la Repubblica, 8 ottobre 2022
Sondaggi: fiducia boom a Meloni
Il sondaggio condotto da Demos nei giorni scorsi conferma i principali risultati delle elezioni, che si sono svolte il 25 settembre. In particolare, rileva il calo del PD e, al tempo stesso, la risalita del M5S. Il dato più evidente e importante, comunque, è costituito dal “primato” dei Fratelli d’Italia, guidati da Giorgia Meloni. Che, arrivano al 26,4%. Pochi decimali in più rispetto alle elezioni politiche, ma 22 punti oltre il risultato ottenuto nel 2018. Quando erano una piccola formazione di Destra. Mentre oggi il loro elettorato si è allargato verso il Centro-Destra e, in piccola misura, anche verso il Centro.
Una tendenza uguale e contraria, rispetto alla Lega, che è scesa, o meglio, crollata, appena sotto l’8%. Riducendosi a metà, rispetto alle Politiche 2018. E a meno di un quarto, rispetto alle Europee, quando avevano superato il 34%. Sull’altro versante, il PD scivola sotto il 18%, mentre lealtre forze politiche (Azione e IV, Europa Verde, Sin. Italiana e +Europa) mantengono il loro peso elettorale o crescono di poco. Azione e Italia Viva, in particolare, si confermano al 7,8%. Mentre il M5S cresce ancora, fino al 16,8%. Insieme alle forze politiche di quest’area il PD potrebbe disegnare un “campo” di Centro- Sinistra effettivamente “largo” e, quindi competitivo con il Centro-Destra.
Tuttavia, le distanze fra questi partiti, anzitutto fra M5S e PD, restano “larghe”. Così, l’area a cui si rivolge Giorgia Meloni appare maggioritaria. La fiducia nei suoi confronti, d’altronde, è cresciuta sensibilmente, nell’ultimo mese e ha raggiunto il 53%: 12 punti in più, rispetto a un mese fa. Inoltre, 10 punti sopra a Giuseppe Conte, 20 più di Silvio Berlusconi ed Emma Bonino, 22 più di Matteo Salvini. In calo più limitato rispetto al suo partito. Tutti gli altri leader considerati dall’indagine mostrano livelli di consenso più ridotti. Calenda, Renzi, Fratoianni. E soprattutto Enrico Letta. Il segretario del PD, infatti, oggi è “apprezzato” dal 25% dei cittadini(intervistati). Quasi 10 punti in meno di un mese fa. Una tendenza parallela al suo partito, che spiega come, di fronte agli elettori, soprattutto del PD, una responsabilità significativa del calo di consensi venga attribuita al segretario. Al “capo”. D’altra parte, la “personalizzazione dei partiti” è, ormai, una tendenza consolidata. Come di-mostra, in direzione uguale e contraria, il grado di fiducia verso i FdI e Giorgia Meloni. Perché, agli occhi degli elettori, il partito ha il volto del Capo. E ciò è un problema per le forze politiche che hanno radici e identità fondate nella storia e sul territorio. Come il PD, appunto. Erede dei partiti di massa della Prima Repubblica.
È, invece, molto significativo come, anche in questo sondaggio di Demos, il leader più apprezzato si confermi il Presidente del Consiglio Mario Draghi. Nonostante le critiche che si levano fra coloro che pensano di aggiornare le gerarchie di governo. Un’opinione comprensibile, ma non accolta dalla maggioranza dei cittadini. Mario Draghi, infatti, cala di qualche punto, ma resta ancora il leader più gradito. Stimato da una larga maggioranza degli italiani: 63%, 10 punti in più di Giorgia Meloni. A maggior ragione e in maggior misura rispetto a tutti gli altri. Per questa ragione e, non a caso, nella stessa misura, la maggioranza dei cittadini dà un giudizio positivo nei confronti del governo presieduto da Draghi: il 63%, 10 punti in più rispetto a chi apprezza l’idea di un nuovo governo guidato da Giorgia Meloni. Si tratta di un consenso analogo alla fiducia verso il Presidente Sergio Mattarella. D‘altronde il legame fra i due Presidenti è stretto. Fin dalla nomina di Draghi, sostenuta con forza da Mattarella. E, per la stessa ragione, non stupisce che l’atteggiamento più tiepido si osservi nella base del Centro-Destra. E soprattutto dei FdI. Che vedono nel Presidente non solo un garante, ma un “limite”.
Ai cambiamenti che intendono attuare, anche in ambito istituzionale.
Tuttavia, è significativo come solo un terzo, fra i cittadini, ritenga che un eventuale e probabile governo di Centro-Destra, guidato da Giorgia Meloni, possa durare fino al termine della legislatura. Mentre la maggioranza immagina un’investitura a tempo determinato. Un anno o poco più. Per i problemi “interni” al Centro-Destra. Ed “esterni”, di fronte all’Europa.
Nell’insieme, si delinea una democrazia incerta. Attraversata da un limitato grado di fiducia verso il Parlamento e verso i partiti. D’altra parte, gli stessi FdI hanno vinto queste elezioni e guideranno il governo con il voto di un quarto degli italiani. Nel 2018, il M5S aveva ottenuto il 32%. A dimostrazione del sentimento scettico verso la politica e i partiti, che persiste. E si riproduce attraverso canali diversi, da un’elezione all’altra, alimentando la fluidità del voto.
È un indice della sfiducia verso le istituzioni “rappresentative”. E verso i “rappresentanti” politici. Segnali di una democrazia incerta.
Nel presente e sul futuro.