figlio. L’ingegnere è dominato da una gelosia ossessiva, si affaccia in lui una specie di vocazione al cannibalismo, fa intendere che vuole educare il bambino seguendo le tradizioni secolari della sua tribù africana.Il libro appena viene pubblicato viene fatto ritirare dalla circolazione. Sono i mesi in cui si festeggia la prima visita in Italia del cancelliere tedesco Adolf Hitler e in cui si comincia a programmare l’invasione dell’Etiopia scandita dal ritmo di Faccetta nera. Il razzismo va alla grande. A testimonianza dell’incapacità e dell’approssimazione che connotano il regime, Mussolini condanna il libro al sequestro senza averlo letto. Non si accorge che il romanzo contiene addirittura ben settantotto citazioni pesantemente razziste. Non lo compulsa nemmeno il “delfino” Galeazzo Ciano. Basta la copertina a colori del volume di Mura, nella quale una donna bianca si abbandona tra le braccia di un uomo nero. Il sequestro è inappellabile.Dopo “il caso Mura” scatta l’obbligo della censura preventiva: ogni editore deve consegnare due copie di ogni testo prima della pubblicazione. «Si tratta di un cambiamento epocale che cancella ogni residuo spiraglio di libertà di espressione», osserva Sorgi. Finalmente il regime ha una scusa per togliersi di torno Mura, ostinata e indomita. Dopo essere stata a Tripoli, morirà in un incidente aereo nel 1940. Il disastro, ironia della sorte, rappresenterà una nuova testimonianza delle incapacità e dei clamorosi errori della dittatura. Questa volta a compierli è la celebre aeronautica italiana, fiore all’occhiello del grande aviatore nonché grande censore Mussolini, la quale condurrà il velivolo su cui si trova Mura con altri viaggiatori a schiantarsi sullo Stromboli.