Corriere della Sera, 2 ottobre 2022
Lettera di Raffaele La Capria alla sua Ilaria
Roma, 23 settembre 1966
Cara Ilaria,
mi sono pentito di averti mandato quelle fotografie non riuscite di Alexandra. Me ne sono pentito, perché quando l’ho vista sabato a Torvajanica, mi è sembrato che quelle fotografie non le rendessero giustizia. Il nostro incontro è sempre preceduto da quell’attimo, per me prezioso, in cui i suoi occhi indagano, soavi ed intelligenti, nei miei; e quando poi appare il suo sorriso, tu hai la sensazione di essere riconosciuto davvero, e che quel sorriso ti è dedicato in esclusiva. Stavolta il sorriso era un po’ diverso dal solito, perché ormai i due dentini inferiori fanno bella mostra, ed è incredibile come siano spuntati così in 5 giorni (da tanto non la vedevo). Uno un po’ più lungo, l’altro appena fuori, ma insomma adesso è un sorriso-con-denti. Anche la sua «consistenza» mi ha fatto impressione: non è la bambinuccia che tu ed io ci immaginiamo quando pensiamo a lei come un fragile esserino con ancora tracce d’immaturità. Altro che: è solida e concreta, carnosa al punto giusto e dura. Non potrebbe essere diversamente: fa in continuazione flessioni sulle ginocchia. Per ore si siede e poi si rialza; con le gambe larghe, come l’attore giapponese Toshiro Mifune. Poi, reggendosi al bordo del box, riunisce le gambe e comincia passeggiatine circolari. Tutto questo ridendo, chiacchierando a modo suo, spesso colta da improvvisi furori che le arrossano il viso corrucciato se un oggetto colorato non si lascia afferrare dalla sua presa pollice-indice. Il bello è che questo lavoro lo fa anche al buio, quando si è stufata del riposino pomeridiano. La tata la chiama con due aggettivi degni di un vero scrittore, tanto le si addicono: la chiama «matutina» e «cingallegra»: e così è.
Abbiamo avute due giornate bellissime, calme e senza vento; le più belle pare, dall’inizio di settembre, e forse le prime di una serie (perché anche oggi qui a Roma è bellissimo). Siamo andati, lei io e la tata, sul bordo della spiaggia a guardare le onde che morivano ai nostri piedi, e sai bene da che euforia è presa quando vede l’acqua che si muove e si avvolge e si ritira e poi di nuovo avanza. Faceva come san Francesco, parlava a «sora acqua». Poi abbiamo guardato, con estremo interesse (il suo viso diventava improvvisamente serio e ogni tanto abbozzava un sorrisino), i bambini giocare nella sabbia. Poi abbiamo fatto flessioni alle ginocchia, lei aggrappandosi al palo di un ombrellone o al bordo di una barca. Abbiamo preso sole e siamo abbronzati: lei con un rosa appena soffuso, ma utile a cancellare il pallore di sotto.
Ad un certo punto è venuta sulla spiaggia un’americana con una minigonna molto colorata e coi capelli lunghi sulle spalle. Lei si è voltata di scatto a guardarla, e la tata dice che la guarda così perché vestiti colorati e capelli lunghi sono il ricordo di te stampato nella sua testa. Sarà...
Ho parlato con Mimma dei King (libro della sapienza cinese), di psicanalisi, di filosofia, l’ho corteggiata (come mi aveva consigliato Vera) e infine ho abbordato l’argomento casa. È piuttosto ferma sulle sue posizioni, non vuol vendere, dice, perché non si trova da impiegare tanto facilmente denaro al 10%. Ancora però ho lasciato aperto il discorso. Poi sono in contatto con l’avvocatessa Cau, che stamattina mi ha telefonato per dirmi che c’è una sola possibilità, forse: la casa di quel veterinario (dietro quella di Mimma), oppure la sua (che è quella dove attualmente sta la nostra bambina): ma io le ho detto che è troppo vicina alla strada. Comunque anche dalla Cau saprò qualcosa presto.
Per la macchina l’ho portata dal meccanico. Costerà 40.000 più le due gomme di dietro (...).
Ti aspetto con molta impazienza. Purtroppo questo primo assaggio di lontananza mi fa pensare che sarà un po’ dura, per tutt’e due. Ma penso anche che tre mesi non sono la fine del mondo se abbiamo modo di neutralizzarne gli effetti vedendoci e aiutandoci a sopportare il distacco. L’importante è di essere costruttivi e metterci la buona disposizione.
Ora ti abbraccio,
con amore,
tuo Raffaele.
Saluti a Cira e Alberto