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 2022  ottobre 08 Sabato calendario

Domande e risposte su Putin, il nucleare e gli Usa

Non è la prima volta che un’uscita di Joe Biden spiazzi l’opinione pubblica e, soprattutto, i consiglieri e i ministri dell’Amministrazione. «Putin non bluffa, non siamo mai stati così vicini alla catastrofe nucleare dai tempi della crisi dei missili a Cuba», ha detto giovedì sera, in un evento per la raccolta di fondi a New York. Parole che, naturalmente, seminano dubbi e inquietudini.
1 Gli americani dispongono di nuove informazioni sulle mosse di Putin?
Alla vigilia della guerra Biden aveva avvertito l’Occidente, facendo costante riferimento alle informazioni dei servizi segreti americani, oppure alle immagini satellitari. Il suo allarme, però, fu accolto dallo scetticismo generale. I fatti, poi, gli diedero ragione: i carri armati putiniani invasero l’Ucraina, puntando su Kiev. Giovedì, sera, però, Biden non ha mai citato l’intelligence Usa. Non ha richiamato alcun indizio che possa far pensare a preparativi in corso da parte dei russi. Il presidente Usa, invece, ha messo in campo la sua esperienza: «Conosco Putin, so che sta facendo sul serio». La Casa Bianca ha poi precisato che la linea non cambia: il governo non ha «nuove informazioni» sulla strategia atomica del Cremlino. Nello stesso tempo, però, i portavoce confermano che il rischio di un’escalation nucleare è più alto.
2 Biden ha parlato di Armageddon, di catastrofe nucleare. È un pericolo concreto?
Il presidente americano ha usato un’immagine tratta dal Nuovo Testamento: Armageddon, il duello finale tra il bene e il male, prima del Giudizio Universale. Le sue parole riflettono la preoccupazione del Pentagono: una volta sdoganata l’atomica, 77 anni dopo la distruzione di Hiroshima e Nagasaki, è molto difficile tornare indietro. Finora si è sempre discusso di «armi tattiche nucleari», cioè di ordigni con un raggio di azione di circa 1-2 chilometri, ma dagli effetti devastanti. Nessuno a Washington è in grado di prevedere che cosa abbia in mente Putin: un’esplosione dimostrativa? L’attacco a obiettivi militari? Oppure l’uso indiscriminato della bomba per terrorizzare gli ucraini e costringerli alla resa?
3 Gli Stati Uniti hanno un piano per rispondere a un eventuale attacco nucleare russo?
Il Segretario di Stato Antony Blinken sostiene che gli esperti del Pentagono e della Nato stanno mettendo a punto una reazione «per qualsiasi tipo di scenario». È un lavoro iniziato almeno nell’aprile scorso. Da allora non è mai filtrato nulla. Ci sono delle ipotesi e delle simulazioni condotte dai centri studi americani o europei. Si ragiona sostanzialmente su tre scenari. Partiamo dal più quotato e poi scendiamo a scalare. Primo: Stati Uniti ed europei consegnano a Volodymyr Zelensky anche le armi più letali, compresi i jet per colpire le postazioni russe nel Sud-est dell’Ucraina. Secondo: i missili Nato distruggono le basi usate dai russi per lanciare le bombe nucleari tattiche. Terzo: gli Usa appoggiano operazioni ucraine per colpire obiettivi nel territorio russo. È esclusa, invece, la proposta avanzata da Zelensky: un attacco preventivo degli americani per distruggere le infrastrutture utilizzabili dai russi.
4 Ci sono ancora margini per un negoziato?
L’altro ieri Blinken ha dichiarato che gli Stati Uniti sono «pronti» a risolvere il conflitto in Ucraina «con la diplomazia». A condizione, però, che il Cremlino «sia seriamente intenzionato a seguire questa strada». È un’apertura solo apparente. In realtà prosegue la situazione di stallo. Anzi dal campo di battaglia arrivano segnali opposti: i due eserciti sembrano prepararsi a una lunga guerra di trincea per scavallare l’inverno. Gli americani, tuttavia, stanno intensificando le pressioni sulla Cina affinché collabori per disinnescare le minacce del Cremlino. Sul calendario c’è una data da segnare: 15 novembre, vertice del G20 a Bali, in Indonesia. Dovrebbero esserci tutti: Biden, Xi Jinping e Putin.