Corriere della Sera, 9 ottobre 2022
Basta col fascismo
Caro Cazzullo,
ma come si permettono quegli spocchiosi mocciosetti di occupare il liceo Manzoni di Milano per contestare un risultato elettorale? Hanno da poco finito di sporcare i pannolini e già sentenziano su ciò che è giusto o non è giusto, su ciò che è democratico o non lo è, o su un fascismo di cui sanno poco o nulla. Perché, se tutto va bene, quel periodo storico glielo avrà spiegato un docente antifascista anziché uno storico documentato e anche super partes.
Daniele Carozzi
Gentile signor Carozzi,
anch’io trovo sbagliato occupare e ancor più imbrattare un liceo per protestare contro l’esito di un’elezione democratica; anche se non mi permetterei mai di definire «spocchiosi mocciosetti» diciottenni che hanno un’opinione diversa dalla mia. Si dovrebbero attaccare le idee, non le persone.
Le faccio una promessa, gentile signor Carozzi: questa è l’ultima volta che affronto il tema del fascismo e dell’antifascismo. Una tema che dovrebbe essere ovvio: tutti dovremmo essere antifascisti. Oggi in Italia, invece, la parola antifascista è sinonimo di comunista. Questo significa ignorare la storia e le figure delle vittime del fascismo, quelle del ventennio – Giacomo Matteotti, Piero Gobetti, don Giovanni Minzoni, Giovanni Amendola, Carlo e Nello Rosselli e molte altre – e della Resistenza: Duccio Galimberti, Teresio Olivelli, don Giuseppe Morosini, il generale Perotti, i martiri della certosa di Lucca, Giovanni Frignani e gli altri dodici carabinieri trucidati alle Ardeatine. Nessuno di loro era comunista.
Lei, gentile signor Carozzi, contrappone «un docente antifascista» a «uno storico documentato e super partes». Come a dire che un antifascista necessariamente è una persona non documentata, un orecchiante. E che le parti si equivalgono: quindi Angelo Formiggini – «io debbo protestare contro l’assurdità malvagia delle leggi razziste» – equivale ad Achille Starace («Formiggini è morto proprio come un ebreo, si è gettato da una torre per risparmiare un colpo di pistola»). Giovanni Frignani, l’ufficiale che aveva arrestato Mussolini e fu ucciso con un colpo alla nuca, equivale a Erich Priebke che sparava e faceva sparare i colpi alla nuca. Duccio Galimberti equivale a Joachim Peiper il boia di Boves, Teresio Olivelli al kapò che lo ammazzò di botte nel lager, don Giuseppe Morosini a Herbert Kappler; e gli insegnanti dovrebbero essere al di sopra di queste parti, delle vittime e dei carnefici, di chi morì per un’Italia libera e democratica e di chi uccise per un’Italia schiava e nazifascista.
Ci sono coloro che non sanno e non vogliono sapere; e ci sono coloro che sanno ma non vogliono né alzare lo sguardo sulla tragedia immane della dittatura e della guerra, né chinarlo sulle tante piccole storie di sacrificio e di dolore. Poi ci sono gli insulti sul web, sui social, anche sui giornali, e le telefonate di minaccia da numero sconosciuto; ma nulla di peggio del compiacimento dell’isolato. Noi antifascisti abbiamo perso: non le elezioni (che si giocavano su altro), ma la battaglia della memoria. Non c’è nulla da aggiungere. Da domani cambieremo argomento.