la Repubblica, 2 ottobre 2022
La lezione del baseball
Provatea immaginare (ma non ci riuscirete) un attaccante che va a tirare un calcio di rigore in trasferta e tutto lo stadio che fischia il proprio portiere e gli grida di scansarsi, così il tiratore potrà battere il record di gol in una stagione. È successo nel baseball, a Toronto. Il pubblico ululava quando i suoi giocatori lanciavano la palla a Aaron Judge, dei New York Yankees. Gli mancava un fuori campo per eguagliare il record che regge dal 1961. O meglio, è stato superato tre volte, ma da atleti che facevano uso di anabolizzanti.
Judge no: è pulito, è tranquillo.
Ha battuto il sessantunesimo fuori campo, ha cominciato a correre e soltanto in terza base a sorridere, quando ha visto i compagni alzarsi dalla panchina, i tifosi avversari abbracciarsi, la palla del record passare di mano in mano come nel romanzo di Don DeLillo Underworld per tramandare storia e storie.
Ora, a domicilio, a New York, nel suo stadio, cerca il colpo numero 62.
Il record è una cosa seria, in America. Qualsiasi record, ma questo in particolare. Noi non lo capiamo. Traduciamo con “fuori campo” quel che in originale è “home run”. Seguiamo così la palla che esce dal terreno di gioco, non il giocatore che corre.
Ci sono lo schiocco, la traiettoria, la meraviglia, ma appena capisci esattamente quanto lontano andrà, è sul battitore in corsa che devi riportare lo sguardo. Ed è allora che lui comincia a sorridere: ha compiuto l’impresa e può tornare a casa. È il soldato che rientra dalla Normandia, l’astronauta ammarato nel Pacifico, l’incarnazione della teoria di Vogler sul viaggio dell’eroe come modello di una narrazione che “funziona”. La costruzione del record è un’opera collettiva e popolare.
Implica pazienza e fede, memoria e memorabilia. Quando ci si avvicina, le palle destinate a quel battitore vengono marcate (in modo visibile e non) perché la decisiva varrà più di un milione di dollari. Le sue partite sono storia in divenire. Bisogna guardarle, perché stabiliscono i “dov’ero quando” che fanno da segnalibro alle pagine di una vita. Il figlio del precedente detentore del record (Roger Maris) ha seguito le ultime partite di Judge, incitandolo. Era l’inizio di ottobre quando il padre realizzò il suo primato, era New York. Portava il numero 9, Judge il 99. Coincidenze che evocano il magico, sceneggiatura perfetta, più un sacco di soldi. E il momento, non dimenticare mai il momento: la minaccia russa, la recessione, l’incertezza su ogni possibile futuro. Non farsi eliminare, migliorare se stessi: se saremo per sempre puri saremo per sempre salvi.