Il Messaggero, 6 ottobre 2022
La guerra tra le baby gang romane
Pestaggi di gruppo tra ragazzini, violentissimi, organizzati in chat e filmati con i cellulari. Ma anche foto di compagne di classe minorenni svestite, video che immortalano momenti intimi e privati dati in pasto agli amici, condivisi con centinaia di giovanissimi. Una di loro, imbarazzata perché un suo filmato hard era diventato virale, racconta di avere tentato il suicidio. Un’inchiesta choc della Procura dei minorenni di Roma fotografa il degrado dell’adolescenza. Non c’entrano quartieri ed estrazione sociale: i giovanissimi sono organizzati in bande che coprono praticamente ogni zona della Capitale. Tutto è iniziato nell’aprile 2021, con gli appuntamenti organizzati al Pincio, la terrazza di Villa Borghese che si affaccia sul cuore di Roma: gruppi di ragazzini – tra i 13 e i 17 anni – si sono incontrati per «sfondarsi di botte», raccontano entusiasti nei messaggi. Ed è culminato il 2 maggio del 2021, con il pestaggio di un diciassettenne disabile pubblicato in una diretta Instagram. È proprio dagli atti di questa inchiesta – la Procura ha chiuso le indagini a carico di 5 minori e della fidanzata di uno di loro – che emerge l’orrore.Roma è divisa in bande di minorenni: nelle chat sui social organizzano «violente aggressioni nei confronti di coetanei» – scrivono gli investigatori della Squadra Mobile – che immortalano tutto in foto e video. Si vantano delle loro «gesta, ricalcando anche attraverso il nome dei gruppi il fenomeno delle gang sudamericane».LE BANDEC’è la banda «18», per esempio, che su WhatsApp riunisce 100 ragazzi: il gruppo frequenta le zone Garbatella e Eur. E poi ci sono i loro acerrimi nemici del gruppo «17», che frequenta Roma Nord. Le foto del profilo immortalano i ragazzi sulle scalinate della Galleria di Arte Moderna, oppure su quella della basilica dei Santi Pietro e Paolo. Sono queste due baby gang le protagoniste della maxi-rissa organizzata al Pincio il 10 aprile 2021. La rissa viene raccontata negli sms come un’impresa memorabile: «C’erano almeno 30 camion delle guardie, npoi capì, li avemo pestati e semo scappati». E ancora: «È partita pure na coltellata». Un altro ragazzino ha ancora l’adrenalina in corpo: «Io ho tirato na bottiglia». Il 14 aprile, pochi giorni dopo, i bulli organizzano un altro incontro violento: «Sabato se appicciamo de brutto con tutto il centro, i 17». Un amico ha paura delle indagini: «Ve se bevono», cioè «vi arrestano». Ma un altro insiste: «Se semo già menati a Villa Borghese». Poi, manda fiero il video: «Se vede pure tuo fratello!». Uno replica che stanno organizzando risse anche in altri quartieri: «Stamo a portà tantissime zone... forse porto i 18 al Labaro venerdì a menarsi». La situazione precipita all’inizio di maggio, con il pestaggio del diciassettenne disabile. Il video, diffuso sui social, fa scalpore tra le comitive. In molti denunciano il gesto e i «17» giurano vendetta. Le bande sono organizzate e si spartiscono le zone: «Torre Maura sta con me, Tmb sta con me, Corviale, Ostia, alcuni dei Ponti», scrive un componente della chat rivale. Lo stesso giorno, il 2 maggio, viene picchiato anche un altro ragazzo. «L’ho rincorso per tutto l’Eur, si è chiuso in un bar e ha chiamato le guardie – scrive uno dei componenti del gruppo – Avemo pistato un pedofilo trentenne, nel video nse vede ma javemo rotto naso, labbro e un occhio». Parlano come criminali: «Uso sto numero così non me se bevono», dice uno degli indagati. «Javemo menato in 5 a quello», si vanta un altro. Con l’intervento della Polizia, dopo la vicenda del diciassettenne, i ragazzini cercano di disfarsi delle prove e abbandonano le chat. Ma in settembre viene inaugurato un nuovo gruppo: «Siamo tornati». Subito i «18» parlano dei rivali: «Coi 17 semo apposto?». Un amico replica subito: «Je rimeniamo». Il 4 settembre uno dei componenti del gruppo «Bravi ragazzi» racconta che suo fratello è stato aggredito. Gli amici si accordano per una spedizione punitiva.I VIDEOE poi ci sono i video di minorenni nude che girano nelle chat di gruppo. «Non si deve sapere che li avete», scrive uno. Poi invia due clip: «Buon divertimento». Un amico chiede i video di una compagna di classe che trova carina. «La ho», dice un altro. Poi invia i file in cui si vede una ragazza in topless intenta a ballare. Uno dei componenti della chat viene contattato da un’amica, che si confida. «Due estati fa sono stata ricattata e ho mandato delle foto mie ai miei ex, e anche un video senza reggiseno... volevo essere accettata... loro le hanno fatte girare, le hanno visti quasi tutti, mi arrivavano insulti... ho provato ad ammazzarmi e sono finita in coma».