Corriere della Sera, 8 ottobre 2022
Triplo Nobel per la pace agli oppositori di Putin
Un premio Nobel a tre «difensori dei diritti umani», uniti dalla lotta alla repressione e dalla vicinanza geografica, quello per la Pace assegnato dal Comitato norvegese. A essere premiati, il dissidente bielorusso Ales Bialiatski, la ong russa Memorial e quella ucraina Center for Civil Liberties. Il Nobel per la Pace «è ed è sempre stato un premio pro e mai contro», ha rimarcato la presidente del Comitato per il Nobel, Berit Reiss-Andersen, per specificare che la scelta non vuole essere «un messaggio al presidente russo». Anche se, ha ricordato Reiss-Andersen, «il governo di Putin e il governo bielorusso sono regimi che reprimono gli attivisti per i diritti umani».
La scelta di premiare tre simboli della lotta per la difesa dei diritti civili in tre Paesi coinvolti nel conflitto è stata accolta con reazioni contrastanti. Da una parte gli elogi, come quelli del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, che ha definito questo Nobel un «faro di luce». Il «diritto di dire la verità al potere è fondamentale per società libere e aperte», ha invece commentato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, mentre per il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, «i gruppi della società civile sono l’ossigeno per la democrazia». Non sono però mancate le critiche. Il portavoce del ministero degli Esteri bielorusso Anatoly Glaz ha parlato di assegnazioni «fortemente politicizzate», per poi aggiungere che «Alfred Nobel si starà rigirando nella tomba». Diversa la reazione da Kiev. Soddisfazione da parte del capo di gabinetto dell’ufficio presidenziale, Andrii Yermak («oggi il popolo ucraino è il principale creatore di pace»). Mentre Mikhaylo Podolyak, consigliere del presidente Volodymyr Zelensky, ha ironizzato sul «concetto di pace» del Comitato («i rappresentanti di due Paesi che ne hanno attaccato un terzo»). Ma è da Mosca che arriva la vera doccia fredda. Oltre alle critiche del capo del Consiglio presidenziale per lo sviluppo della società civile e dei diritti umani (Hrc), Valery Fadeev, che ha definito il premio «completamente screditato», i giudici di Mosca hanno decretato proprio ieri la confisca della sede storica di Memorial International, liquidata poco prima della guerra.