Il Messaggero, 5 ottobre 2022
La sentenza su Angelini apre la dinasty familiare
Francesco ha avuto tre figlie e almeno tre compagne di vita. Ma se gli chiedi come si chiamano le sue ragazze non se lo ricorda. Se vede una persona con la mascherina si preoccupa, perchè non sa che c’è stato il Covid. Eppure Francesco si occupa proprio di quello, prodotti sanitari, Lo conoscono tutti perchè il suo cognome - Angelini - è sulle confezioni di Tachipirina, di Moment, di Amuchina e di tanti altri medicinali che sono nelle case degli italiani. Se gli chiedi cosa produce la sua grande impresa farmaceutica, risponde «Farmaci? No, nessun farmaco». Francesco ha 77 anni e una malattia neurocognitiva molto grave provocata da un lungo trascorso di dipendenza da alcol e dalla sua storia di farmacofilia. Nella sostanza il suo fisico ha subito danni, psichici e fisici, ormai irreversibili. Da pochi giorni le sue gravi condizioni di salute sono certificate anche da un tribunale della Repubblica, che ha dichiarato la sua infermità mentale, la sua incapacità di provvedere alla cura dei suoi interessi personali e patrimoniali, che valgono miliardi e il fatto che la attuale rete di protezione familiare non sia idonea.
E il 30 settembre scorso ha stabilito che di tutto questo dovrà occuparsi un amministratore di sostegno.
IL DOCUMENTO
Fin qui, apparentemente, la storia di un anziano signore che ha molto costruito durante la sua carriera e si prepara a passare gli ultimi anni nella sua villa di Grottaferrata, alle porte di Roma, accudito da una persona di fiducia e dalle figlie. Invece, scorrendo le 23 pagine della sentenza del tribunale di Velletri, si scopre un’altra storia. Perchè dietro il tramonto di uno dei più importanti imprenditori della farmaceutica c’è una dinasty familiare sulla divisione del suo impero miliardario che potrebbe tornare - per l’ennesima volta - all’attenzione della magistratura. Ma andiamo con ordine.
A volere pervicacemente che un giudice si pronunciasse sulle capacità cognitive di Francesco Angelini al fine di tutelarne la salute è stata Gioella, la figlia che Angelini ha avuto in costanza di matrimonio dalla moglie, Stella Medi. Maria Gioella è la seconda di due figlie, la primogenita, invece, si chiama Maria Francesca.
Dopo di loro è arrivata Thea, nata da una relazione extraconiugale di Francesco Angelini con una sua ex segretaria, Tiziana Turelli.
E la sentenza conferma quanto da sempre sostenuto da Maria Gioella, la quale, nel proporre nel 2020 ricorso per l’interdizione del padre, aveva sostenuto sia che lo stesso versasse da anni in gravi condizioni psichiche, con danni cognitivi molto rilevanti e fisici tali da impedirgli di potersi prendere cura di sé e del suo ingente patrimonio, sia che l’imprenditore non vivesse affatto in un ambiente familiare protetto. In questi ultimi anni per Gioella non è stato mai possibile incontrare il padre.
Era accaduto che negli anni precedenti, quando erano già ben presenti i segni di decadimento psicofisico, la terzogenita Thea, insieme al marito Sergio Marullo di Condojanni, avevano iniziato a innalzare una rete protettiva intorno al padre di lei, limitandone i contatti anche con l’esterno. La stranezza di questi comportamenti era già stata riferita anche dall’ultima compagna di Francesco Angelini, Antonella De Marco, che mandava messaggi preoccupati alla di lui sorella Luisa Angelini. I messaggi sono ben descritti in un rapporto della Finanza del 31 luglio 2019: «Nelle conversazioni WhatsApp Antonella De Marco riferiva infatti ad Angelini Luisa (sorella di Francesco) tutto quello che accadeva nella villa di Grottaferrata, descrivendo Thea ed il marito Sergio Marullo degli avvoltoi ed utilizzando parole di disprezzo nei confronti del professor Girardi (psichiatra di Francesco Angelini, ndr.) che, con l’utilizzo di farmaci molto forti, teneva volutamente Francesco Angelini in uno stato confusionale e di immobilità fisica».
