Il Messaggero, 8 ottobre 2022
Giappone, da 11 anni si immerge per cercare la moglie
Yasuo Takamatsu, 65 anni, ha perso la moglie Yuko nello tsunami del 2011 ma il suo corpo non è mai stato ritrovato. A distanza di oltre 11 anni da quel terribile giorno che ha scosso il mondo intero, non si è ancora arreso. Ogni settimana si immerge nelle acque della sua regione, Onagawa, determinato a trovarla e ha dichiarato che continuerà a farlo «finché il suo corpo si muoverà». Nei primi due anni successivi al terremoto della regione Thoku che ha scosso il Giappone, Takamatsu l’ha cercata via terra ma senza successo. Ha cominciato da quel che restava della banca dove lavorava, poi ha passato al setaccio gli edifici circostanti e la costa intera, la foresta e le montagne vicine.
IL CELLULARE
Alcuni mesi dopo lo tsunami, l’uomo aveva trovato il cellulare della moglie nel parcheggio auto del suo luogo di lavoro. Poi più niente. Nessun indizio che potesse anche dargli solo la speranza che si stesse muovendo nella giusta direzione. Tuttavia, ancora oggi non riesce a contemplare la possibilità di continuare a vivere senza cercare sua moglie, perché, ha spiegato, questa decisione lo renderebbe «depresso». Così a settembre 2013 decide di contattare una guida e prendere il brevetto da sub per poterla cercare nelle acque costiere del Pacifico. «Ho 56 anni aveva detto all’istruttore Masayoshi Takahashi voglio imparare a immergermi perché voglio trovare mia moglie nel mare».
Quella di immergersi non è stata una decisione facile per Yasuo, professione autista di autobus. Il pensiero dell’amata compagna, però, e il desiderio di ritrovarla, l’ha spinto in quella direzione. «Voglio trovarla e allo stesso tempo ho paura che sia impossibile e che non riuscirò mai perché l’oceano è troppo vasto. Ma io devo continuare a provare», ha raccontato come riferito dal Daily Mail.
Quando lo tsunami ha colpito il Giappone, la moglie di Takamatsu era al lavoro. Lui invece, era a casa, e stava ripulendo la loro abitazione dai detriti lasciati dal terremoto precedente. «Stai bene? Voglio andare a casa», aveva scritto la donna nel suo ultimo messaggio diretto al marito, quel giorno. «Sono sicuro che vorrebbe ancora tornare a casa», ha raccontato Yasuo. Con il telefonino, recuperato mesi dopo, Yuko aveva provato a inviare un altro messaggio al marito: «Questo tsunami è disastroso» ma queste parole non era riuscita a spedirle.
Quando le onde gigantesche e violente avevano distrutto tutto, Yasuo si era ritrovato nell’ospedale di una città vicina, insieme alla suocera e non gli era stato permesso di tornare a Onagawa, che nel frattempo era diventata un cumulo di macerie, uno scenario apocalittico dove le barche dei pescatori si erano frantumate contro auto ed edifici.
L’OSPEDALE
Il giorno successivo, appena è stato possibile, è corso all’ospedale di Onagawa, che si trovava sulla cima di una collina e che era stato allestito come luogo di evacuazione. Qui centinaia di persone erano fuggite in seguito al terremoto. «È stato in quel momento che mi è stato detto che tutti gli impiegati della banca di mia moglie erano stati spazzati via dall’acqua», ha raccontato. «Ho sentito le mie ginocchia cedere, non ho più sentito il mio corpo». Durante tutte le immersioni, che pratica una volta alla settimana da quasi dieci anni, Yasuo indossa una muta, si carica una bombola sulla schiena e si tuffa nelle acque gelide dell’oceano insieme all’istruttore subacqueo Masayoshi Takahashi. Quest’ultimo tiene aggiornate costantemente le mappe e i registri delle aree che sono già state battute, a volte anche più di una volta perché le correnti spostano in continuazione i detriti.
Il terremoto dell’11 marzo 2011 ha avuto una magnitudo di 9,1 ed è stato il più violento del Giappone, il quarto peggiore nella storia. A causa del sisma e dello tsunami successivo - che ha distrutto i generatori di emergenza che alimentavano i sistemi di raffreddamento di tre dei reattori della centrale nucleare di Fukushima - sono morte circa 20mila persone, quasi mezzo milione sono rimaste senza una casa e 2500 sono ancora disperse. Una di queste, è Yuko, almeno finché Yasuo non l’avrà ritrovata.