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 2022  ottobre 08 Sabato calendario

Biografia di Ales Bialiatski

Nella cella buia e seminterrata in cui è rinchiuso e dove, il 25 settembre, ha passato il suo sessantesimo compleanno Ales Bialiatski probabilmente non ha saputo di aver ricevuto il Nobel per la pace ma l’onorificenza assegnata a questa figura cardine per i diritti umani rappresenterà una ventata di forza e ottimismo per tutta l’opposizione bielorussa nel Paese governato con il pugno di ferro da Alexander Lukashenko sin dal 1994.
«Il premio è fonte di ispirazione» ha detto ieri Anastasia Autsharova, che lavora per l’organizzazione Viasna, il Centro di difesa dei diritti umani da lui fondato nel 1996 a Minsk per fornire assistenza finanziaria e legale ai prigionieri politici alle loro famiglie. È da allora che Bialiatski non fa che entrare e uscire di prigione. Si dice che sia stato arrestato 25 volte, l’ultima nel luglio del 2021 quando scoppiò la grande rivolta di piazza contro la rielezione di Lukashenko, avvenuta l’anno prima. Da allora aspetta un processo che sembra non arrivare mai. Fonti ben informate sostengono che le sue condizioni di salute non sono buone e che ha bisogno di cure mediche ma la speranza di un rilascio è flebile.
Oggi se Bialiatski potesse parlare ripeterebbe il suo mantra: «Non bisogna mai smettere di urlare le proprie ragioni e di pretendere il rispetto della legge. Anche se vi costerà caro, se perderete il lavoro. Bisogna mettersi in gioco, tutti» come disse qualche tempo fa in un’intervista. Poco prima del suo arresto due anni fa aveva scritto sulla sua pagina Facebook che le autorità bielorusse «agiscono come un regime di occupazione. Centinaia di migliaia di manifestanti scendono in piazza in tutta la Bielorussa e a centinaia vengono detenuti». Soltanto nell’ultimo mese, fa sapere l’ong Viasna, 387 oppositori e manifestanti sono stati arrestati nel Paese satellite della Russia.
A gioire per il premio è la moglie dell’attivista, Natalia Pinstjuk: «Sono sopraffatta dalle emozioni, voglio esprimere tutta la mia gratitudine al Comitato per il Nobel e alla comunità internazionale per aver riconosciuto il lavoro di Ales, dei suoi colleghi e della sua organizzazione».
Nella motivazione per il premio Nobel Bialiatski viene descritto come «uno degli iniziatori del movimento per la democrazia emerso a metà degli anni ‘80 in Bielorussia, che ha dedicato la sua intera vita a promuovere la democrazia e lo sviluppo pacifico del suo Paese».
«Onorata e felice» per la decisione del comitato dei Nobel è la leader dell’opposizione bielorussa in esilio Sviatlana Tsikhanouskaya che ha anche il marito in carcere. «Penso che ci sarà più attenzione agli abusi che si verificano nel nostro Paese, temo che Bialiatski stia subendo molte punizioni in cella» ha spiegato. Mentre Svetlana Alexievich, giornalista e vincitrice del premio Nobel per la letteratura nel 2015 ha definito Bialiatski «una figura leggendaria, quello che Viasna ha fatto e sta facendo è segno del suo spirito e della sua filosofia».
Laureato presso la Francishak Skaryna Gomel State University, il neo premio Nobel è anche titolare di un dottorato di ricerca presso l’Accademia bielorussa delle Scienze ed è diventato poi uno dei massimi studiosi di letteratura bielorussa. Una passione che però ha dovuto mettere in secondo piano rispetto all’impegno politico.
Bialiatski è stato arrestato nel 2011 e condannato a 4 anni e mezzo di carcere per evasione fiscale e confisca dei beni. Ne è uscito nel 2014, poi il nuovo arresto nel 2021.
Nominato cinque volte per il Nobel l’attivista è cittadino onorario di Parigi e, in Italia, di Genova e di Siracusa. La cittadinanza onoraria della città siciliana gli è stata conferita nel 2014 e, nel 2015, è venuto per ricevere personalmente il riconoscimento. «Ho lottato per la libertà dei cittadini, finendo per essere privato di quello per cui mi battevo. Un vero e proprio paradosso. Ma ho sempre pensato che fosse giusto riprendersi quello che il regime toglieva ingiustamente» disse in quell’occasione.