il Fatto Quotidiano, 1 ottobre 2022
Luigi Lusi torna a fare l’avvocato
Sta ancora scontando il fio per aver intascato milioni a palate, ma a quanto pare la sua condotta è ritenuta specchiatissima e illibata come prescrive la deontologia professionale e checché ne dica la fedina penale. L’ex tesoriere della Margherita, Luigi Lusi, ha chiesto e ottenuto di essere riscritto all’albo degli avvocati e dunque può tornare a calcare le scene se non della politica almeno delle aule di giustizia. Questa volta non sul banco degli imputati, ché c’è un ‘g i u d i c e’ a Velletri: l’Ordine forense della cittadina alle porte di Roma gli ha restituito l’onore e pure la toga cui aveva dovuto rinunciare dopo la condanna a 7 anni (più la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni) che ha cominciato a espiare a fine 2017 per l’appropriazione indebita dei fondi del partito che fu di Francesco Rutelli. Il tutto a distanza di 10 anni dallo scandalo deflagrato con l’iscrizione di Lusi sul registro degli indagati dalla Procura di Roma e che aveva terremotato i palazzi della politica, tutto (o quasi) è dunque perdonato. DOPO CHE la sua condanna era divenuta definitiva in Cassazione, a dicembre 2017 Lusi si era costituito in carcere ad Avezzano. Poi era partita la caccia al tesoro: accusato di aver fatto sparire oltre 20 milioni, nel 2019 erano stati scovati beni per un ammontare di circa 9 milioni, a cui Lusi non voleva proprio rinunciare essendosi opposto con ogni mezzo alle confische. In quello stesso anno aveva però anche ottenuto di uscire quotidianamente per lavorare in un call center, per poi ottenere l’affidamento in prova ai servizi sociali che per lui si era tradotto in u n’assunzione a tempo indeterminato con un contratto da 1.600 euro nell’ufficio studi della Caritas diocesana di Roma, per il quale da ultimo si è occupato di attività di formazione sulle opportunità offerte dai fondi del Pnrr. Da luglio, infine, è tornato pure avvocato, nonostante lo scorso anno il consiglio dell ’ordine di Velletri gli avesse negato la reiscrizione per la mancata certificazione dei carichi pendenti, ossia del pieno esercizio dei diritti civili. Lusi si era appellato al Consiglio nazionale forense e la pratica era tornata a Velletri dove la sua nuova istanza è stata accolta come si evince dalla voce dell’al – bo che lo riguarda: domicilio professionale ad Artena (in via del Convento, va senza dire) ma con ufficio fuori dal circondario in via Gianbattista Vico, a due passi da piazza del Popolo dove lavora, al piano rialzato, come chiropratica, anche la moglie Giovanna Petricone, finita a processo pure lei per la distrazione dei fondi della Margherita. E i beni confiscati? Tra quelli che hanno fatto storia, come l’appartamento in via Monserrato vicino Campo dei Fiori a Roma o gli immobili della natìa Capistrello (Aq), sono stati “assunti in consistenza nel patrimonio dello Stato da parte dell’Agenzia del Demanio” e sono ancora in attesa di valorizzazione. Il Demanio invece ha dovuto mollare la presa sulla favolosa Villa Cedro a Genzano, tre ettari di parco e 1600 metri quadri suddivisi in quattro piani con ascensore interno e ogni altro bendiddìo: una società creditrice ha ottenuto dal Tribunale di Velletri che fosse messa in vendita, con buona pace del Comune che aveva chiesto di poterne fare un polo culturale. Ma questa è un’altra storia.