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 2022  ottobre 08 Sabato calendario

Van Gogh non passa mai di moda

In Rete è un trionfo di meme, le riproduzioni delle opere circolano anche tra i mattoncini delle costruzioni E alle prossime aste si attendono nuovi record nel nome di Van Gogh
Sulla parete del bookshop, alla fine del percorso, tra le tante, c’è un’immagine che rende bene l’idea. Vincent accende una sigaretta a Monna Lisa. Nessuna coppia impossibile ha alimentato di più l’immaginario e la cultura pop dell’ultimo secolo, sconfinando dalle pagine di storia e dalle pareti dei musei. Ma se lei – probabilmente ispirata alla vera Lisa Gherardini – è ormai una figura mitica legata alla leggenda del suo creatore Leonardo da Vinci, lui, di certo, è stato un uomo in carne e ossa. Van Gogh – almeno per i visitatori italiani – taglierà qui a Roma, Palazzo Bonaparte, il traguardo dei 170 anni dalla nascita (30 ottobre 1853), in questa mostra prodotta da Arthemisia, a cura di Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti, che espone una cinquantina di capolavori dal Kr?ller- M?ller di Otterlo. In 70 mila hanno già prenotato l’ingresso per l’evento lungo cinque mesi e mezzo ( fino al 26 marzo 2023, catalogo Skira). Ed è facile immaginare le file su piazza Venezia per officiare il rito della Van Gogh mania, estremo paradosso per un artista incompreso in 37 anni di vita e poi riprodotto fino all’inverosimile dopo la morte. In Rete è un trionfo di meme, ripresi anche nel video che conclude la visita: con Paperino che dorme nel letto di quella stanza ad Arles che è forse la cartolina più diffusa di sempre. Vincent si scatta un selfie ed è via via in versione Muppet, Charlie Brown, Playmobil, Lego ( laNotte stellatada ricomporre con i mattoncini è davvero in vendita). Sullo schermo ha avuto il volto di Kirk Douglas, Tim Roth, Jacques Dutronc, Alexander Barnett, Benedict Cumberbatch, Willem Dafoe. Ha sfiorato l’Oscar con un cartoon biografico ispirato alla sua vita e alle sue pennellate (Loving Vincent di Dorota Kobiela e Hugh Welchman); è stato cantato da Don McLean: « They would not listen, they’re not listening still/ Perhaps they never will » . Oggi Van Gogh è patrimonio dell’umanità: la sua Starry Night resta l’opera più ammirata del MoMA e, nonostante le riproduzioni non sempre all’altezza, non ha perso un briciolo della sua aura, con buona pace di Walter Benjamin.
A Palazzo Bonaparte, la cassa con l’Autoritratto (aprile-giugno 1887) appena restaurato è stata caricata su un minicingolato per evitare ogni impercettibile scossa: si tratta di uno dei self portrait realizzati nel periodo parigino. In totale sopravvivono una quarantina di esemplari: l’ultimo è stato rinvenuto lo scorso luglio, durante il restauro della Testa di contadina delle National Galleries of Scotland di Edimburgo. Una volta rimosso il cartone applicato sul retro della tela, il volto del pittore è affiorato sotto gli strati di colla. Il quadro era stato acquistato nel 1923 da Evelyn St. CroixFleming, la “nonna” di James Bond, madre dello scrittore Ian, inventore di 007. Se l’allestimento di una mostra di Van Gogh non è un’operazione da agente segreto, poco ci manca. Le finestre vanno rigorosamente schermate. Nessuna minima luce deve trapelare dall’esterno. L’illuminazione artificiale è ridotta a 50 lux di potenza per i disegni e 75 appena per i dipinti (il massimo per la pittura è 200): i colori di Van Gogh tendono a schiarirsi. Le volte della residenza di Maria Letizia Ramolino, madre di Napoleone, resteranno al buio: i visitatori si muoveranno nello spazio rischiarato solo dalle pennellate. Per la curatrice Maria Teresa Benedetti: «Van Gogh è un artista oggi molto amato che non ha avuto alcuna fortuna in vita, ma ha enormemente interessato e influenzato intellettuali e artisti successivi, dagli espressionisti tedeschi a Munch, a Bacon, che lesse la raccolta della corrispondenza di Vincent tradotta in inglese dopo la Prima guerra mondiale. Nel marzo 1957, alla Hanover Gallery di Londra, Bacon dedica una mostra al pittore olandese esponendo le sei versioni del suo Studio per un ritratto di Van Gogh ».
L’interesse di Bacon a metà Novecento accende anche il mercato, che in questi mesi riaccelera la sua corsa e fa lievitare i costi assicurativi anche di un’esposizione come questa. Lo scorso 11 novembre, il paesaggio Cabanes de bois parmi les oliviers et cyprès ( 1889) della Cox Collection è stato battuto da Christie’s per 71,4 milioni di dollari. Il 12 maggio Champs près des Alpines (1889), appartenuto a Yves Saint Laurent, si è fermato a quota 52 milioni. Ma il 9 novembre, a New York, si attende il record per Verger avec cyprès(1889): stimato 100 milioni di dollari, era nella raccolta di Paul Allen, cofondatore di Microsoft scomparso nel 2018. Sono cifre che Van Gogh in vita non avrebbe mai potuto sospettare. Dopo la sua morte – avvenuta il 29 luglio 1890 a Auvers-sur-Oise, all’una di notte –L’Écho Pontoisien, un giornale locale, pubblica appena un trafiletto riprodotto in mostra: «Un uomo, Van Gogh, età 37 anni, olandese, artista pittore di passaggio a Auvers, si è sparato un colpo di pistola nei campi, ferito, si è ritirato nella sua stanza dove è morto dopo due giorni » . La presunta pistola usata per il suicidio, una Lefaucheaux calibro 7 millimetri, fu ritrovata da un contadino nel 1965. Anche questa, alquanto arrugginita, è stata venduta all’asta il 19 luglio 2019, all’Hotel Drouot di Parigi: prezzo 180 mila dollari. La mostra volge al termine con ilCovone sotto un cielo nuvoloso,dipinto pochi giorni prima della fine. Ma l’ultima opera in cui ci si imbatte è quel Vecchio disperato, seduto su una sedia di paglia, di cui David Hockney realizzerà un portentoso remake. Il sottotitolo recita: « alle porte dell’eternità».