La Guardia di Finanza si occupava della dinasty di casa Angelini perchè la figlia Gioella nel 2019 aveva denunciato la sorellastra Thea e il di lei marito Sergio Marullo per circonvenzione di incapace, chiedendo l’intervento dell’autorità giudiziaria. Di fatti, nel contesto precedentemente esposto, misteriosamente, l’assetto societario della Angelini Pharma, un gruppo da seimila dipendenti presente in 20 paesi del mondo con fatturati miliardari, aveva cominciato a cambiare volto. Ad agosto 2015, infatti, in piena estate era stato modificato lo Statuto della Fondazione Angelini; l’estate successiva, a luglio 2016, una improvvisa donazione da parte di Francesco Angelini aveva consegnato alla terza figlia Thea il 52% del Gruppo industriale. A marzo del 2018, una seconda donazione aveva assegnato sempre a Thea un altro 16 per cento del gruppo, portando lei e il marito (nel frattempo nominato manager del gruppo) a detenere il 68% delle quote. In quegli anni, Francesco Angelini era spesso ricoverato in ospedale per lunghe settimane e poi dimesso, sempre in condizioni fisiche molto gravi. E proprio pochi giorni prima di un ricovero, a dicembre 2017, quando sembrava davvero in fin di vita, Francesco Angelini aveva firmato un altro atto ritenuto anomalo: si trattava di un patto di famiglia in cui accettava di lasciare alla figlia Thea il 100% del proprio patrimonio dietro un risarcimento alla altre due figlie. L’accordo saltò per l’intervento di Gioella, che rifiutò di aderire al patto.
LA LIQUIDAZIONE
La battaglia giudiziaria è pertanto senza quartiere, sia in ambito civile che penale. Gioella contro Thea, perchè intanto la primogenita Maria Francesca ha preferito accettare dalla sorella Thea una liquidazione da 480 milioni per restare fuori dalla partita (la stessa somma era stata offerta anche a Gioella, che ha rifiutato). E anche la compagna di Angelini, che inizialmente denunciava il comportamento da avvoltoio della terzogenita, ha poi deciso di passare dalla sua parte sostenendone le ragioni.
La contesa (in ambito civile) è stata tanto agguerrita dal punto di vista della capacità professionale dei legali, quanto lenta. In questo procedimento Gioella è stata assistita da un illustre pool di legali (Sergio Erede, Andrea Di Porto, Gianpiero Succi e Laura Salvanesch) e da un primario collegio di medici (i professori Giulio Maira, Pierluigi Scapicchio, Fineschi e Francesca Fabbrizi).
In ambito penale Gioella denuncia la sorellastra Thea e Sergio Marullo per circonvenzione. I due vengono indagati ma i loro avvocati hanno gioco facile ad ottenerne il proscioglimento perché il procedimento di interdizione, quello conclusosi a settembre scorso, non aveva ancora stabilito l’infermità mentale abituale e le patologie particolarmente gravi di Francesco Angelini.
IL RITARDO
E comunque, pur essendo arrivata con un ritardo deprecabile, la sentenza del tribunale di Velletri dei giorni scorsi ha stabilito alcuni punti fermi che potrebbero riaprire la partita, oltre che consentire a Gioella Angelini di rivedere dopo tanto tempo suo padre. Nella sentenza, infatti, si legge che le condizioni di incapacità cognitiva che richiedono l’assistenza di un amministratore di sostegno sono «sostanzialmente stabili visto l’esito degli esami neuroradiologici». Il tribunale si riferisce ad esami neuroradiologici eseguiti ad aprile del 2015 e ad aprile del 2020. Significa che dal 2015 al 2020 le condizioni di incapacità di intendere e di volere di Francesco Angelini sono sempre state le stesse. Dunque anche quando ha donato in due riprese il 68 per cento del gruppo ad una sola delle figlie e quando ha proposto un patto di famiglia per cedere la totalità dell’azienda alla stessa figlia. In altre parole, se la sentenza di Velletri fosse arrivata in tempi rapidi, probabilmente Thea Angelini e suo marito avrebbero avuto qualche spiegazione in più da dare ai pm che li avevano indagati per circonvenzione di incapace. E non è detto che non accada, perchè le affermazioni contenute nella sentenza tardiva potrebbero consentire l’attivazione di nuove azioni giudiziarie.
Un altro punto fermo riguarda il futuro del gruppo. La stessa sentenza ne definisce le dimensioni attribuendogli un valore considerevole: questa circostanza, da sola, rende necessaria la scelta di un amministratore giudiziario di assoluta affidabilità ed equidistante da tutte le parti in causa. Soprattutto capace di restare indifferente a qualsiasi - eventuale - lusinga di parte.