Corriere della Sera, 8 ottobre 2022
Come Putin ha festeggiato i 70 anni
Anche i regali di compleanno possono dare la misura della propria solitudine. Chissà se le piramidi di meloni e di zucche o il biglietto di auguri con sopra un trattore, come se fosse un buono sconto, avranno suscitato in Vladimir Putin qualche pensiero del genere.
Gli unici due doni provenienti dagli Stati esteri per il settantesimo genetliaco del presidente russo sono stati mandati dal presidente a vita del Tagikistan Emomali Rahmon e dall’altrettanto presidente a vita della Bielorussia Aleksandr Lukashenko, che si contendono sui media il titolo di alleati più fedeli, ma non figurano in cima alla lista delle super potenze. Al di fuori dell’ex Urss, l’unico a farsi vivo è stato il Leader Supremo della Nord Corea Kim Jong-un. Se ci sono state altre telefonate, nessuno ha voglia di renderle pubbliche.
Nel 2013, appena nove anni fa, Putin festeggiò il proprio compleanno a Bali, dove era in corso l’annuale vertice della Cooperazione economica Asia-Pacifico. A tarda sera, si sedette a un tavolo per bere una vodka e tagliare una torta con sopra il suo nome. I commensali che sorridevano accanto a lui erano il presidente cinese Xi Jinping e il primo ministro giapponese Shinzo Abe. Quel giorno, il Cremlino rese noto che erano giunti «oltre» cinquanta messaggi dalle cancellerie di tutto il mondo per celebrare il presidente russo.
Putin non ha mai amato il proprio compleanno. Il culto della personalità che si è creato nel tempo intorno alla sua figura non contempla celebrazioni pacchiane. «Non ho quasi mai scartato i regali», ha scritto nella sua autobiografia. Il protocollo prevede che possa trattenere per sé soltanto oggetti che valgono meno di 10.000 rubli, 164 euro. Per certo, si racconta della sua irritazione quando nel 2002 sessanta gioiellieri degli Urali, finanziati da alcuni oligarchi, crearono una replica da dieci milioni di euro della corona da cerimonia che veniva usata per consacrare gli zar. All’epoca, il presidente russo non aveva alcun interesse a passare per un autocrate.
I tempi cambiano. Ma sono i compleanni a scandirli. Da quelli passati con Gerard Schröder e Silvio Berlusconi, che nel 2017 gli inviò il celebre copriletto con stampata sopra l’immagine di loro due che si stringevano la mano. Nel 2015, 63 anni, scese in campo nel palazzo dello sport di Sochi per una partita con giocatori di hockey professionisti. Il cantante Denis Maydanov, all’epoca all’apice della popolarità, come lo era Putin, diresse la folla che cantava «Uniti per il nostro zar».
L’alternativa alla formula «il presidente ha trascorso la giornata del suo compleanno lavorando alla sua scrivania» è sempre stata quella della vacanza nella taiga russa. A pesca, a caccia, ritorno alla natura. Lo ha fatto nel 2014, nel 2019 e nel 2020, durante il lockdown. E qui cominciano le grandi differenze con il presente. Non è solo una questione di isolamento, di una cena a San Pietroburgo con commensali che lui stesso non giudicherebbe alla propria altezza, come Lukashenko e Ramon. Durante quelle escursioni, l’unico compagno del presidente era Sergey Shoigu, il ministro della Difesa oggi oggetto e bersaglio del dissenso che rischia di minare la verticale del potere putiniano.
I falchi come il presidente ceceno Ramzan Kadyrov e le autorità filorusse del Donbass vogliono la sua testa. E forse anche il Cremlino comincia ad avere bisogno di un capro espiatorio. Proprio ieri Dmitry Peskov, il portavoce di Putin che ha sulle spalle il peso di una comunicazione oggi alquanto complicata, ha riconosciuto per la prima volta l’esistenza di queste divisioni interne. «Ci sono state divergenze quando il presidente ha preso decisioni cruciali come quella sulla mobilitazione parziale», ha detto in una intervista al Washington Post. «Talvolta c’è disaccordo. Ma questo rientra nel normale processo di lavoro».
«Il suo tratto peculiare è la straordinaria franchezza e lungimiranza. Lui dice quel che pensa e fa quel che dice, sempre». Le critiche per l’andamento dell’Operazione militare speciale si fermano sull’uscio di Putin, come dimostra questo passo dell’editoriale celebrativo di Moskovskij Komsomolets, il quotidiano che per primo ha dato conto della diatriba sul ministero della Difesa. Ma è stato comunque un compleanno in tono minore, anche per scelta imposta dal presidente stesso. L’unico a rompere la consegna della sobrietà è stato l’ingombrante Kadyrov, che nella sua Cecenia ha dedicato a Putin l’intestazione di una corsa di cavalli, di una gara automobilistica, l’apertura di un centro olimpico di judo, un nuovo palazzo governativo ancora da costruire. Forse anche questo è un segno.
Ieri nel tardo pomeriggio, una scolaresca in grembiule bianco è stata portata sulla piazza Rossa per intonare un coro di auguri. Tirava un vento che tagliava la faccia. Per ripararsi, le bambine hanno cantato rivolgendosi alle luminarie del Grandi magazzini di fronte. Alle loro spalle, il Cremlino era immerso nell’oscurità.