La Stampa, 6 ottobre 2022
I sindaci sono in bolletta
Ridurre e spegnere in anticipo le luminarie natalizie non basterà. Per molti Comuni italiani resistere al caro bollette senza tagliare i servizi pubblici essenziali diventerà presto uno sforzo insostenibile. Secondo le stime dell’Anci, circa il 15% dei 7.900 Comuni è già in difficoltà finanziarie e potrebbe non reggere l’urto della spesa per gas ed elettricità, che in media è più che raddoppiata rispetto all’anno scorso. Insomma, un migliaio di sindaci nel nostro Paese trema di fronte alla bolletta. Ci sono, però, forti differenze tra un Comune e l’altro, legate alle dimensioni del territorio amministrato, ai contratti stipulati per le forniture, più o meno convenienti, oppure alla posizione geografica: al Sud il costo del riscaldamento, ad esempio, è comprensibilmente più basso che al Nord. Poi bisogna considerare che le città più grandi hanno voci di costo pesanti, come il trasporto pubblico su ferro, tram e metropolitane, o i consumi di monumenti, musei, teatri, palazzetti dello sport o piscine comunali. In sostanza, spiegano dall’Anci, «i sindaci messi meglio hanno registrato aumenti in bolletta del 40-50% rispetto all’anno scorso, quelli messi peggio si trovano a dover pagare il 300-400%». Anche ieri i vertici dell’associazione dei Comuni si sono riuniti in videoconferenza per fare il punto della situazione e «preparare un pacchetto di proposte da presentare al nuovo governo». Matteo Ricci, sindaco di Pesaro e vicepresidente Anci non nasconde la preoccupazione: «La situazione è drammatica, il governo uscente e quello entrante collaborino per trovare una soluzione – dice –. Ci vuole una risposta forte, chiunque abbia buon senso, prima di fare debito pubblico, deve trovare altre soluzioni, come risorse europee».
Andando al sodo, serve almeno un miliardo di euro aggiuntivo, da stanziare entro la fine dell’anno, per evitare che qualche Comune finisca in default e non possa più erogare nemmeno i servizi pubblici essenziali. Alessandro Canelli, sindaco di Novara e delegato al fisco locale dell’Anci, la mette giù così: «Un conto è risparmiare sulle luci di Natale o tenere al buio i monumenti, un altro è vedersi costretti a chiudere musei, teatri, palestre e piscine comunali, che sarebbe una sconfitta sociale – avverte – o addirittura diminuire il riscaldamento nelle scuole e negli uffici, ridurre le corse dei tram e accorciare l’orario di accensione dell’illuminazione stradale, che significa pregiudicare la sicurezza delle persone». Del resto, i numeri parlano chiaro. La spesa totale, a livello nazionale, per le utenze energetiche dei Comuni è di un miliardo e 600 milioni. La stima degli aumenti porta il conto a circa 3 miliardi e mezzo, mentre il governo, dall’inizio dell’anno, con tre diversi decreti, ha messo a disposizione 820 milioni per sostenere i sindaci. Ovviamente non bastano: «Prendiamo Novara, dove abbiamo calcolato costi maggiori per circa 5 milioni di euro – spiega Canelli – e finora abbiamo ricevuto aiuti per un milione e mezzo, il resto devo provare a coprirlo io in qualche modo». Ci sono Comuni che possono cavarsela grazie ad avanzi di amministrazione, altri già in profonda crisi. Ecco, quindi, che per far quadrare i bilanci serve un altro miliardo. «Le risorse vengono erogate seguendo lo stesso approccio che abbiamo usato per il Covid – aggiunge Canelli – con una ripartizione basata sulle dimensioni del Comune e sulle spese storiche documentate».
Nell’attesa, si deve tirare avanti con quello che si ha in cassa e che serve anche ad aiutare i cittadini in difficoltà con le proprie bollette domestiche. Quasi ovunque stanno aumentando le famiglie che bussano ai servizi sociali, «noi l’anno scorso ne avevamo 1. 400, quest’anno se ne sono presentate 2. 200, anche quella è una spesa in più per il Comune». Per questo l’Anci è pronta a chiedere al nuovo governo di rafforzare le misure di sostegno già introdotte, «alzando il tetto Isee previsto, per allargare la platea dei beneficiari dello sconto in bolletta: chi prima reggeva, ora rischia di non farcela più». Tenuta dei conti e tenuta sociale, insomma, come due facce della stessa medaglia. Come dimostra anche l’allarme lanciato dalle Regioni sul rischio di un taglio «imprevisto» alla spesa per la sanità: l’aumento dei costi energetici «va coperto», avvertono dalla Conferenza delle Regioni, per non penalizzare un settore, per il quale «non c’è ancora la totale copertura delle spese legate al Covid». —