Corriere della Sera, 1 ottobre 2022
Difendere il francese
Fondata nel 1634 dal cardinale Richelieu, e resa ufficiale nel 1635 con «decreti» del re Luigi XIII, l’Académie française ha marcato la vita culturale e linguistica della Francia. Nata per «dare regole certe alla nostra lingua e renderla pura, eloquente e capace di trattare le arti e le scienze», l’istituzione avviò subito la creazione di un vocabolario, pubblicato nel 1694 e poi aggiornato nel corso dei secoli, fino alla nona edizione ancora in via di realizzazione, dal 2019 consultabile online. Composta da 40 membri fissi destinati ad occupare il seggio assegnato fino alla morte, sono stati eletti, in quasi 400 anni, oltre 700 accademici, tra cui poeti, romanzieri, filosofi, medici, artisti, antropologi, uomini di Stato e di Chiesa, militari e scienziati che hanno dato lustro alla lingua francese (ma non necessariamente francesi: tra loro c’è l’italiano Maurizio Serra). Impossibile un elenco delle celebrità che ne hanno fatto parte (Corneille, Racine, La Fontaine, Chateaubriand, Hugo, Pasteur, Poincaré, Bergson, Ionesco...), ma vanno ricordati almeno Marguerite Yourcenar (prima donna, nel 1980) e Léopold Sédar Senghor (primo nero, nel 1983). Come per i Nobel, sono state stilate liste degli esclusi (il famoso 41° seggio: Cartesio, Molière, Pascal, Balzac, Baudelaire, Zola...) o di coloro che hanno declinato l’invito (Aymé, Bernanos).
L’etichetta di «immortali» non allude agli accademici, che di fatto però vengono iscritti in un ideale albo d’oro, ma all’impresa che Richelieu aveva scelto: il motto «All’immortalità», consacrato alla lingua francese, figura infatti sul primo sigillo forgiato dal cardinale.
L’Académie française prende a modello l’Accademia della Crusca, fondata a Firenze nel 1583 con l’obiettivo di codificare la lingua e separare la crusca dalla farina (il primo dizionario viene pubblicato nel 1612). Indipendentemente dalla diversa organizzazione delle due accademie, resta però centrale l’idea dell’importanza della lingua e del lavoro per salvaguardarla. Hanno fatto discutere, per esempio, i recenti interventi con cui gli «immortali» hanno criticato l’uso degli anglicismi nei documenti di identità. Alle due istituzioni s’è ispirata la Real Academia Española, nata nel 1713 per sostenere la lingua spagnola.