Corriere della Sera, 2 ottobre 2022
La malinconica ironia di Diego Bianchi
Poteva trasformarsi in una messa funebre post-elettorale e invece, per fortuna, i toni erano quelli della rielaborazione collettiva del trauma, di un ironico gruppo di autoaiuto che si riunisce per trovare le risposte al proprio shock comune.
«Propaganda Live» è in onda in queste settimane con una nuova stagione, sempre il venerdì su La7, orfano di Marco Damilano, traslocato in Rai, ma non dell’ormai classico format dello «spiegone», a cui Francesca Schianchi ha portato un tocco nuovo, altrettanto esaustivo. E non era facile, perché il format è un monologo di per sé poco televisivo, che richiede un’oratoria in levare ma anche una certa arguzia nella costruzione narrativa, oltre che naturalmente una solida competenza sui fatti. La sensazione è però che il clan di «Propaganda» sia rimasto orfano soprattutto di una certa idea di sinistra (un Pd passato da «Scegli» a «Sciogli», come ha chiosato Schianchi) e sia alla ricerca di nuove icone più inclusive e contemporanee, come l’ospite Elodie.
Per fortuna (si fa per dire…), le contraddizioni della politica italiana continuano però a fornire materiale senza sosta, subito pronto a trasformarsi in racconto, filtrato da quel tono di malinconica ironia, di sottile presa in giro, che caratterizza Diego Bianchi. Senza mai rinnegare le sue origini da videomaker, Bianchi si conferma tra i più capaci di costruire sul campo, camera in mano nel reticolo di vie intorno a Montecitorio, un racconto del «Palazzo» e dei suoi abitanti che è antropologico prima ancora che politico, spesso non poco sconfortante per chi guarda da casa. A completare il quadro, lo sguardo surreale di Makkox, col suo tratto che trasforma i concetti in forma visiva. Il gruppo di «Propaganda» continua a dimostrare una rara bravura nell’incorporare il mondo dei social in un talk televisivo, armonizzando i linguaggi e trovando sempre una cifra distintiva.