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 2022  ottobre 02 Domenica calendario

Intervista a un leghista, osservatore per le elezioni della Duma

Alla corte di Putin c’era già stato un anno fa, quando era stato invitato come osservatore per le elezioni della Duma. Stavolta, però, Giuseppe Luca Genovese, 41 anni, siciliano di Gela, ha fatto parte di una spedizione più contenuta – gli italiani erano 13 – e decisamente più pericolosa: invitato dall’autoproclamato ambasciatore italiano nell’altrettanto autoproclamata Repubblica indipendente dell’Abkhazia Vito Grittani, è stato scortato dai russi in alcuni seggi di Lugansk e Donetsk per assistere ai referendum-farsa per l’annessione alla Russia. «La situazione – dice adesso, al ritorno in Italia – era molto tranquilla.
Certo, c’è un clima particolare. Ma le operazioni sono state regolari».
Un passo indietro. Come ci siete arrivati?
«Con l’aereo. Roma-Istanbul-Mosca, poi da lì con un aereo fino al confine con il Donbass, in un aeroporto del quale non ricordo il nome».
Chi l’ha invitata?
«L’ambasciatore Grittani. È lui che ha organizzato tutto».
Come vi siete conosciuti?
«Ci conosciamo da vent’anni».
Sì, ma come? Affari, politica?
«Ci siamo conosciuti per caso. È nata una buona amicizia, fuori dalla politica e fuori dal lavoro».
L’agenzia ufficiale russa Tass, che l’ha citata come osservatore, la definisce «membro del comitato internazionale della Lega Nord». Tralasciando il Nord, che nel nome non c’è più: ha incarichi nella Lega?
«No».
È iscritto?
«No. Però sono un simpatizzante della Lega».
Con lei, l’anno scorso, è volato in Russia Raffaele Carfì, coordinatore della Lega a Gela.
«Sì, abbiamo assistito alle elezioni della Duma».
Ma lei non è mai stato iscritto?
La Tass la definisce “imprenditore”. Di cosa sioccupa?
«Commercio».
Di cosa?
«Commercio e consulenza alle aziende».
Sì, ma cosa commercia?
«Cosa c’entra la mia azienda? Non vuole parlare del referendum?».
Cosa ha visto?
«Abbiamo visitato alcuni seggi. Le operazioni erano regolari».
Quali città ha visitato?
«Non ne ricordo i nomi».
Ai seggi c’erano militari?
«Per le strade vedevamo delle camionette, ma non nei seggi».
Ma la gente poteva votare liberamente, anche gli ucraini?
«Tutto è stato regolare».
Avete potuto girare liberamente?
«Certo, nei margini di una situazione particolare. Avevamo una scorta, ma non ci limitava. Ma nelle città c’erano parchi con i bambini che giocavano».
Chi ha ragione, la Russia o l’Ucraina?
«Per me la guerra è sbagliata sotto tutti i punti di vista. L’Italia è contro la guerra. E poi noi non dobbiamo dimenticarlo: non siamo in conflitto con la Russia. Putin eBerlusconi erano amici».
Sì, ma con chi si schiera?
«Non voglio schierarmi contro qualcuno. Sono per la pace».
L’Ucraina è stata invasa.
«Non si parla della guerra che c’è stata nel 2014, quando l’Ucraina stessa ha attaccato il Donbass».
Quindi ha ragione Putin?
«Non voglio mettermi in una situazione di disagio. Io sono fiero di essere italiano».