La Stampa, 1 ottobre 2022
Intervista a Ambrogio Mazzai, il prete di Tik Tok
Si è ritrovato star dei social quasi per caso. Come succede a chi, pubblicando fotografie e video per un pubblico indefinito, intercetta la corrente fortunata e quasi inciampa nel successo. Ambrogio Mazzai, però, non ha raggiunto 350 mila follower su TikTok e 33 mila su Instagram grazie a balletti o suggerimenti di outfit. La differenza sta tutta nelle tre lettere che precedono il suo nome: “Don” Ambrogio Mazzai, sacerdote a Verona. Trentun anni, alterna la “parola di Dio” pronunciata dal pulpito della chiesa di Porto San Pancrazio, a quella nei brevi video che pubblica sui social.
È una formula avvicina i ragazzi alla Chiesa?
«Visti i risultati, direi di sì. Tanti ragazzi mi dicono che i loro parroci sono anziani. Non li vedono mai e per loro sono delle figure astratte, distanti dalla vita delle persone, e con cui non si confiderebbero mai».
E lei, invece?
«Io sono un ragazzo, come loro. Mi vedono coma una persona “normale” e riesco a creare con loro quella confidenza e quella fiducia più difficili da avere con un adulto».
Nei suoi video usa un linguaggio molto schietto...
«Mi piace provocare le persone, farle riflettere. Così i miei video sono ironici, sintetici, ma esaustivi. Sa qual è un problema di questo tempo?».
Quale?
«Le persone vorrebbero risposte semplici a domande complesse. Ma non è possibile. Quindi io do risposte semplici, ma che richiedono ricerca e approfondimento».
Tra l’altro, lei sui social non parla solo di religione...
«Parlo di tutto. Rispondo alle domande dei follower, propongo riflessioni sulla fede, do il mio punto di vista su quello che accade nel mondo. La chiave è parlare di cose che riguardano la gente. Ma l’aspetto più bello di quello che faccio è nascosto».
Cosa significa?
«Dovrebbe vedere le tonnellate di messaggi che ricevo, dai giovani e dagli adulti».
E cosa le dicono?
«Alcuni esprimono dei dubbi di fede, sulla parola di Dio. Ma c’è anche chi mi racconta di essere in difficoltà con la famiglia, di avere problemi con la moglie o il fidanzato. E io cerco di rispondere a tutti».
Qualcuno è anche venuto a trovarla in parrocchia?
«Succede spesso che qualcuno mi chieda di incontrarmi, e io ne son felice. Purtroppo c’è tanta gente che fatica a parlare con il proprio prete, magari per vergogna».
Senta, ma lei com’è diventato una star di TikTok?
«Per caso e per gioco. Era gennaio del 2021. E un ragazzo che faceva l’animatore in parrocchia mi consigliò di scaricare TikTok. Diceva che avrei potuto fare cose interessanti».
E lei?
«All’inizio gli ho detto di no. TikTok praticamente non lo conoscevo, ma sapevo che era il social degli adolescenti».
E poi perché l’ha scaricato?
«Per non sentirlo più! Continuava a insistere...».
Ed è andata bene...
«È andata bene, sì. Ho iniziato a pubblicare i primi video, e subito sono cominciate ad arrivare tantissime domande. Ora mi sto concentrando su Instagram. Lì è più facile interagire e il target è più adulto, quindi per me è più facile trasmettere i messaggi che mi interessano: la parola di Dio, la vita dei Santi, il Vangelo. E pensare che io i social quasi non li usavo».
Cos’ha imparato della gente?
«Che ognuno di noi ha le sue ferite. Le persone vorrebbero essere ascoltate e comprese. E invece, nonostante il dedalo di relazioni in cui sono inserite, in tanti si sentono soli».
Come affronta i “leoni da tastiera”?
«Ricevo insulti quasi ogni giorno. L’importante è dare loro il giusto peso. Ma a volte devo dire che le provocazioni sono interessanti, certo dette nel modo sbagliato».
Qualcuno storce il naso per il suo modo di fare religione?
«Per tanta gente il prete dovrebbe essere un eremita che trascorre la sua vita a pregare. Non è così. E poi la vita sui social non è che una frazione piccolissima del complesso. Io nella mia vita reale faccio catechismo, celebro messe e funerali. E poi studio Comunicazione all’Università: advertising e marketing. E, grazie ai miei video, avvicino i ragazzi alla fede».