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 2022  ottobre 03 Lunedì calendario

"NELLA MIA VITA HO AMATO DUE UOMINI E LA LETTERATURA - SE NE VA A 91 ANNI LA SCRITTRICE ROSETTA LOY - DAL MATRIMONIO CON PEPPE LOY ALL’INCONTRO CON CESARE GARBOLI: “MI HA LASCIATO FUORI DAL TESTAMENTO? FORSE PENSAVA CHE AVESSI TANTI SOLDI...” - MIRELLA SERRI RICORDA I SUOI ROMANZI DEDICATI ALL’OLOCAUSTO: “SONO OPERE SEGNATE DAL SENSO DI COLPA DI CHI NEGLI ANNI DELLE DEPORTAZIONI E DELLE RAZZIE NON HA VOLUTO SAPERE O PRENDERE POSIZIONE” -

https://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/rosetta-divisa-due-gnoli-intervista-scrittrice-rosetta-loy-120067.htm



Mirella Serri per lastampa.it

La scrittrice Rosetta Loy è scomparsa sabato sera nella sua casa di Roma immersa nel verde sulla via Flaminia, che amava moltissimo. La narratrice romana, novantunenne, aveva esordito nel 1974 con «La bicicletta». La Loy era stata un caso eclatante nella letteratura italiana alla fine degli anni Ottanta. Il suo suggestivo romanzo storico «Le strade di polvere» (Einaudi) nel 1987 aveva fatto l’en plein: si era conquistato il premio Viareggio, il Campiello, il Rapallo e anche altri allori letterari.



Mai una scrittrice aveva avuto nella stessa stagione narrativa e in contemporanea così numerosi riconoscimenti, la sua opera così celebrata apriva la strada a tante altre autrici quasi sempre tenute fuori dall’agone dei premi. Rosetta Provera, che aveva sposato il fratello del regista Nanni Loy, era l’ultima di quattro figli. Il padre era un ingegnere piemontese e la madre lavorava nella capitale. La vocazione letteraria della Loy era stata assai precoce. Scrisse il suo primo racconto all’età di 9 anni. Dovette aspettare il 1974 per fare la sua apparizione sulla scena del romanzo italiano: «La bicicletta» si conquistò il premio Viareggio opera prima e fu molto celebrato dalla critica.

Successivamente i suoi racconti saranno tradotti in francese e in altre lingue. La Loy amava molto l’idioma di Molière e aveva curato per la collana einaudiana «Scrittori tradotti da scrittori» la versione del «Dominique» di Fromentin (1990) e de «La principessa di Clèves» di Madame de La Fayette (1999).

Tra i suoi libri di gran successo vi sono inoltre i romanzi dedicati all’Olocausto, come «Cioccolata da Hanselmann» (Rizzoli) e «La parola ebreo» (Einaudi). Sono opere segnate dal senso di colpa di chi negli anni delle deportazioni e delle razzie non ha voluto sapere o prendere posizione. Ne «La parola ebreo» si intrecciano documenti storici e ricordi familiari: l’autrice, che abitava in un prestigioso palazzo, aveva frequentato gli istituti religiosi gestiti da suore francesi e in casa aveva un’istitutrice tedesca, Anne-Marie.

La famiglia non aderì al fascismo. Il padre leggeva l’Osservatore romano, era osservante, ma quando nel 1938 vengono emanate le leggi razziali nessuno dei suoi ebbe il coraggio di chiedersi dove fossero finiti i vicini di casa o la bambina con cui Rosetta giocava al parco, tutti ebrei. Con la sua scrittura raffinata e con i suoi libri di denuncia ha segnato profondamente il panorama letterario.