Federico Fubini per il “Corriere della Sera”, 4 ottobre 2022
PER LA PRIMA VOLTA NELLA STORIA, LA CINA DIVENTA IL PIÙ GRANDE ACQUIRENTE DI IDROCARBURI RUSSI, PIÙ DI TUTTA L'UNIONE EUROPEA MESSA INSIEME - GLI ACQUISTI CINESI SONO SALITI A CIRCA 220 MILIONI DI EURO AL GIORNO, MENTRE QUELLI EUROPEI SONO CALATI DA 750 MILIONI AL GIORNO NELLE PRIMA SETTIMANE DI GUERRA A CIRCA 150 MILIONI… - - -
Questa settimana segna il passaggio di una soglia, nel rapporto simbiotico e di guerra che l'Unione europea mantiene con la Russia: dall'inizio dell'invasione in Ucraina, i Paesi europei ormai hanno comprato dai russi idrocarburi per cento miliardi di euro.
Poco più di metà dei pagamenti sono legati a petrolio e derivati (sui quali l'embargo scatta da gennaio), altri 44 miliardi agli acquisti di gas e tre miliardi al carbone. Dall'inizio della guerra la sola Italia ha comprato energia russa per poco più di dieci miliardi, divisi in parti quasi uguali fra petrolio e metano: da quando si combatte siamo il quinto maggiore cliente dei colossi di Stato di Mosca nell'industria estrattiva dopo Olanda, Turchia, Germania (pagamenti alla Russia per oltre 22 miliardi di euro) e Cina (quasi 37 miliardi).
Le stime sono del Centre for Research on Energy and Clean Air, un'agenzia non governativa di Helsinki, i cui economisti hanno sviluppato un modello basato su tutti i dati disponibili da fonti aperte: flussi di metano o spedizioni via nave di greggio o gas liquido. In realtà i rapporti commerciali si stanno trasformando, da quando l'Europa cerca di recidere i legami con Mosca.
Gli ultimi dieci giorni di settembre segnano il superamento di un'altra soglia simbolica, con molte implicazioni politiche: per la prima volta da sempre - non solo dall'inizio della guerra - dal 21 settembre la Cina è il più grande acquirente di idrocarburi russi. Maggiore non solo di ogni singolo Paese europeo, ma dell'intera Ue.
Se prima era l'Europa a dipendere da Mosca, ora è Mosca a dipendere dalle condizioni di Pechino per poter vendere materie prime. Gli acquisti cinesi salgono a circa 220 milioni di euro al giorno, mentre quelli europei calano da circa 750 milioni al giorno nelle prima settimane di guerra a circa 150 milioni. Anche l'Italia ha più che dimezzato i pagamenti a Mosca, ridotti oggi a poco più di 30 milioni al giorno.