La Stampa, 1 ottobre 2022
La colpa delle donne
Che pensereste di un partito (il Pd) incapace di far eleggere in Parlamento il suo presidente? O non conta niente il partito o non conta niente il presidente, giusto? Il presidente si chiama Valentina Cuppi, lo è da due anni e mezzo e da tre è il sindaco di Marzabotto. Donna e sindaco di Marzabotto: suggestivo. Praticamente un poster. Mi spiace scriverlo e la mia solidarietà va a lei, a Valentina Cuppi, di cui abbiamo memoria perché una delegazione del Pd andò al Quirinale, gennaio 2021, ed erano quattro uomini e una donna, e all’uscita i quattro uomini scendevano lo scalone affiancati, e lei dietro, sola. Era, appunto, Valentina Cuppi. La presidente ornamentale, la mascotte della lotta al gender gap di un partito fervido nell’insegnare al mondo troglodita quanto è moralmente elevato battersi per la valorizzazione delle donne. E cioè un partito guidato da un uomo e costituito da correnti guidate da uomini, la notte della tregenda elettorale valorizza Debora Serracchiani mandandola davanti alle telecamere, a mettere la sua faccia di donna sul disastro. Il risultato del disastro è: diciannove per cento, centodiciannove eletti, ottantatré uomini, trentasei donne. Com’era quella della parità di genere? Delle pari opportunità? Del cinquanta e cinquanta? L’ha detta giusta Alessia Morani, donna intelligente e infatti non rieletta: è anche colpa di noi donne, che nel Pd facciamo quello che dicono gli uomini. Bene, l’occasione è adesso. Candidino al congresso una di loro, la votino tutte: demolirebbero le correnti, si libererebbero dei padrini e chissà, forse entrerebbero nella stanza del segretario, e senza chiedere permesso. —