la Repubblica, 7 ottobre 2022
Intervista a Carlos Sainz
Uomo educato dalle donne. Altro che tenebroso. Carlos Sainz è un hombre caliente. «Chi mi conosce sa che posso ridere e scherzare come un bambino. Le mie sorelle dicono che sono molto giocoso, anzi infantile». Ha da poco compiuto 28 anni e corre da quando è in prima media. La scuola è d’arte, quella del papà omonimo e campione di rally. «Ma nella formazione hanno contato tantissimo mia madre, le mie due sorelle, la mia fidanzata Isabel. Nessuna di loro è fanatica di motori ma grazie a me e alla serie su Netflix, si sono appassionate». In F1 dal 2015, ex compagno di Max Verstappen in Toro Rosso, ha poi lasciato la cantera Red Bull prima per la Renault poi per la McLaren. In Ferrari dal 2021 al posto di Sebastian Vettel accanto a Charles Leclerc. Stagione altalenante (anche) per lui, quella che sta per concludersi: 5° in classifica a -1 punto da Russell su Mercedes. In rosso la prima pole e il primo successo a Silverstone quest’anno. Eppure “Chili” (per la storpiatura di Carlos, detesta il piccante) o anche smooth operator (perché la porta sempre a casa), non è affatto contento.Si dia un voto per il 2022.«Non lo faccio, non mi piace. Però su questo anno sono piuttosto critico come pilota. È stato difficile, anche dal punto di vista psicologico».Ci spiega?«Non ho mai avuto continuità, mai preso quello slancio che ti porta da un podio all’altro e a fare bene più gare di fila, cosa che dà fiducia.All’inizio un paio di sbagli miei, poi la sfortuna con Ricciardo a Imola, bene col secondo posto in Canada e lì lottavo per vincere, quindi vinco a Silverstone e invece ecco l’Austria col motore rotto, a Spa prendo penalità, pole e podio, in Olanda problemi al pit. Insomma, quando sembrava che prendessi la rincorsa, subito dopo bump, fermo per un motivo o l’altro, malasorte, affidabilità, errori, penalità».Dispiaciuto per le polemiche sulle strategie a suo favore che hanno negato il successo a Leclerc in Gran Bretagna?«Ho visto tanta gente felice per me nel paddock e in squadra, forse c’è stata una percentuale piccola non so se tra la stampa o tra persone dellaFerrari che pensavano che non meritassi di vincere e che Charles era il primo pilota. Io non guardo a queste cose. Anche perché mi sento molto voluto, molto amato da tutto il mondo Ferrari e dai tifosi. È vero che l’inizio di stagione complicato mi ha messo un po’ in posizione peggiore nella lotta per il campionato e forse la gente preferiva che al successo arrivasse quello più vicino a Verstappen nel Mondiale».C’è qualcosa che vorrebbe imparare da Charles?«Sì, Charles è più paziente e sorride di più, io quando sto al circuito sono più concentrato su me stesso.Proverò ad ammorbidirmi ma non cambierò».E Verstappen cosa può insegnare?«Max ha fatto un anno perfetto, nella stagione scorsa ha acquistato l’esperienza lottando per il titolo con Hamilton. Questo gli ha dato un vantaggio rispetto a noi. Mentalità e consapevolezza. Noi questa esperienza la stiamo accumulando ora e ce la porteremo nel 2023. Io so dove non devo sbagliare, come squadra dobbiamo essere perfetti per batterli. Max è stato incredibile, merita il titolo, ha vinto e tanto, non ha commesso errori e quando gli è capitato non ha subito conseguenze, a noi sono costati tanto. Questa è stata la differenza più grande».Preoccupato per le voci su un presunto sforamento del budget cap da parte di alcuni a cominciare dalla Red Bull?«Certo, vogliamo sapere esattamente cosa è successo e al più presto, servono chiarezza e particolari, se qualcosa è davvero accaduto. Ma ho fiducia nel lavoro della Fia che arriverà alla conclusione e ci dirà se qualcuno ha sforato il tetto di spese e di quanto, dopo di che saranno da valutare le conseguenze».Qual è il suo obiettivo da qui alla fine del Mondiale?«Voglio vincere qualche gara e finire forte questi ultimi 5 gp, migliorare su tutti gli aspetti che non hanno funzionato in modo da portarmi questa carica all’anno prossimo. Il campionato non è importante per me adesso, più fondamentale riportare la Ferrari in alto. Suzuka mi piace, pista vecchio stile. Ci proverò e ci proveremo, dovremo essere perfetti e continuare a progredire sui vari fronti se l’anno prossimo vogliamo battere la Red Bull e la Mercedes».Con quali campioni del passato le sarebbe piaciuto battagliare?«Con i migliori: Schumacher, Alonso, Senna, Villeneuve. Solo per capire dai loro dati cosa li faceva essere così speciali. Come compagno di squadra mi sarebbe piaciuto avere Michael, perché avrei imparato tantissimo per esser un team leader come lui».Sorrideva poco in pista, come lei.«Quando sono al circuito sono al lavoro, mi concentro molto, ho sempre la testa sulle gare e sto pensando a cose diverse, alla guida, alla macchina, a come essere piùveloce. È per questo che appaio molto serio e sembra sempre che io stia da un’altra parte, sto in un posto mezz’ora ma sembra che io sia altrove. Lo vedo più come una debolezza che come un vantaggio.Ma chi mi conosce e mi vive lontano dalla pista, quando mi disconnetto, sa bene che rido fin troppo».Lei è molto riservato sulla sua vita privata.«Sì, credo che provenga dall’esempio di mio padre e mia madre che hanno sempre avuto una relazione molto privata e un matrimonio felice.Quando io ho cominciato a diventare famoso ho guardato a come si comportavano loro, non hanno mai concesso alla stampa rosa spagnola discorsi o foto del loro rapporto, ho imparato da loro che forse era il modo giusto per proteggere l’amore.Lo faccio anch’io con Isabel, con la quale sto da sei anni».È vero che ha un rapporto controverso coi social?«Sì, hanno una parte troppo importante nella nostra vita, non so quante ore ci passiamo ormai, tolgono molto tempo e energie alla vita reale. Per me è una debolezza, ne diventi dipendente, alla fine stai troppo sul telefono anziché fuori. A me piace stare all’aperto e fare sport, invece delle volte mi ritrovo due ore sul cellulare a leggere le opinioni della gente su qualsiasi cosa, o notizie che se sai o non sai non ti cambiano niente. Allora mi rendo conto che ho sprecato quel tempo e l’ho sottratto alla vita, che è una sola».Vittoria agli Europei di basket, quella di Alcaraz agli Us Open e la nazionale di calcio tra le favorite in Qatar. C’è un segreto nel sistema sport della Spagna?«C’è una bella cultura sportiva, sin da quando sei bambino ci sono tanti centri in cui puoi scegliere quale sport ti piace e imparare a farlo subito. Poi c’è una passione generale per lo sport e anche se non siamo così tanti, 45 milioni, è alta la percentuale di chi eccelle, in molte discipline. È bello da vedere e mi rende orgoglioso di essere spagnolo.Credo dipenda anche dalla nostra mentalità: coraggio e voglia di spingere sempre».