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 2022  ottobre 08 Sabato calendario

Bernabè: «La Germania ha consegnato il mercato a Gazprom»

«La Germania ha una grande responsabilità per quello che è successo negli ultimi vent’anni. Ha consentito a Gazprom di acquisire il più grande giacimento di stoccaggio dell’Unione europea e di entrare nel trading del gas. Un cosa in totale spregio delle direttive». L’accusa arriva da Franco Bernabè, presidente di Acciaierie d’Italia, intervistato dal direttore de La Stampa, Massimo Giannini, nel corso dell’evento del gruppo Gedi "Alfabeto del futuro 2022: le nuove rotte della bellezza", che ieri ha fatto tappa a Padova. Bernabè annuncia che non farà il ministro del governo Meloni, anche perché non è stato contattato dalla leader di Fratelli d’Italia, ma se arrivasse una chiamata dal Colle, ammette: «Chiunque avrebbe il dovere di prenderla in considerazione».
Come siamo arrivati a questa situazione drammatica dal punto di vista energetico?
«Con le tre direttive del gas tra la fine degli Anni 90 e i primi dieci anni del Duemila, l’Europa ha deciso di smembrare i monopolisti come l’Eni per creare un mercato competitivo. Dall’altra parte, però, al di là della cortina di ferro, il monopolista è rimasto, con un peso specifico ben diverso. Lì è stato l’errore. Poi non solo la Germania consentì a Gazprom di entrare in Europa e di sfruttare un giacimento ma avviò anche le trattative per Nord Stream 2».
Ci siamo portati il nemico in casa?
«È stata una cosa incomprensibile, ecco perché abbiamo questa situazione pazzesca di prezzi del gas, con le bollette che a gennaio-febbraio diventeranno insostenibili se si andrà avanti così. I prezzi sono aumentati prima della guerra a causa della manipolazione fatta dalla Russia sul mercato Ttf dove poteva vendere tanto gas. Vendeva gas con i contratti a lungo termine e allo stesso tempo lo vendeva sul mercato elettronico. Improvvisamente, nel terzo trimestre del 2021, Mosca ha cessato di cedere gas sulle piattaforme elettroniche. E quindi il prezzo è andato alle stelle».
C’era una strategia.
«La Russia ha dichiarato guerra all’Europa prima di dichiararla all’Ucraina. Quando si dice che le sanzioni ci fanno male è vero, ma è la Russia che ha cominciato un’aggressione ben prima che ci fossero le sanzioni».
Come se ne esce? Draghi ha fatto del tetto al prezzo del gas una delle campagne più importanti a livello internazionale. L’Europa però ancora non ha risposto.
«Non ci sono risposte semplici a problemi complessi, ci sono solamente delle "pecette" che vengono messe su un tema molto complicato».
Che cosa dobbiamo fare?
«Una soluzione potrebbe essere che l’Europa compri l’energia per tutti, faccia da acquirente unico come successe per i vaccini, ma io non vedo una gran disponibilità ad andare in questa direzione».
Quindi abbiamo di fronte solo austerity e razionamento?
«Credo che l’aumento dei prezzi sia talmente forte che determinerà comportamenti virtuosi, vedo che alcune città stanno già spegnendo l’illuminazione pubblica. Il problema che abbiamo di fronte è sopravvivere nel 2022 e nel 2023».
Il nuovo esecutivo che sta per arrivare dice che bisogna fare molto di più, Salvini propone lo scostamento di bilancio.
«Ci sarà un grandissimo risparmio energetico come nel ‘73 quando ci fu la crisi energetica, la gente risparmierà».
E nel frattempo le bollette chi le paga?
«Lo Stato dovrà ancora intervenire, non c’è dubbio. Il provvedimento sui crediti d’imposta ha dato grande respiro alle imprese, questo dovrà continuare fino a quando non cesserà questa situazione davvero drammatica».
Con il cambio di governo teme che l’Italia possa venire isolata nel contesto internazionale?
«Questa transizione trova due persone di grande equilibrio che si stanno passando le consegne. Draghi è un uomo di profondo senso delle istituzioni che vede nel supporto senza traumi al prossimo governo la propria responsabilità di cittadino, prima che di presidente del Consiglio. E Giorgia Meloni - vista la prudenza e la sobrietà con cui sta gestendo questa fase di transizione - merita grande apprezzamento».
Bernabè è fatta, sarà ministro del governo Meloni ?
«Non esiste, non so niente, nessuno mi ha contattato».
Vuol dire che Meloni non si è fatta viva con lei?
«No, ripeto, nessuno mi ha contattato, e del resto sarebbe anche curioso se questo accadesse. È noto che sul piano della visione politica io non appartengo a quello schieramento».
Significa che se la chiamassero lei direbbe comunque di no? Anche se dovesse arrivare una chiamata dal Colle?
«In quel caso, naturalmente, di fronte ad una chiamata in nome dell’interesse nazionale, chiunque avrebbe il dovere di prenderla in considerazione».