Da ilnapolista.it, 3 ottobre 2022
“BASTA RETORICA SU MARIA SOLE FERRIERI CAPUTI, HA ARBITRATO UNA PARTITA RIDICOLA” - L’EX GIACCHETTA NERA PAOLO CASARIN HA SOTTOLINEATO CHE HA CONCESSO "UN RIGORINO" AL SASSUOLO E L'HA BACCHETTATA: “È DIFFICILE DECIDERE SE SEI A 18 METRI DI DISTANZA. MI PARE CHE SI STIA ESAGERANDO CON GLI ELOGI. È TROPPO PRESTO, QUANDO AVRÀ DIRETTO UNA DECINA DI PARTITE DI SERIE A DI DIFFICOLTÀ MAGGIORI POTREMO DARE UN GIUDIZIO” -
La prima di Ferrieri Caputi? Paolo Casarin non regge più la retorica sulla prima donna arbitro in Serie A: Maria Sole Ferrieri Caputi che ieri ha diretto Sassuolo-Salernitana 5-0 (ne ha parlato anche Rocchi). All’Adn Kronos dice:
“Ha diretto una partita ridicola, mi pare che si stia esagerando con gli elogi. È troppo presto, quando avrà diretto una decina di partite di Serie A di difficoltà maggiori potremo dare un giudizio. Per quel poco che si è visto ha dimostrato di essere sicura, sempre nel vivo dell’azione. Ha di sicuro delle qualità ma smettiamola di parlare di lei, secondo me anche lei si è stancata di questa attenzione mediatica assolutamente esagerata”.
Peraltro sul Corsera, nella consueta rubrica del lunedì, Casarin non è stato tenere con l’arbitraggio pur se non sono mancati gli apprezzamenti nei confronti del primo fischietto donna nella massima serie.
Con la personale autorevolezza di cui dispone ha esaurito l’emozione dopo pochi passi sul terreno di gioco. Al sorteggio era già a suo agio: la partita di calcio, in effetti, trasmette forza anche all’arbitro. La prima impressione, dopo il fischio iniziale, è stato il bisogno di spostarsi con generosità, quasi sentisse il bisogno di rincorrere il gioco. In gara con i giocatori.
Così concede un piccolo rigore: sulla linea di fondo il contatto tra Maggiore e Ceide è lieve, ma soprattutto è difficile decidere se ti trovi alle spalle dei due e a circa 18 metri di distanza. Non è stato un rigore inventato, ma il calcio di rigore deve rappresentare il risarcimento tecnico per un fallo subito che può impedire un gol possibile. Quel braccio rigido che indicava il rigore mi è sembrato il gesto della liberazione. Una sfida, un atto coraggioso, una misura di se stessa. In quel momento sei diventata un arbitro vero, che può anche sbagliare. Ora studia, lavora e arbitra. Sei brava.